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  • Al via in Australia uno dei più grandi test per il V2G

    In un sistema elettrico sempre più alimentato da energie rinnovabili, la capacità di accumulo delle batterie delle auto elettriche può dare un fondamentale supporto sia all'ottimizzazione dei flussi di energia, sia al bilanciamento complessivo del mercato. In questo scenario il Governo territoriale di Canberra (ACT), in Australia, ha dato il via al progetto Realizing Electric Vehicle-to-Grid Services (REVS) in collaborazione con la multiutility ActewAGL. Con un finanziamento di 2,4 milioni di dollari da parte dell'Agenzia australiana per le energie rinnovabili (ARENA), il progetto si propone di testare e sviluppare la tecnologia V2G, che consente ai veicoli elettrici di fornire sia elettricità alla rete sia servizi per migliorare la sicurezza della stessa. Il test - uno dei più importanti finora realizzati - vedrà l'utilizzo di 50 Nissan Leaf da parte dei dipendenti delle strutture governative di Camberra, che forniranno servizi ausiliari di controllo della frequenza (FCAS) al mercato nazionale dell'energia elettrica (NEM); sarà la prima volta che una flotta di veicoli che utilizza caricabatterie bidirezionali fornirà FCAS al NEM. I risultati di questa prova contribuiranno a supportare le future scelte di approvvigionamento dei gestori di flotte del settore pubblico e privato. I dati della sperimentazione permetteranno all'ANU di programmare una tabella di marcia per arrivare alla commercializzazione della tecnologia V2G per tutte le parti interessate. "ARENA e' focalizzata sulla commercializzazione di tecnologie che possono aiutare l'integrazione dei veicoli elettrici nel sistema - ha dichiarato Darren Miller, CEO di ARENA - e il V2G, data la sua capacita' potenziale di fornire servizi simili a quelli delle batterie domestiche, può trasformare un veicolo in un dispositivo che genera entrate per i consumatori, attraverso l'accesso ai mercati dell'energia e dei servizi di rete, e che fornisce soluzioni energetiche per la rete stessa".

  • Un comitato per aumentare la produzione di petrolio in Sud Sudan

    Dopo la guerra civile e la formazione del nuovo governo, da un paio di anni il Sudan e il Sud Sudan stanno già collaborando per riparare i pozzi danneggiati e aumentare la produzione dei campi dell’Alto Nilo. Il Ministro del petrolio del Sud Sudan, Puok Kang Chol, ha incontrato a Khartum - capitale del Sudan - rappresentanti del governo sudanese per concordare di formare un comitato tecnico congiunto per riprendere la produzione di petrolio nello Unity State, nel Sudan del Sud, in modo da poter tornare a produrre circa 350.000 barili/giorno, come prima della guerra civile. Nella sua visita, il ministro è stato accompagnato da Hisham Satti, direttore generale sudanese del Dipartimento per l’esplorazione petrolifera presso il ministero dell’Energia e delle miniere, che ha dichiarato come il suo governo sia determinato a compiere gli sforzi necessari per rafforzare la partnership strategica con il Sud Sudan e superare gli ostacoli che devono affrontare le aziende che operano nei due Paesi. Il Sud Sudan, che attualmente produce 170 mila barili di petrolio/giorno, si ritiene disponga di riserve pari a 3,5 miliardi di barili di petrolio, gran parte ancora da esplorare.

  • Nel New Mexico via alla dismissione della centrale a carbone

    Nel percorso di decarbonizzazione avviato anche negli Stati Uniti, l’azienda elettrica pubblica statunitense PNM (Public Service Company of New Mexico) ha annunciato il progetto per la sostituzione della centrale a carbone di San Juan, che terminerà il suo funzionamento nel giugno 2022 in accordo con il New Mexico Energy Transition Act. Per sostituire l’energia prodotta con il combustibile fossile, i piani della società prevedono 350 MW di solare, 280 MW da gas naturale e 130 MW di accumulo, per un totale di quasi 1 GW di nuova capacità. “Il piano di sostituzione di San Juan - ha dichiarato in una nota Pat Vincent-Collawn, CEO di PNM - non solo farà risparmiare denaro ai clienti, ma vedrà la nascita di uno dei più grandi impianti solari degli Stati Uniti e una delle più alte percentuali di accumulo a batterie di tutto il Paese”. PNM e Texas New Mexico Power (TNMP), che fanno parte di PNM Resources, hanno una capacità di generazione di circa 2.761 MW e forniscono elettricità a circa 790.000 abitazioni e aziende in New Mexico e in Texas.

