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- ARERA, cercasi competenza e professionalità
La legge istitutiva delle autorità indipendenti compie 30 anni e l’ARERA - Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente si appresta a passare dal quarto al quinto collegio. La nomina del nuovo vertice - un presidente, primus inter pares , e quattro componenti - sta guadagnando spazio sulla stampa: diversi nomi si alternano e le indiscrezioni si rincorrono numerose. Accumunate da un incredibile elemento ricorrente. Credit: ImagoEconomica La storia delle autorità indipendenti italiane - ad eccezione di Banca di Italia, nata a fine ‘800 e Consob e Isvap, istituite rispettivamente nel 1974 e nel 1982 - è relativamente recente: sono nate, infatti, negli anni Novanta del XX secolo e sono il frutto di quel fenomeno che lo storico Luciano Cafagna ha chiamato «la quarantena della politica» . È indubbio, infatti, che in Italia le autorità indipendenti siano riuscite ad affermarsi in conseguenza della profonda crisi che, proprio negli anni ‘90, ha colpito i maggiori partiti politici. È in questo particolare contesto istituzionale che si sono potute radicare formule organizzative estranee alla tradizione e non previste dalla Carta costituzionale . In questi anni, se da un lato i partiti - ritornati quasi forti - hanno cercato anche con successo di erodere poteri alle autorità indipendenti, dall’altro l’Autorità più attempata, quella per l’energia elettrica e il gas (AEEG), con passare del tempo ha acquisito competenze su nuovi settori . Oggi, infatti, è diventata Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) inglobando nel proprio perimetro di azione acqua potabile, teleriscaldamento e teleraffrescamento, smaltimento dei rifiuti. La legge istitutiva delle autorità indipendenti, la 481/95, quest’anno compie 30 anni e l’ARERA si appresta a passare dal quarto al quinto collegio. In questi giorni la nomina del nuovo vertice - un presidente, primus inter pares , e quattro componenti - sta guadagnando spazio sulla stampa. Diversi nomi si alternano, con le indiscrezioni che si rincorrono numerose. Accumunate da un incredibile elemento ricorrente: la presenza tra i papabili di parlamentari in carica , con tanto di strategie e calcoli sul seggio che si liberebbe, in un’ideale soluzione win-win per il partito proponente. Questo approccio, però - adottato a metà legislatura - oltre a essere, come dire, poco riguardoso dei cittadini che sono andati a votare, pare proprio confliggere con le norme. Quali garanzie di indipendenza può offrire un politico - un politico puro, non un tecnico - che, per necessità di partito, passi direttamente dal parlamento a una Autorità, che dalla politica dev’essere indipendente? «Le Autorità operano in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione» dice chiaramente la Legge. Lo stesso iter di nomina, poi - decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro competente, questa volta Gilberto Pichetto Fratin a capo dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica - non pare facilmente conciliabile con lo status di parlamentare . Dopo la delibera firmata dal Presidente del Consiglio e prima dell’investitura del Capo dello Stato, è necessario infatti il parere favorevole, con maggioranza dei due terzi, dei membri delle Commissioni 8ª e 9ª del Senato e VIII e X della Camera, fatto che implica la necessità di accordarsi su figure condivise da maggioranza e minoranza. Arduo ipotizzare che il legislatore abbia previsto che un parlamentare voti per sé stesso o si faccia votare da colleghi di partito per un incarico riservato a «persone dotate di alta e riconosciuta professionalità e competenza nel settore» . Come da inequivoca formulazione dell’articolo 2, comma 8, della legge 481. E non si capisce perché Giorgia Meloni prima e Sergio Mattarella, da ultimo, dovrebbero derogare all’indispensabile requisito di professionalità e competenza (a rigore, preclare) settoriali che dovranno possedere i nuovi componenti del collegio al vertice di ARERA. pcs e as
- Auto elettriche e decarbonizzazione, il problema è il parco circolante
Le immatricolazioni di auto elettriche nell’UE restano insufficienti rispetto a quanto previsto dalle norme per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO 2 . Tuttavia, per capire come stiamo andando sul piano della decarbonizzazione e sugli effettivi cambiamenti nella mobilità è più utile concentrarsi sul totale delle vetture in circolazione. Anche perché qui le cose si complicano, e di parecchio, come spiega Antonio Sileo , vicedirettore di Nuova Energia , sul numero in distribuzione. “Il parco automobilistico UE al 2024 può essere stimato in quasi 260 milioni di auto ; di queste, poco più di 6 milioni elettriche . E dei 10,6 milioni di auto nuove arrivate su strada nel 2024, solo il 13,6 per cento era mosso da batterie”. Ma un indicatore dell’effettiva diffusione delle vetture alimentate soltanto da energia elettrica è dato dal saldo, vale a dire dal numero di auto che si aggiungono (o si sottraggono) a quelle già in strada. Un dato che finora è sempre stato positivo, tant’è che il parco circolante continua inesorabilmente a crescere. Se si confrontano i saldi, calcolati come differenza tra immatricolazioni e radiazioni (auto che entrano meno auto che escono dal parco), si nota come negli ultimi anni il saldo delle sole vetture elettriche sia cresciuto. “Nei prossimi anni - spiega Sileo - il saldo elettrico, innanzi tutto per via delle norme, dovrebbe crescere. Tuttavia, perché si possano vantare risultati sul piano della decarbonizzazione è necessario che il totale circolante decresca. Altrimenti le vetture elettriche non staranno sostituendo le endotermiche, ma solo aggiungendosi”. Un contesto e un futuro che paiono dunque particolarmente complessi, con un percorso tutto in salita. Come dimostra il parco italiano , che nel 2024 è cresciuto di oltre 425.000 unità rispetto al 2023, arrivando a superare la fantasmagorica cifra di 41 milioni di auto ; con le elettriche che non raggiungono nemmeno le 280.000 unità.