  • La Grecia accelera su e-mobility

    In occasione della giornata mondiale dell'ambiente, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha anticipato l'intenzione del suo Governo di dare impulso allo sviluppo di una mobilità elettrica anche in Grecia. Il piano preannunciato prevede lo stanziamento iniziale di 100 milioni di euro sotto forma di incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici. Questi incentivi, previsti sia per i privati che per le aziende, avranno inizialmente una durata di 18 mesi. L'obiettivo - invero molto ambizioso - è quello di avere entro il 2030 un'auto alimentata a energia elettrica ogni tre veicoli circolanti. Attualmente in Grecia sono solo 1.000 le auto elettriche circolanti, lo 0,3 per cento di quelle immatricolate. "L'incentivo coprirà circa il 25 per cento dell'acquisto di 14 mila nuove auto elettriche - ha affermato Mitsotakis - che inoltre non pagheranno alcuna tassa di circolazione per due anni". Tra le agevolazioni fiscali previste, le spese per la ricarica saranno deducibili dall'imposta sul reddito. Le misure adottate riguarderanno anche lo sviluppo e la diffusione delle infrastrutture di ricarica, specialmente nei condomini.

  • C’è l’idrogeno nel futuro del teleriscaldamento

    Il teleriscaldamento rappresenta un valido alleato nel risparmio di CO2 all’interno dei centri abitati e nell’incremento della capacità di generazione green, in linea con la politica energetica contenuta nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Il lockdown ha infatti mostrato come il traffico veicolare non sia l’unico responsabile dell’inquinamento dell’aria. “Il teleriscaldamento può essere una risposta al problema” dichiara a Nuova Energia Ilaria Cannata, presidente del Consiglio di gestione di CogenInfra, società che ha acquisito il 71 per cento delle azioni della società di teleriscaldamento di Valtellina, Valchiavenna e Valcamonica, diventandone l’azionista di maggioranza. “Per sua natura il teleriscaldamento consegna agli edifici riscaldati da questa tecnologia il prodotto finito, cioè il calore, senza agenti inquinanti e gas serra, ed eliminando completamente la necessità di acquistare una nuova caldaia ogni 10-12 anni. Inoltre, le tecnologie di miglioramento dell’ambiente con il teleriscaldamento sono tutte concentrate sulla centrale, quindi facilmente monitorabili e regolabili dalle Autorità”. CogenInfra ha deliberato investimenti per oltre 4,5 milioni di euro per interventi di rinnovamento e revamping delle centrali e per l’estensione delle reti gestite. Ma cosa serve al settore per far emergere appieno il suo potenziale in Italia? “Serve coraggio da parte del Governo, sia nazionale che locale - conclude Ilaria Cannata - affinché si affermi nei contesti urbani la tecnologia del teleriscaldamento, che non ha eguali in termini di efficienza, sicurezza e sostenibilità e che si presta a ospitare e integrare facilmente le tecnologie del futuro come l’idrogeno”.