- A2A, dal nuovo data center calore green per il teleriscaldamento di Brescia
A2A inaugura a Brescia il primo data center raffreddato a liquido, che recupera il calore generato dai server e lo immette direttamente nella rete di teleriscaldamento cittadina. Il progetto, realizzato in collaborazione con Qarnot, rappresenta una soluzione concreta, replicabile e strategica per il futuro energetico delle città. Era il 1972 e Brescia - per prima in Italia - si dotava di una infrastruttura di teleriscaldamento e avviava il servizio di calore distribuito . A distanza di 50 anni, la Leonessa d’Italia stabilisce un nuovo record: un progetto pionieristico nel campo della decarbonizzazione urbana e del recupero energetico. A2A ha inaugurato nella Centrale Lamarmora il primo data center - progettato da Qarnot - dotato di un sistema di raffreddamento a liquido che consente di recuperare energia termica a temperature elevate (fino a 65 °C), da immettere direttamente nella rete di teleriscaldamento per portare calore agli edifici. Il raffreddamento ad aria, invece, recupera calore a circa 30 °C, con la necessità di integrare il gap termico utilizzando pompe di calore. Quello del sistema integrato di teleriscaldamento bresciano è un primato indiscusso, dato dai numeri (e che numeri!): 1.168 GWh di calore generati ogni anno, che arrivano a 22.000 edifici ( 179.000 appartamenti equivalenti) connessi a una rete lunga 684 chilometri . Più dell’80 per cento del calore prodotto deriva da fonti non fossili , evitando ogni anno l’emissione di 917.000 tonnellate di CO 2 grazie a un fattore emissivo unitario pari a 65,87 kg/CO 2 per MWh generato. Il recupero di calore dei data center si aggiunge a queste fonti, rafforzando ulteriormente il modello bresciano di energia circolare . Il progetto di Brescia rappresenta una delle prime applicazioni in Italia di recupero di calore dai data center - la prima in una rete cittadina con l’innovativa tecnologia di raffreddamento a liquido - e risponde a una sfida energetica globale: sfruttare il calore di scarto delle infrastrutture digitali , in continua espansione e fortemente energivore, per produrre energia termica utile per le città. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, entro il 2030 il fabbisogno di elettricità dei data center raddoppierà rispetto al 2024, raggiungendo i 945 TWh annui; un valore pari al consumo elettrico del Giappone . Solo in Lombardia le richieste a Terna di allacciamento alla rete sono pari a 10 GW, buona parte nei dintorni di Milano. Questo richiederà una capacità aggiuntiva di 1 GW, quando il carico medio dell’intera città di Milano - giusto per dare un ordine di grandezza - è pari a 1,5 GW. “La rapida diffusione dei data center richiede importanti investimenti nelle reti elettriche ma apre anche una straordinaria opportunità per le città teleriscaldate: recuperare il calore di scarto dai server e trasformarlo in energia termica - ha spiegato Renato Mazzoncini, AD di A2A. In Lombardia, con i progetti in pipeline, si stima che potrebbero essere riscaldati 150.000 appartamenti, semplicemente catturando quel calore residuo”. In quest’ottica Brescia si conferma un modello, non solo nazionale. “Il progetto pilota con Qarnot - prosegue Mazzoncini - è la riprova che integrare fin da subito il recupero energetico nella progettazione dei data center significa creare infrastrutture strategiche per il futuro: città più competitive, territori più sostenibili, calore disponibile dove serve, senza bisogno di ricorrere alle fonti fossili”. Con questa iniziativa prosegue il percorso avviato da A2A per rendere il teleriscaldamento sempre più sostenibile, attraverso i diversi progetti di recupero e valorizzazione delle fonti di calore decarbonizzato disponibili sul territorio: da quello prodotto dal termoutilizzatore e dai suoi fumi a quello proveniente da altre fonti industriali come le acciaierie Alfa Acciai e Ori Martin, fino all’utilizzo di accumuli termici per lo stoccaggio dell’acqua calda. Grazie a queste soluzioni, che hanno contribuito a ridurre il ricorso al gas, l’83 per cento del calore distribuito a Brescia nel 2024 è derivato da fonti non fossili . Una quota destinata a crescere ulteriormente grazie all’apporto dei data center: il loro funzionamento genera grandi quantità di calore che, invece di essere disperse, possono essere recuperate per riscaldare gli edifici senza ricorrere a fonti fossili. Da ogni MWh elettrico si riesce a recuperare mezzo MWh termico, dimezzando l’impatto ambientale di queste macchine. Questa è la straordinaria potenza del teleriscaldamento 4.0 . “Recuperare calore ci è congeniale - il commento di Mazzoncini. Luca Rigoni (AD di A2A Calore e Servizi) e la sua squadra sono da anni a caccia di calore di scarto, una operazione straordinaria dal punto di vista ambientale. Una caccia difficile, nella quale i data center rappresentano prede importanti”. Il progetto Qarnot, strutturato in due fasi, prevede per il primo step (Qarnot 1, già operativo) 30 unità computazionali QBx capaci di generare poco meno di 800 MWh termici l’anno . È già in fase di progettazione Qarnot 2, che prevede l’installazione dei server nell’ex deposito del carbone della centrale Lamarmora. Una volta completato (l’obiettivo è renderlo operativo entro ottobre 2026), il progetto produrrà 16 GWh annui di energia termica , in grado di fornire calore e acqua calda a circa 1.350 appartamenti (numero calcolato tenendo conto dei dati ARERA in base ai quali una famiglia tipo in Italia consuma 12 MWh l’anno per riscaldamento e acqua calda sanitaria). “Svilupperemo nuovo teleriscaldamento solo con calore decarbonizzato: il modello Brescia, città laboratorio dove sperimentare tecnologie per la sostenibilità ambientale - conclude Mazzoncini - è la vera forza da mettere sul tavolo”.