  • RSE testa l’ibrido di FCA

    Nell’ambito di un recente accordo con FCA Fiat Chrysler Automobiles, i ricercatori di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) hanno intrapreso un lungo viaggio attraverso il nostro splendido – ma non sempre infrastrutturato – Paese, per testare una nuova vettura ibrida plug-in di FCA, la Jeep Renegade 4xe. RSE ha infatti avuto l’affido temporaneo di due vetture, al fine di poter valutare le loro funzionalità e condividerle con i tecnici FCA. Le due Jeep Renegade 4xe sono gestite una come veicolo aziendale in pool e una in uso promiscuo; in questo modo sarà possibile valutare le caratteristiche tecniche e le prestazioni, analizzare i consumi su diverse tipologie di percorsi, con valutazione di fattori come l’autonomia in elettrico, la sua variazione secondo i differenti percorsi, le condizioni climatiche e il carico del veicolo, oltre alla possibilità di utilizzo con il serbatoio del carburante vuoto. Il test effettuato ha portato la Jeep Renegade 4xe lungo tutta la Penisola, percorrendo un totale di 4.058 km durante i quali sono state testate tutte le modalità di trazione permesse dall’auto: ibrida, elettrica ed E-save, che preserva la carica della batteria. I progetti sulla mobilità sostenibile in corso da parte di RSE per la Ricerca di Sistema inquadrano infatti gli approfondimenti tecnologici sulla propulsione elettrica in uno scenario di decarbonizzazione. “Con questo viaggio – afferma Gianemilio Ardigò, che ha portato la Jeep Renegade 4xe in giro per l’Italia - possiamo dire di aver finalmente testato tutto il nostro territorio; molte lacune restano, ma l’attenzione che ha riscosso la nostra iniziativa e la vettura ibrida plug-in è un segnale positivo per lo sviluppo della mobilità sostenibile e per una sempre maggiore consapevolezza dei vantaggi portati all’ambiente”.

  • Re Rebaudengo: “La strada per la transizione energetica? Condivisione e semplificazione”

    Agostino Re Rebaudengo, neo presidente di Elettricità Futura – un unicum fra le associazioni, poiché rappresenta produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili e convenzionali – risponde all'intervista cover. Sull’ultimo numero di Nuova Energia, attualmente in distribuzione, con piglio piemontese Re Rebaudengo spiega come ora più che mai la decarbonizzazione costituisce la condizione irrinunciabile per la ripresa economica dell’Unione Europea e dell’Italia e per ridare slancio e fiducia a cittadini e imprese. “Il Green Deal, secondo le prime stime – spiega Re Rebaudengo - potrà infatti mobilitare da qui al 2030, nel solo settore elettrico, fino a 100 miliardi di euro di investimenti complessivi e 50.000 nuovi occupati permanenti. Una sfida sostenibile, quindi, non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale”. “Certo – continua il Presidente di Elettricità Futura - se non vogliamo rimanere incatenati in una fase di depressione secolare per il nostro Paese, dobbiamo avere velocità di esecuzione e adottare in tempi brevi le opportune e coerenti misure per favorire la transizione energetica”. E proprio una cabina di regia e una semplificazione attuativa è quello di cui ora l’Italia ha maggiore bisogno. “Solo se il nuovo scenario di decarbonizzazione sarà davvero condiviso dal Governo e da chi deve rilasciare le autorizzazioni – chiarisce e auspica Re Rebaudengo - e si instaurerà un atteggiamento di generale favor per i progetti green, riusciremo a cogliere l’incredibile opportunità di lavoro e di salvaguardia dell’ambiente”.

  • Spadoni (AIRU): “La norma sul Superbonus va cambiata”