- Relazione annuale ARERA: “Indovina chi?” in versione energia
ARERA - l’Autorità di regolazione per l’energia, le reti e l’ambiente che quest’anno celebra i 30 anni della Legge istitutiva - ha presentato al Parlamento e al Governo la consueta Relazione annuale sullo stato dei servizi e sull’attività svolta nel 2024. Note molto a margine. “ Guess who? ” di Bethany Khan , CC BY-ND 2.0 La mia prima volta alla presentazione della Relazione annuale dell’Autorità - l’ultima di Stefano Besseghini come Presidente del Collegio ARERA - l’ho vissuta come un gioco . Una versione energetica e a grandezza naturale di Indovina chi? (Guess who? nella versione originale), popolare gioco da tavolo lanciato nel 1980 dalla Milton Bradley. Siamo nell’Aula dei Gruppi Parlamentari, un angolo di Montecitorio che nel 1914 ospitava la tipografia della Camera dei deputati . Da nipote di tipografo e titolare di microscopica casa editrice, sarà per questo che mi son sentita a casa. Con il trasferimento della tipografia, nel 1966 fu creato un grande ambiente per riunioni: l’Auletta dei Gruppi parlamentari, per distinguerla dall’Aula vera e propria. Chiusa negli anni Novanta perché non a norma (capita anche ai palazzi della Camera), è stata oggetto di una ristrutturazione architettonica avviata nel 2003 e conclusa nel 2011. In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia è stata inaugurata la nuova Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari: circa 300 posti che lo scorso martedì 17 giugno 2025 erano tutti occupati (in tanti anzi sono rimasti in piedi negli spazi di relazione alle spalle dell’Aula). Occupati da chi? Qui viene la parte simpatica. Ah, guarda chi c’è! Ma come si chiama? Poiché il buon Dio non mi ha dotata di memoria di alcun tipo (men che meno visiva) e ho scarsissima capacità a riconoscere i volti, come un giocatore di Guess who? ho passato il tempo a tentare di dare un nome (e relativa affiliazione) alle tante illustri figurine presenti . Con risultati desolanti: sono riuscita a riconoscere solo quelli - non pochi - che sono stati ospiti su uno dei 129 numeri di Nuova Energia usciti in questi 23 anni. Sono giunta a una amara conclusione: l’unica speranza che ho per stamparmi in zucca facce e nomi di tutti gli altri (o di buona parte) è intervistarli prima della prossima Relazione di ARERA. Altrimenti accadrà (come è accaduto) di trovarsi per ventura in un locale, accanto a un personaggio super famoso che sorseggia da solo un cappuccino e si guarda in giro col chiaro intento di essere riconosciuto, accostarsi con sorriso implorante illudendolo di volere almeno un selfie e domandare invece: “Scusi, posso prendere la sedia?” . PC Sesti
- Data center, nuovi consumatori nel mercato energetico. I-Com lancia Energ-IA
In Europa si contano quasi 3.000 data center, con un consumo di elettricità che si stima raggiungerà i 150 TWh entro il 2026. Energ-IA, la nuova ricerca dell’Istituto per la Competitività (I-Com), indagherà l’evoluzione dei fabbisogni energetici, le infrastrutture e gli interventi di policy necessari per la sostenibilità economica e ambientale del settore. L’impiego diffuso dell’ intelligenza artificiale ha prodotto non solo una proliferazione di dati ma anche di spazi adeguati dove conservarli. I data center, nati a servizio di questa esigenza di archiviazione , oggi sono chiamati a un cambio di paradigma: da una gestione totalmente centralizzata a un’informatica distribuita, proprio come sta accadendo al sistema energetico con il diffondersi delle fonti rinnovabili. Oltre a essere grandi consumatori di suolo , i data center presentano altrettanto grandi consumi di energia. Anche nel nostro Paese - l’Italia ospita circa 170 data center - le richieste di allaccio alla rete di alta tensione sono sempre più frequenti e di taglia sempre più grande. Tra il 2023 e il 2025, 23 organizzazioni hanno annunciato la costruzione di 83 nuove strutture, con investimenti potenziali pari a 5 miliardi di euro. Parte da queste premesse Energ-IA , il nuovo progetto di ricerca lanciato dall’Istituto per la Competitività (I-Com), think tank guidato dall’economista Stefano da Empoli, in partnership con AWS, Edison, GSE, ING e Terna. Energ-IA inquadrerà lo scenario di crescita dei consumi e dei costi energetici dei data center, definendo il fabbisogno delle infrastrutture (reti, capacità di accumulo e di generazione) necessarie a soddisfare tali consumi. I risultati dello studio saranno presentati in un convegno pubblico e saranno utili per promuovere il confronto tra operatori e istituzioni, e per indirizzare e supportare proposte di policy informate ed evidence-based .
- Accumulo a batteria: BESS, sorpresa col botto (episodio 1)
Il devastante incendio di inizio anno a Moss Landing, sito di stoccaggio energetico a batterie in California, è l’ultimo di una serie di incidenti che ha cambiato la percezione della sicurezza e minato l’accettabilità dei BESS, i sistemi di accumulo energetico a batteria. A gennaio 2025 uno dei due impianti di stoccaggio gemelli posti a supporto della centrale a gas di Moss Landing, sulla Baia di Monterey, California, prende fuoco. 1.200 residenti della zona vengono evacuati e, come da protocollo di gestione degli incendi «a base di litio», si attende che il fuoco si estingua da solo . Dopo 24 ore, le fiamme sono diminuite a tal punto da permettere ai cittadini il rientro a casa, riporta la CNN, ma l’80 per cento delle batterie è andato . A febbraio, quasi un mese dopo, l’incendio riparte ma rimane sotto controllo. Il danno è irreparabile: la maggior parte delle batterie viene scollegata, si stima ci vorrà un anno per bonificare l’area dell’impianto. L’incidente a sistemi di accumulo a batteria non è l’unico né l’ultimo di dimensioni ragguardevoli e gravità significativa. I media US ne riportano una serie, tra cui quello dell’impianto di proprietà di LS Power a San Diego, definito il più grande sito di BESS al mondo - 16.000 piedi quadrati, circa 1.400 metri quadri. Un incendio durato cinque giorni . con un balletto di ordini di evacuazione annullati e ripristinati, per due successive riaccensioni. Tra gli addetti ai lavori c’è chi sostiene che il numero di incendi possa crescere notevolmente man mano che i giant array - i giganteschi agglomerati di batterie che compongono gli impianti di storage - si moltiplicano e si avvicinano alle aree urbanizzate dove il bisogno di energia è maggiore. Ma soprattutto, si punta il dito contro quelle aziende che, nella corsa a soddisfare una domanda crescente , privilegiano il fattore riduzione del costo dimenticando di lavorare adeguatamente sulla sicurezza dei propri prodotti. Il report 2024 dei consulenti di Clean Energy Associates, frutto di sei anni di indagini sul 64 per cento dei produttori di maggior spicco nell’industria dei BESS sembra dare ragione: oltre un quarto delle unità analizzate presenta difetti di produzione che rendono inefficaci i dispositivi di individuazione e soppressione dei principi di incendio. Un altro 18 per cento mostra difetti alla componentistica che gestisce la temperatura . I difetti di sistema ammontano alla metà dei difetti identificati nello studio. L’analisi è stata condotta in fabbrica, non sui siti reali. I dati confermerebbero dunque che la corsa alla produzione di BESS innescata dalle previsioni sulla domanda in crescita (+30 per cento l’anno fino al 2030, secondo McKinsey) ha impattato inesorabilmente i processi produttivi del settore. [Continua] Carolina Gambino
- Efficienza energetica, partiamo dalle nostre case!
In un Paese come l’Italia, dove il patrimonio immobiliare è ormai datato, molti edifici necessitano di interventi di riqualificazione per rispondere alle nuove sfide di efficienza energetica e migliorare il comfort abitativo. MCE Lab propone un percorso concreto per trasformare le vecchie case in abitazioni sostenibili, efficienti e ad alto valore aggiunto. Molti tra noi, oggi non più giovanissimi, hanno avuto la fortuna di ereditare immobili dai propri familiari. Case spesso costruite decenni fa e che richiedono interventi di ristrutturazione importanti per adeguarsi agli attuali standard abitativi e di efficienza energetica . Con costi da sostenere spesso elevati e non sempre sostenibili, soprattutto in un contesto dove il 56,3 per cento delle abitazioni è stato edificato tra il 1961 e il 2000, e un ulteriore 9,5 per cento ha più di un secolo di vita. Scenario che potrebbe spingere molte famiglie a vendere, generando una sorta di “ mass sell generazionale”. Eppure, la riqualificazione di questo patrimonio può rappresentare una grande opportunità, non solo economica, ma anche culturale e sociale. “Gestire il patrimonio immobiliare - afferma Massimiliano Pierini, managing director RX Italy e Coordinatore di MCE Lab - richiede un approccio proattivo, capace di valorizzare l’esistente, attrarre nuovi residenti e promuovere un modello abitativo sostenibile”. E una spinta concreta verso interventi di rinnovamento è supportata anche da iniziative come quelle promosse da MCE Lab - l’osservatorio sul vivere sostenibile promosso da Mostra Convegno Expocomfort. Ecco alcune tra le principali azioni suggerite da MCE Lab per trasformare la vecchia casa della nonna in una Smart Ready House : una casa sostenibile, tecnologicamente pronta ed energeticamente efficiente. Valutazione energetica = Effettuare una diagnosi energetica è il primo passo per capire dove intervenire, con l’obiettivo di massimizzare l’efficienza e minimizzare gli sprechi. Miglioramento dell’isolamento = Rendere più efficienti pareti, tetto e pavimenti utilizzando materiali naturali come fibra di legno o lana di roccia permette di ridurre i consumi e migliorare il comfort abitativo. Sostituzione degli impianti = Vecchi sistemi di riscaldamento e raffrescamento dovrebbero lasciare spazio a tecnologie moderne, come pompe di calore e caldaie a condensazione, meglio se integrate con pannelli solari fotovoltaici o termici. Serramenti ad alta efficienza = Finestre e infissi performanti migliorano il comfort acustico e termico, abbassano le bollette e aumentano il valore dell’immobile. Controllo delle canne fumarie = È fondamentale verificare e, se necessario, sostituire canne fumarie obsolete, affidandosi a professionisti per garantire la sicurezza e il corretto funzionamento. Nuovi sanitari e rubinetteria = Un intervento che migliora non solo l’estetica, ma anche l’igiene, il comfort e l’efficienza idrica. “Riqualificare una vecchia casa - sottolinea Pierini - non è solo un investimento economico. Significa anche riscoprire le radici familiari, valorizzare il patrimonio culturale locale e rafforzare il legame con il territorio.” La questione si complica ulteriormente quando si parla di patrimonio edilizio pubblico . Con la Direttiva Europea 2023/1791, Bruxelles ha rilanciato con forza il principio dell’ energy efficiency first , esortando gli Stati membri a dare il buon esempio. Ogni Paese della UE è chiamato a elaborare un piano di riqualificazione energetica degli edifici pubblic i, ottenendo ogni anno un volume di risparmi pari almeno a quello generato dalla trasformazione del 3 per cento della superficie in edifici a emissioni zero o quasi zero (NZEB - Nearly Zero Energy Buildings). “L’efficienza energetica - afferma Marco Borgarello, direttore dell’Unità Tecnica Uso efficiente dell’energia per gli usi finali e territorio di RSE sulle pagine di Nuova Energia - è da tempo un pilastro delle politiche europee in materia di clima, perché l’energia più sostenibile è quella che non si consuma.” Ma come raggiungere questo ambizioso obiettivo quando la governance pubblica è spesso rallentata da vincoli di bilancio , complessità gestionali e scarsità di risorse? Serve trovare un equilibrio tra innovazione, sostenibilità e sostenibilità economica. Lo spiega proprio RSE nella monografia I consumi della Pubblica Amministrazione . Soluzioni e impatti economici per edifici pubblici più efficienti (pubblicata a fine 2024 nella collana RSEview ), che analizza il potenziale ruolo della PA nella transizione energetica del Paese. “La pubblica amministrazione europea - spiega Marco Borgarello - è responsabile del 5-10 per cento del consumo energetico totale, con una spesa annua di circa 1.800 miliardi di euro, pari al 14 per cento del PIL dell’Unione. Intervenire sul patrimonio edilizio pubblico significa quindi ridurre il fabbisogno energetico, alleggerire i bilanci statali e liberare risorse da destinare ad altri settori strategici”. Come nel DNA di RSE, la monografia propone un approccio sistemico che considera variabili tecnologiche, ambientali, economiche ed energetiche, al fine di individuare le soluzioni più efficaci per una vera transizione sostenibile .