    L’Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (AIRU) esprime un giudizio molto negativo sulla nuova formulazione dell’articolo 119 sul Superbonus del decreto-legge Rilancio, attualmente all’esame della Camera dei Deputati. “Il teleriscaldamento efficiente - ha dichiarato Lorenzo Spadoni, presidente di AIRU - è un’opzione strategica per la sostenibilità energetica e ambientale, prima di tutto dei nostri centri urbani. Pertanto auspichiamo che le Istituzioni provvedano il prima possibile a eliminare l’incomprensibile limitazione ai soli Comuni montani, in modo da consentire che l’allacciamento al teleriscaldamento efficiente rientri a pieno titolo tra le tecnologie che accedono al meccanismo del Superbonus”. Il DL Rilancio sembra infatti dimenticarsi del teleriscaldamento, inserendolo fra le tecnologie che potranno beneficiare del Superbonus del 110 per cento solo in limitate zone montane, dove i benefici ambientali - così come la sostenibilità economica - sono minori per la bassa densità abitativa. Il teleriscaldamento efficiente potrebbe invece essere una soluzione per la sostenibilità energetica e ambientale proprio in quelle aree densamente popolate del Paese, in quanto riduce le emissioni degli inquinanti locali. “È evidente - ha concluso Spadoni - che la scelta di circoscrivere l’incentivo ai soli Comuni montani è in palese contraddizione con l’esigenza di favorire la transizione energetica verso tecnologie più green. I sistemi di teleriscaldamento italiano fino ad oggi hanno consentito di spegnere oltre 80.000 camini (tanti sono infatti gli edifici collegati alle reti) e molto di più si potrebbe fare agevolando con il 110 per cento lo sviluppo del teleriscaldamento efficiente, senza quell’incomprensibile limitazione votata alla Camera”. Norma che, ancora una volta, non offre ai cittadini una reale e realistica scelta per una soluzione pulita ed efficiente per il proprio riscaldamento, lasciando che le città continuino ad avere camini diffusi, a superare i limiti di legge per l’inquinamento e a pagare le relative penali, nonostante i dati della qualità dell’aria durante il periodo di lockdown abbiano dato una chiara indicazione sulla strada da seguire.

  • Cattaneo (Regione Lombardia): “Il teleriscaldamento? Una vera Cenerentola”

    Così ha esordito Raffaele Cattaneo, assessore all’Ambiente e clima della Regione Lombardia, partecipando al convegno - in modalità webinar - dal titolo Valutazione economica dei benefici sociali del teleriscaldamento in Italia e in Lombardia, organizzato nell’ambito dell’Osservatorio Smart City dell’Università Bocconi. Sottolineando come la discussione sul Green Deal vada sì di moda, ma spesso rimanga a un livello molto superficiale, ha chiarito che “c’è uno sforzo straordinario da compiere: gli obiettivi sono raggiungibili solo se agiremo su vari fronti. E questo vale anche nel riscaldamento. Ma spesso il teleriscaldamento non viene considerato”. “Nei prossimi 10 anni - ha continuato l’assessore Cattaneo - in Lombardia abbiamo messo come obiettivo di aumentare al 70 per cento la quota attuale di teleriscaldamento, arrivando al 7,6 per cento”. “È un delitto non utilizzare il calore disperso. Le nostre politiche sostengono queste iniziative – ha concluso Cattaneo - ma il teleriscaldamento nella nostra programmazione rimane un di cui. Andrebbe valorizzato di più, favorendo una consapevolezza della praticabilità di questi strumenti”.

  • Della Vedova (+Europa): “Decarbonizzazione e PNIEC? È ora di passare all’azione”

    Continua il “dialogo a distanza” tra le nostre forze politiche sui programmi e gli obiettivi al 2030 e al 2050. Nuova Energia ha incontrato Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa. Il segretario ha spiegato come la barriera forse più critica alla realizzazione degli investimenti previsti nel PNIEC in termini di energie rinnovabili sia la capacità del sistema istituzionale e burocratico di guidare e autorizzare gli impianti necessari. “Parliamo di una quantità di siti distribuiti di produzione - argomenta Della Vedova -soprattutto fotovoltaica ed eolica, difficili da costruire se non migliorerà il funzionamento del processo autorizzativo (reso complesso dalla concorrenza Stato-Regioni) e l’efficacia decisionale degli uffici della Pubblica Amministrazione”. “Bisogna passare dalle parole all’azione. Non c’è forza politica - continua il segretario di +Europa - che non si dichiari pro-ambiente e pro-sostenibilità. Ma quando si tratta di pensare alle riforme (fiscali, per esempio) necessarie a favorire la transizione, non mi sembra che ci sia molta capacità d’azione”. “La conversione ecologica conviene, ma nel breve periodo costa. È promettente, comprende opportunità ma anche rinunce, per esempio la fine di alcune rendite dannose all’ambiente e all’innovazione. È proprio riguardo a questi casi critici che un Governo deve mostrarsi efficace: convincere la società che un obiettivo è complessivamente vantaggioso e salvaguardare ragionevolmente le categorie che nell’immediato sono chiamate a fare gli sforzi maggiori”. “L’anti-economicismo di un approccio ambientalista basato su no pregiudiziali, con i suoi corollari di ostilità o diffidenza nei confronti del profitto, della finanza, della grande impresa privata, va superato di slancio - conclude Della Vedova - per poter portare le forze ecologiste in Italia al livello di consenso che hanno in altri Paesi simili al nostro. Questo inoltre consentirà di sfidare gli approcci tesi a minimizzare gli allarmi e rinviare il contrasto alle emergenze climatiche e ambientali”.