- The Smarter E Europe 2025: il futuro dell’energia è già qui!
2.737 espositori provenienti da 57 Paesi riuniti a Monaco di Baviera per The Smarter E Europe, la più grande manifestazione europea per il settore dell’energia. In un mondo energetico in rapido cambiamento e caratterizzato dall’aumento della generazione da fonti rinnovabili, rimane fondamentale confrontarsi per costruire - oggi - il futuro dell’energia. Per avere un sistema elettrico flessibile, interconnesso e sempre più digitalizzato non si tratta più soltanto di produrre energia, ma anche di garantire affidabilità, resilienza ed efficienza a tutti i livelli. Una strada resa meno impervia dalle nuove tecnologie e da soluzioni già ora disponibili che hanno dato mostra di sé durante The Smarter E Europe , la più grande manifestazione europea per il settore dell’energia A Monaco di Baviera 107.000 visitatori, in arrivo da 157 Paesi , hanno preso d’assalto le fiere settoriali Intersolar , EM-Power , ees e Power 2Drive (2.737 espositori complessivi, 57 i Paesi rappresentati), confermando l’interesse per le tecnologie abilitanti la transizione . Durante i tre giorni dell’evento sono state presentate le novità del settore: dai sistemi di accumulo su larga scala alle centrali ibride fotovoltaiche, dalle soluzioni di ricarica bidirezionali alle piattaforme digitali di gestione della rete e i sistemi smart per il bilanciamento del carico . Una dimostrazione di come l’industria dell’energia sia pronta ad affrontare le nuove sfide in atto e come l’innovazione possa incidere concretamente sulla transizione energetica, contribuendo allo sviluppo di soluzioni sostenibili, scalabili e socialmente rilevanti. E uno degli eventi più attrattivi è stata proprio la nuova edizione di The smarter E AWARD , il premio dedicato a progetti innovativi e visionari nelle cinque categorie Fotovoltaico, Accumulo di energia, Mobilità elettrica, Energia integrata intelligente e Progetti eccezionali. Tra i progetti premiati nella categoria Fotovoltaico c’è PV Inline , un dispositivo per la protezione da sovratensioni negli impianti fotovoltaici . Compatto, certificato IP65 e progettato con un sistema plug-and-play, è pensato per installazioni su tetto, con cavi già pronti e connettori MC4 di alta qualità, per rispondere alle esigenze di semplicità e affidabilità. Nella categoria Accumulo di energia , A-CAES (Advanced Compressed Air Energy Storage) è un innovativo sistema ad aria compressa capace di immagazzinare energia per 8–24 ore . Utilizzando caverne in roccia dura e recuperando calore generato nel processo, riduce drasticamente l’uso di suolo e acqua rispetto ai sistemi tradizionali di stoccaggio, garantendo efficienza e sostenibilità. Be Cool , nella categoria Progetti eccezionali , è una soluzione off-grid per il raffreddamento nei mercati kenioti: celle frigorifere alimentate a energia solare che garantiscono conservazione degli alimenti e supporto economico ai piccoli commercianti, in un modello accessibile tramite app e senza investimenti iniziali. Infine, Utiligize , nella categoria Energia integrata intelligente , è una piattaforma cloud per la pianificazione delle reti elettriche. Basata su intelligenza artificiale e dati da smart meter e GIS, permette simulazioni orarie fino al 2050, aiutando gli operatori di rete a ottimizzare gli investimenti e ridurre i costi fino al 35 per cento. Un sistema già pronto a integrare nuove tecnologie, come la mobilità elettrica bidirezionale. Il cambiamento è in atto e l’innovazione è la chiave per affrontarlo . Per questo The Smarter E Europe tornerà il prossimo anno, sempre a Monaco di Baviera, dal 23 al 25 giugno 2026.
- Accumulo a batteria: BESS, sorpresa col botto (episodio 3)
Stando ai numeri dell’EPRI, all’aumento della diffusione dell’accumulo a batteria (BESS) non corrisponde uno stesso aumento nel numero di incidenti: dal 2018 al 2023 sono solo 10 in media, globalmente. Tuttavia, la percezione da parte dell’opinione pubblica è diversa… L’effetto positivo della lunga lista di benefici dei sistemi di accumulo a batteria (BESS), almeno negli USA va in fumo in un attimo - è il caso di dirlo - con l’incendio a Moss Landing , sulla baia di Monterey, California. L’effetto sull’opinione pubblica è deleterio : la percezione di una tecnologia chiave per la transizione ne esce con le ossa rotte. Da manna dal cielo per l’energia verde a bombe pronte ad esplodere , il rischio di incendio delle batterie è sotto esame e la reputazione dello storage grid-scale è inevitabilmente macchiata di nero. La paura non tocca solo gli USA. Il 10 febbraio parte una campagna contro il progetto di un sito di storage targato NatPower nello Yorkshire rurale, UK, riferisce la BBC. I residenti della zona sono spaventati dal rischio di incendio , valutato intorno al 27 per cento, sulla base di un report di 33 pagine che include presunte violazioni di parametri chiave come distanze tra i container e la disponibilità di acqua in loco. L’azienda respinge le accuse ma il progetto rimane fermo in attesa di aggiornamenti al design del sito e alle unità-batteria (nel momento in cui scriviamo il progetto è ancora fermo e la lista degli oppositori è salita a 1.000). Al rischio incendi si aggiungono i timori per la perdita di terreni agricoli e il danno al paesaggio che renderebbero il progetto incompatibile con il contesto rurale . Stesso destino per il progetto di Marine Park, New York: i cittadini temono una “Chernobyl in miniatura” in caso di incendio. Parte la mobilitazione: la presenza dei Tesla Megapack, coinvolte in numerosi incidenti, non è un buon biglietto da visita. Ancora peggio la scelta del sito, separata dall’abitazione di alcuni residenti del quartiere solo da una recinzione spessa una mano. I fumi tossici in caso di incidente si riverserebbero su una popolatissima Brooklyn. L’azienda energetica assicura che le dimensioni del progetto community scale assicurerebbero un buon margine di sicurezza, rispetto ai massicci impianti grid-scale . Ma ormai il danno è fatto; la reputazione delle batterie sembra compromessa a lungo termine. La colpa è di Moss Landing, o meglio dei livelli di nickel, manganese, cobalto aumentati di 1.000 volte su una zona che si estende fino a un rifugio naturalistico. Si teme anche per la penetrazione di tali sostanze nei terreni agricoli e nella catena alimentare. I movimenti against battery storage si moltiplicano. I progetti messi in pausa da ordinanze di divieto o rallentati dai movimenti di cittadini non possono dunque ancora contribuire all’ enorme fetta di storage necessaria per la transizione . Si adocchiano chimiche nuove per le batterie, si lavora sull’informazione e sulla diffusione delle statistiche corrette sui rischi di incendio, si chiedono maggiori controlli. Basterà? Per toccare quota 1.500 GW di storage, sicuramente le batterie non bastano. Tecnologicamente, servirebbe una sorpresa . Ma senza botto. Carolina Gambino
- Energia, ridurre i costi della bolletta con il decoupling del mercato elettrico?
Nella prima fase della transizione, l’azione pubblica è stata rivolta a favorire la penetrazione degli impianti a fonti rinnovabili non programmabili (FER), incentivando i produttori. Ora che l’aumento della quota di generazione da FER pare inarrestabile, il problema si sposta sul lato dei consumatori e su come ridurre i costi dell’energia. Finora, infatti, l’enorme riduzione dei costi di investimento in impianti FER non si è tradotta in benefici per i consumatori di energia elettrica, su cui anzi si scaricheranno anche gli oneri di adeguamento delle reti. Un’accurata analisi di Andrea Ripa di Meana , Senior Advisor AFRY Management Consulting , è presente sulle pagine di Nuova Energia. “Visto che i prezzi del gas rimangono alti e volatili anche per l’accresciuta dipendenza dal GNL, occorre capire se esistono soluzioni strutturali, interne al settore energetico, concretamente percorribili a livello di singolo Paese o di UE per ridurre i prezzi elettrici”. La sicurezza del sistema, con una domanda industriale di energia con profilo baseload , richiede risorse programmabili come complemento alle FER , che oggi in Italia sono gli impianti termoelettrici, che tengono alti i prezzi. E il subentro del nucleare di piccola taglia prenderà ancora molto tempo. “In linea di principio - spiega Ripa di Meana - le leve strutturali attivabili sono di due tipi: modificare la struttura del mercato elettrico fisico con il decoupling ; oppure integrare la gamma degli incentivi pubblici, per cercare di ottenere un decoupling economico ”. Soluzioni, tuttavia, che presentano limiti e su cui è ancora necessario lavorare.
- Idrogeno verde, la Francia rivede al ribasso la strategia
La Francia ha rivisto al ribasso la strategia e gli obiettivi per la capacità di elettrolizzatori destinati alla produzione di idrogeno verde. Secondo la nuova Strategia Nazionale per l’Idrogeno presentata dal Ministero dell’Economia e dell’Industria, in Francia il target al 2030 passa da 6,5 GW a 4,5 GW, mentre quello per il 2035 scende da oltre 10 GW a 8 GW. La decisione di rivedere la ribasso gli obiettivi per la produzione di idrogeno verde riflette le difficoltà del settore, soprattutto per gli alti costi, e lo sviluppo di tecnologie alternative per la decarbonizzazione. Il governo di Parigi ha comunque confermato il proprio impegno a sostegno del comparto. Resta infatti invariato il pacchetto da 9 miliardi di euro di finanziamenti , come nella Strategia pubblicata nel 2020, da erogare entro il 2030: 4 miliardi saranno disponibili come incentivi alla produzione di idrogeno a basse emissioni, sia da fonti rinnovabili (idrogeno verde), sia da nucleare (idrogeno rosa). Inoltre, saranno lanciati bandi per promuovere progetti nel settore dei veicoli commerciali a idrogeno e delle tecnologie chiave della filiera. La strategia aggiornata punta sulla padronanza delle tecnologie lungo tutta la catena del valore e sulla semplificazione delle procedure autorizzative ; elementi ritenuti cruciali per accelerare la crescita del mercato interno. La revisione del Piano è stata accolta positivamente da France Hydrogène , l’associazione di settore che ha definito i nuovi obiettivi un percorso realistico . Dal 2020 a oggi la Francia ha sostenuto oltre 150 progetti nel settore dell’idrogeno.