  • Agricoltura, Covid e nuova PAC al centro del dibattito

    L’emergenza sanitaria che stiamo tuttora vivendo ha rafforzato una tendenza già in atto nel panorama mondiale: riportare al centro del dibattito l’agricoltura. Sottolineando la necessità - europea e italiana - di produrre di più e meglio e nel contempo ribadendo l’esigenza di sostenere con adeguate risorse un settore duramente colpito dall’emergenza Covid. Si pensi, per esempio, che da quando è iniziata la pandemia il 57 per cento delle 730.000 aziende agricole nazionali ha registrato drammatici cali nell’attività. Spesso però il confronto si riduce a una questione meramente quantitativa, anche se è ormai chiaro che la capacità di incidere - soprattutto in un mondo a risorse scarse - non è strettamente collegata all’ammontare delle disponibilità economiche messe in campo. E a proposito di risorse, arrivano a 7,5 miliardi di euro quelle stanziate per la ripresa post-Covid - dimezzate rispetto ai 15 originariamente previsti - dalla Politica Agricola Comunitaria, la nuova PAC che entrerà in vigore il primo gennaio 2023 dopo un periodo di regime transitorio. Ma, oltre i numeri, è importante capire quale sia la filosofia che sottende l’intervento e quali siano gli sforzi messi in campo per sostenere questa nuova grande trasformazione. Per aiutare a districarsi in queste complesse materie, la casa editrice Vado e Torno ha ideato il progetto Innovation AgriTour 2020 che si sviluppa in un ciclo di tre incontri. La prima tappa è prevista il 6 novembre e metterà a tema La nuova PAC tra Green Deal e Covid-19. Al centro del dibattito: gli scenari della nuova Politica Agricola Comunitaria, dialogando con chi la sta elaborando e con le principali categorie che ne usufruiranno e tenendo sempre conto dei cambiamenti climatici e della questione ambientale. Interverranno, tra gli altri, Paolo de Castro, Vice Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale al Parlamento Europeo, e Alessandro Malavolti, Presidente di FederUnacoma.

  • La tecnologia aiuta l’efficienza (e il risparmio)