- Accumulo a batteria: BESS, sorpresa col botto (episodio 2)
Tassello imprescindibile della decarbonizzazione, lo storage energetico non può permettersi stop. Stando alla IEA, al mondo servono 1.500 GW di sistemi di accumulo a batteria - 6 volte la quota attuale - da qui al 2030. Una storia di successo, anche se i dati relativi agli incidenti ai BESS sembrano raccontare un’altra storia… L’analisi 2024 di Clean Energy Associates , frutto di 6 anni di indagini sul 64 per cento dei produttori di maggior spicco nell’industria dei BESS è stata condotta in fabbrica. A tenere traccia dei problemi di sicurezza nella vita reale, tuttavia, ci pensa l’EPRI - Electric Power Research Institute - con un database apposito, creato a seguito di una impressionante serie di incidenti in Corea del Sud e negli Stati Uniti, tra il 2018 e il 2019. In particolare, quello americano del maggio 2019 nella città di Surprise, Arizona, segna un punto di svolta. Surprise di nome e di fatto. La sorpresa è col botto : l’impianto esplode mandando all’ospedale quattro pompieri. Da allora, per l’accumulo a batteria negli USA tutto è cambiato. Quello che non era riuscita a fare l’impressionante sfilza di incidenti sudcoreani, geograficamente lontani (28 solo nel 2018) riesce a farlo un solo incidente sulla soglia di casa. La sicurezza diventa una priorità come mai prima, a livello di design e nello sviluppo di dispositivi pensati specificamente per la sicurezza delle batterie agli ioni di litio . Nel 2023 un sito di storage in Australia appartenente a Tesla - noto ai locali come Big Bessie - con 40 Tesla Megapack (entrato in funzione da soli due mesi e costato 38 milioni di dollari) va in cenere . Ai residenti si consiglia di sigillare porte e finestre contro i fumi tossici sprigionati, a chi soffre di disturbi respiratori di tenere sottomano i propri farmaci. Due anni prima, nel 2021, stessa sorte per un altro impianto australiano sempre targato Tesla, ancora in fase di test: il sito brucia per quattro giorni , servono 30 autopompe e 150 vigili del fuoco per tenere l’incendio sotto controllo. Nel 2023 l’EPRI Lancia il progetto Lithium-Ion battery Fires in the News , che utilizza i dati media per analizzare la frequenza degli incendi di batterie agli ioni di litio. Ma già dal 2021 esiste il BESS Failure Incident Database , pubblicamente accessibile, che raccoglie i dati relativi agli incidenti a partire dal 2011. Numeri alla mano, l’EPRI sottolinea come all’aumento della diffusione dei sistemi di accumulo a batteria dal 2018 al 2023 - si passa da 1 GW a 65 GW - non corrisponde uno stesso aumento nel numero di incidenti: solo 10 in media globalmente. Lo sviluppo dello storage a batteria, dunque, sarebbe una storia di successo molto poco raccontata , rispetto alla risonanza che viene data a incendi ed esplosioni. Una buona notizia, dunque? Parzialmente. Il database - ammonisce l’EPRI - si compone essenzialmente dei dati ricavati dai media, pertanto conta solo gli incidenti resi noti o di cui si hanno informazioni pubbliche . La nuova consapevolezza dei rischi per la sicurezza dei BESS, secondo l’EPRI, ha comunque portato a una migliore progettazione, sviluppo di strategie per la sicurezza predittiva, miglioramento delle procedure di gestione degli incendi, aggiornamento degli standard della Commissione Elettrotecnica Internazionale e della NFPA - l’agenzia nazionale americana per la protezione dagli incendi. L’onda migliorativa ha investito anche le assicurazioni, che in stretta collaborazione con gli sviluppatori lavorano su una più efficace valutazione dei rischi e la definizione di distanze di sicurezza da incorporare già in fase di progettazione. [Continua] Carolina Gambino
- PPA, 19 GW di nuova capacità rinnovabile nel 2024 in Europa
Il mercato europeo dei PPA - Power Purchase Agreement ha avuto nel 2024 un anno record. Secondo l’ultimo rapporto Europe Renewables PPA Tracker , pubblicato da Wood Mackenzie, sono stati firmati contratti per circa 19 GW di nuova capacità rinnovabile. I progetti fotovoltaici ed eolici hanno rappresentato complessivamente l’80 per cento dei volumi contrattualizzati, in modo proporzionato tra le due tecnologie. La classifica europea dei PPA ha visto prevalere Spagna e Germania, che insieme hanno rappresentato il 30 per cento della capacità rinnovabile totale contrattualizzata. I due Paesi si sono confermati leader del mercato grazie a un mix di politiche favorevoli e maturità infrastrutturale che ha attratto investitori e aziende. Nella top five europea spiccano anche Polonia, Regno Unito e Grecia ; un dato che testimonia il crescente interesse per i PPA nei mercati emergenti o in transizione. La scena è stata dominata ancora dai PPA aziendali, che hanno rappresentato oltre il 70 per cento dei contratti, seguiti dagli accordi route-to-market , una particolare tipologia di Power Purchase Agreement tra il produttore di energia rinnovabile e un trader per portare l’energia prodotta sul mercato elettrico, senza che ci sia necessariamente un acquirente finale aziendale. Tra i settori dominanti troviamo quello dei data center e delle aziende tecnologiche, con una crescita di soluzioni ibride che combinano fonti rinnovabili e batterie , così da garantire una fornitura costante, fondamentale per le aziende ad alto consumo. Per il futuro prossimo, gli analisti di Wood Mackenzie puntano anche sui PPA legati all’idrogeno verde; uno sviluppo che sarà però legato anche all’evoluzione della regolamentazione europea.
- Auto elettriche al servizio della rete: l’Europa è pronta al V2G?
Con l’aumento della quota di energia rinnovabile immessa in rete, cresce la necessità di sistemi flessibili. Le auto elettriche, grazie alla ricarica bidirezionale, possono svolgere un ruolo importante per garantire la stabilità del sistema elettrico. Progetti in tutta Europa, Italia inclusa, dimostrano che la tecnologia Veichle to Grid può diventare presto realtà. La crescente penetrazione di energia solare ed eolica - per loro natura intermittenti e non programmabili - comporta la necessità di aumentare la flessibilità del sistema elettrico . Infatti, secondo uno studio condotto da Eurelectric in collaborazione con EY, entro il 2030 la domanda di flessibilità in Europa raddoppierà rispetto al 2021, con aumenti anche del 140 per cento in alcune fasi della giornata. Dati che mettono in luce la necessità di adeguare le infrastrutture per mantenere la stabilità e la sicurezza della rete. Una risposta concreta può arrivare dalla mobilità elettrica. I veicoli elettrici (EV) non sono solo mezzi di trasporto sostenibili: le loro batterie, che in media restano inutilizzate per 23 ore al giorno, possono trasformarsi in vere e proprie riserve energetiche mobili . Con una capacità potenziale di 114 TWh entro i prossimi cinque anni, gli EV possono quindi rappresentare una risorsa strategica per lo stoccaggio distribuito . La chiave per attivare questo potenziale è la cosiddetta ricarica bidirezionale (Vehicle-to-X o V2X): una tecnologia che consente alle auto elettriche non solo di assorbire energia, ma anche di restituirla alla rete (Vehicle-to-Grid), a un’abitazione (Vehicle-to-Home) o a un edificio (Vehicle-to-Building). Rappresenta quindi un passo decisivo verso un sistema energetico intelligente, in cui l’auto diventa un attore attivo . Tanti i progetti che hanno dimostrato il potenziale di questa tecnologia. In Danimarca, il progetto Parker ha sperimentato l’uso del V2G su flotte di veicoli tra il 2016 e il 2018, dimostrando la possibilità di contribuire alla stabilizzazione della rete attraverso il peak shaving . Nel Regno Unito, Electric Nation Vehicle to Grid ha coinvolto dal 2020 al 2022 100 automobilisti dotati di EV, testando la remunerazione degli utenti per l’energia restituita alla rete. In Belgio, il progetto Elia V2G ha applicato la ricarica bidirezionale in contesti residenziali e aziendali, fornendo servizi di regolazione della frequenza alla rete elettrica nazionale. L’UE ha cofinanziato con circa 10 milioni di euro il progetto SCALE (Smart Charging Alignment for Europe) che sta sviluppando infrastrutture intelligenti e interoperabili per la ricarica e lo scambio bidirezionale di energia in 13 siti pilota distribuiti tra Paesi Bassi, Germania, Francia, Svezia, Norvegia e Ungheria, con l’obiettivo di facilitare l’integrazione dei veicoli elettrici nel sistema energetico europeo. Anche l’Italia si sta muovendo. Tra i vari progetti, quello nel polo industriale di Mirafiori, a Torino, dove è stata realizzata quella che attualmente è la più grande infrastruttura Vehicle-to-Grid al mondo, con l’installazione di colonnine V2G che possono connettere fino a 700 veicoli elettrici. Sempre in Italia, il progetto DrossOne V2G prevede la creazione entro il 2027 di un parcheggio V2G da 25 MW , in grado di offrire servizi di accumulo ultraveloci ai gestori di rete. Una tecnologia fondamentale per la transizione energetica a cui T he smarter E Europe 2025 dedicherà un’intera area espositiva nell’ambito di Power2Drive , la manifestazione dedicata alle infrastrutture di ricarica e alla mobilità elettrica . Nel padiglione C6 accanto al Power2Drive Forum, i visitatori potranno scoprire dimostrazioni live, progetti pilota e casi d’uso europei e internazionali, che mostrano come città e aziende stiano già integrando la ricarica bidirezionale per ottimizzare i consumi e ridurre i costi. Organizzata da Solar Promotion, The Smarter E Europe , la più grande piattaforma europea per il settore dell’energia , comprende anche le fiere settoriali Intersolar Europe , la manifestazione leader mondiale per l’industria solare, EM-Powe r , dedicata alla gestione dell’energia e alle soluzioni energetiche interconnesse, ed ees Europe , dedicata alle batterie e i sistemi di stoccaggio dell’energia. The Smarter E Europe 7-9 maggio 2025 Messe München
- Energia e Intelligenza Artificiale, un’opportunità da cogliere
In un settore sempre più complesso come quello dell'energia è fondamentale la corretta gestione della generazione rinnovabile per mantenere la stabilità e sicurezza del sistema elettrico. Un aiuto e un’opportunità arriva da digitalizzazione e dall'Intelligenza Artificiale. Comunità energetiche, distretti industriali, sistemi di storage, aggregatori virtuali, prosumer… Il mondo dell’energia sta attraversando una vera e propria rivoluzione che, come tutte le trasformazioni radicali, porta con sé problematiche ma anche opportunità. Se da un lato, infatti, la sempre maggiore produzione di energia rinnovabile può mettere in crisi la stabilità del sistema elettrico, dall’altra apre la strada allo sviluppo e applicazione di nuove tecnologie. Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale (AI) nel settore dell'energia è stato al centro dell’incontro AI ed Energia: mix esplosivo o connubio perfetto? , organizzato da MCE - Mostra Convegno Expocomfort in collaborazione con il team Energy & Strategy del Politecnico di Milano all’interno del percorso di avvicinamento a MCE 2026. Nella cornice mai così appropriata del MADE Competence Center del PoliMi, vera e propria fucina di innovazione made in Italy , sono stati presentati i dati della ricerca sull’ Italian AI Energy Industry Assessment, che vuole identificare le sinergie tra AI e mondo dell’energia. “Abbiamo bisogno di algoritmi specifici per il mondo energetico - ha dichiarato Davide Chiaroni, vice director e co-founder Energy & Strategy PoliMi. L’intermittenza delle FER rende infatti necessario generare un forecast preciso. L’AI permette di fare maintenance e asset optimization con un’efficacia maggiore rispetto al passato”. Applicazioni per il monitoraggio, l’ottimizzazione mono-asset e multi-asset, il dispatching management e il trading stanno diventando infatti imprescindibili per le utility, per le ESCo, per i TSO e DSO e per chi ha impianti di generazione, ma anche per chi l’energia la consuma. Ma quante sono in Italia le aziende che offrono applicazioni AI nel settore energetico? La ricerca ha evidenziato come su circa 1.500 aziende che sviluppano software , 497 offrono servizi nell’ambito Data & AI; di queste però, solo 97 forniscono soluzioni specifiche per il settore energetico , che rappresenta quindi un’area con potenziali opportunità di sviluppo. L'Intelligenza Artificiale che, combinata con tecnologie IoT e Smart Grid, può trasformare anche i sistemi di riscaldamento e di climatizzazione, consentendo di ridurre gli sprechi energetici e le emissioni. E proprio l’impatto dell’IA per i professionisti del settore HVAC+R sarà tra i temi dell'edizione 2026 di MCE - Mostra Convegno Expocomfort. “Il settore HVAC - ha dichiarato Massimiliano Pierini, managing director RX Italy, organizzatore dell'evento - può giocare un ruolo importante nel processo di transizione energetica. E la digitalizzazione sarà uno dei focus della prossima edizione di MCE che da sempre è sinonimo di innovazione”. MCE - Mostra Convegno Expocomfort 24-27 marzo 2026 Rho Fiera Milano