    La distribuzione elettrica del futuro sarà ancora più integrata nella progettazione urbana; una necessità legata alla trasformazione digitale e al suo enorme impatto sul mondo dell’impresa, alle implicazioni legate all’uso dell’energia e, non ultimo, al passaggio alle fonti rinnovabili e alla flessibilità che queste necessariamente introducono nel sistema. A settembre 2020, le FER nel nostro Paese hanno soddisfatto il 36,1 per cento della domanda di energia elettrica: un risultato che porta l’Italia in terza posizione nella classifica europea per la produzione da rinnovabili. Anche l’incremento della mobilità elettrica concorrerà all’evoluzione e allo sviluppo della rete di distribuzione, chiamata a soddisfare una ulteriore richiesta di energia per supportare la ricarica dei veicoli. In funzione di questa rapida evoluzione del sistema, è prevedibile un aumento degli investimenti che porterà il mercato a crescere e che, nel contempo, renderà cruciale l’adeguamento tecnologico. In questo scenario complesso si aprono quindi nuove opportunità per le imprese italiane, chiamate a rinnovare i propri impianti e a migliorarne l’efficienza. Grazie a una maggiore consapevolezza energetica, infatti, le aziende non hanno più solo un ruolo passivo nel consumo di energia: attraverso la misurazione e il monitoraggio digitale dei propri impianti possono infatti diventare parti attive del processo di produzione e distribuzione dell’energia, controllandone in tempo reale il proprio utilizzo e immettendo in rete quella in eccesso. Al fianco delle aziende in questa sfida tecnologica - che può trasformarsi in una opportunità di risparmio e in una scelta sostenibile - ABB ha da poco lanciato Intelligent Distribution, un sistema di soluzioni scalabili e integrate basato sulla connessione di dispositivi in rete che, grazie alla gestione dei dati in cloud, offre la possibilità di attivare strategie di ottimizzazione dei consumi, di gestione dei carichi e di efficienza degli impianti, grazie anche a programmi di manutenzione predittiva. La soluzione Intelligent Distribution è basata su ABB Ability™, una piattaforma che, collegando tutti i dispositivi sull’infrastruttura elettrica, ne garantisce la gestione remota in tempo reale. Con la misurazione e il monitoraggio dell’energia ogni azienda ha piena consapevolezza della ripartizione dei propri consumi e può attivare strategie di risparmio energetico fino a ridurre fino al 20 per cento il costo dell’energia. L’accessibilità a tutti i dati dell’impianto, inoltre, rappresenta un’alternativa economica alle ispezioni; tutti elementi che garantiscono un rapido ritorno dell’investimento, inferiore a 3 anni. “Intelligent Distribution di ABB rappresenta per le aziende - dalle PMI alle grandi realtà industriali - un’opportunità per innovare radicalmente i propri impianti, consentendo di esercitare in piena consapevolezza il controllo energetico delle proprie attività” ha commentato Gianluca Lilli, managing director di ABB Italia. “Scalabilità, accessibilità e alto livello di digitalizzazione sono i tratti distintivi di queste soluzioni che permettono di aumentare la propria competitività delle imprese, trasformando la gestione energetica da voce di costo a centro di profitto, con un occhio alla sostenibilità ambientale e agli sviluppi futuri legati all’integrazione di fonti rinnovabili e scambi energetici con la rete”.

  • Arrigoni (Lega): “Cosa manca nel PNIEC? Un po’ di sano pragmatismo...”

    Nel tentativo (non facile) di dare vita a un dialogo a distanza sui programmi e gli obiettivi al 2030 e al 2050, Nuova Energia ha scelto di incontrare alcuni esponenti della nostra classe politica per ragionare sulla situazione energetica italiana. Nel numero in distribuzione, incontriamo il senatore Paolo Arrigoni, responsabile del dipartimento Energia della Lega, che spiega come le politiche energetiche e ambientali devono tenere conto anche degli impatti - spesso importanti - che hanno sul sistema produttivo del nostro Paese, “smarcandosi” da ideologie e voli pindarici. “Il Green Deal europeo prevede che al 2050 l’Europa sia climaticamente neutra - spiega Arrigoni - con una riduzione ulteriore delle emissioni di CO2 già nel 2030. Questi obiettivi impattano ovviamente anche sul PNIEC. Ma ci si dimentica che il mondo produttivo italiano ha già fatto investimenti e programmi necessari per traguardare gli obiettivi 20-20-20, sostenendo costi che vanno già a incidere sulla competitività delle nostre imprese. E ci sono chiesti nuovi sforzi, e quindi ulteriori costi, quando il nostro Continente è responsabile per il 10 per cento delle emissioni globali. Poiché da sempre siamo vicini al nostro tessuto imprenditoriale - continua il senatore Arrigoni - siamo preoccupati per un possibile innalzamento dei target al 2030”. “Il PNIEC prevede obiettivi sfidanti, ma se lo analizziamo nel dettaglio sono molti i dubbi che sorgono. Quando si parla di produzione da rinnovabili non si può pensare solo al fotovoltaico, dimenticandosi di idroelettrico e geotermico”. "Anche nel settore dei trasporti, il sostegno è dato solo alla mobilità elettrica. E gli altri combustibili? “Ma è proprio il buon senso che sembra mancare nei decreti e nei Piani nazionali. Nel Decreto Clima, per fare un altro esempio di scostamento dalla realtà, sono previsti incentivi solo per gli autobus elettrici, che ad esempio nelle zone montane sono difficilmente utilizzabili”.

  • In Israele il solare... galleggia

    Costituito da circa 1.300 moduli montati su una piattaforma galleggiante, supportati da un sistema di ancoraggio e ormeggio. Linee elettriche di tipo marino collegano l’installazione alla terraferma. La società tedesca Belectric Solar & Battery ha messo in funzione per conto di Nofar Energy un impianto solare galleggiante da 480 kW. Il sistema è stato installato in un bacino idrico vicino al kibbutz Emek Izrael, nella parte settentrionale del Paese. “Gli impianti galleggianti aprono nuove opportunità per il solare, in particolare nei Paesi con alta densità di popolazione - dichiara Belectric in una nota - perché evitano l’acquisizione di terreni che potrebbero essere destinati ad altri usi. Inoltre, l’acqua raffredda i pannelli naturalmente, aumentandone l’efficienza rispetto a una installazione a terra”. Ad oggi Belectric, attraverso un’unità locale, ha realizzato 25 progetti solari in Israele, con una capacità totale di circa 390 MW. Tra questi, l'impianto solare vicino al villaggio di Zeélim, il ​​più grande in Israele, con una capacità installata di 120 MW e una produzione di 220 GWh di elettricità verde ogni anno.

  • Vehicle to Grid per la mobilità sostenibile

    Il progetto V2G si inserisce nell’alveo di un più ampio e differenziato programma di ricerca sulla mobilità sostenibile (non solo e non necessariamente elettrica). Tra le esperienze più recenti, RSE - Ricerca sul Sistema Energetico ha collaborato con il MiSE sviluppando uno studio che presenta un’analisi quantitativa dei possibili benefici economici per un possessore di un’auto elettrica che fornisce il servizio di bilanciamento alla rete. "Abbiamo lanciato questa iniziativa, con grande entusiasmo - ha dichiarato Maurizio Delfanti, Amministratore delegato di RSE. Questo progetto, infatti, va di pari passo con l’evoluzione del sistema energetico e del sempre maggiore impiego delle fonti rinnovabili. Fonti che portano come corollario una nuova esigenza di flessibilità, per la quale i veicoli elettrici potranno svolgere un ruolo fondamentale. L’obiettivo del progetto è infatti quello di sviluppare logiche di controllo per una gestione ottimale e bidirezionale della ricarica. Grazie alla tecnologia V2G, un domani si potrebbero ottenere ricavi tali da coprire da un terzo all’intero valore dei costi di ricarica. Un risultato che ci interessa molto, in quanto – come centro di ricerca pubblico – il nostro obiettivo è fare in modo che il cittadino abbia opzioni tecnologiche nuove al minimo costo". Lo studio ipotizza che all’auto elettrica si applichino misure economiche volte a favorire la fornitura di servizi di bilanciamento alla rete. Tali misure sono coerenti con la tipologia di quelle previste dal decreto che il MiSE dovrà emanare ai sensi dell’articolo 1, comma 1, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio 2018). Le simulazioni elaborate da RSE hanno analizzato due casi di studio ritenuti significativi: la ricarica domestica e la ricarica di un’auto appartenente ad una flotta aziendale, ricaricata al termine dell’orario lavorativo mediante una colonnina installata presso l’azienda. Per entrambi i casi sono state considerate due differenti modalità di ricarica: V1G (solo prelievo da rete) e V2G (anche immissione in rete). Le valutazioni sui suddetti casi riguardano le movimentazioni di energia e i relativi flussi economici nell’ipotesi di differenti misure di supporto. Sono stati stimati ricavi fino al 37 per cento del costo annuo di ricarica per l’utente privato e fino all’86 per cento per l’azienda. Trattandosi di simulazioni basate su ipotesi non ancora consolidate, i risultati vanno interpretati come indicazioni di massima.

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