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Voli decarbonizzati: l’UK vuole prendere due piccioni con una fava

  • DECARBONIZZAZIONE
  • 31 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 1 apr

Secondo il Governo britannico, voli decarbonizzati e crescita economica non sono inconciliabili. Colpo di scopa della Cancelliera UK Rachel Reeves sulle preoccupazioni per l’impatto ambientale della discussa terza pista londinese prevista dall’ampliamento dell’aeroporto di Heathrow: la crescita non comprometterà in alcun modo gli obiettivi di decarbonizzazione del Paese.

voli decarbonizzati

Dell’ampliamento di Heathrow - il maggiore scalo britannico, normalmente operante al 95-99 per cento  della propria capacità massima - si parla da decenni, nell’ambito del più ampio dibattito sull’ inevitabile aumento della capacità operativa degli aeroporti nazionali.

 

Nel 2015 la Airports Commission voluta dal governo Conservatore mette sul tavolo il progetto di una terza pista; il Parlamento la approva nel 2018. Il cartellino del prezzo dell’impresa (14 miliardi di sterline) non scoraggia. La proposta si arresta solo di fronte alla pandemia, che addormenta il trasporto aereo parcheggiando la terza pista tra i progetti di dubbia urgenza.


Chiusa l’emergenza Covid-19, il traffico aereo più che rivitalizzato rimette sul piatto l’ampliamento, con una spinta in più grazie al Plan for Change, il piano di crescita UK che associa alle ambizioni di diventare una “superpotenza dell’energia pulita” (95 per cento di clean energy al 2030) anche quelle di una crescita economica solida e a lungo termine.


Nel caso dell’ampliamento di Heathrow alletta la promessa di 180.000 nuovi posti di lavoro entro 2050 - tra pista stessa, rete di infrastrutture e servizi dell’indotto - e 147 miliardi di sterline in più per l’economia british generati dall’aumento del traffico aereo.


I progetti di espansione si scontrano però con altri numeri, quelli dei target ambientali del Governo: non solo il maxi-obiettivo del Net Zero entro 2050, ma quello di un taglio dell’81 per cento delle emissioni di CO2 in 10 anni per tener fede alle promesse fatte alle Nazioni Unite. Sulle emissioni totali UK, la fetta generata dal trasporto aereo è pari al 7 per cento.


Per avere voli decarbonizzati, nel 2022 il Governo stesso aveva pubblicato la Jet Zero Strategy che prometteva il guilt-free flying - poter volare senza sensi di colpa - con una ricetta a base di nuove tecnologie taglia-emissioni, aerei a batteria, idrogeno verde e SAF, i carburanti sostenibili per l’aviazione. E proprio qui si innesta, come riporta Bloomberg, lo scetticismo degli esperti: idrogeno e batterie sono ancora decisamente fuori dai radar dell’aviazione civile, e affidare il successo ai soli SAF è ancora un grosso azzardo.


Ne è convinto anche Chris Hilson, direttore del Centro per la Giustizia Ambientale dell’Università di Reading: anche con i SAF - attualmente costosi e difficili da produrre - i voli produrrebbero comunque emissioni ingenti. Idem per le tecnologie Direct Air Capture (DAC), che consentono di estrarre la CO2 direttamente dall'atmosfera; altra carta nel mazzo strategico non ancora disponibile su larga scala. Il Governo sarebbe dunque troppo ottimista.


L’Aviation Environment Federation del Regno Unito, intanto, a fine gennaio 2025 dichiarava la propria “tristezza e frustrazione” per il ritorno della terza pista nell’agenda politica. Secondo l’ente, che si occupa dell’impatto ambientale dell’aviazione, i piani di espansione aeroportuale dell’attuale Governo - non solo Heathrow dunque, ma anche Luton, Stansted, Gatwick, London City - si tradurrebbero in un +73 per cento di passeggeri rispetto al 2018, superando enormemente il limite del +25 per cento considerato accettabile dal CCC, il Climate Change Committe nazionale, per non inficiare del tutto il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. La convinzione della Cancelliera Reeves di risolvere anche solo in parte il problema con i SAF sarebbe solo una “pericolosa fantasia”.


In effetti sono numerose le voci a sfavore, alcune molto pessimistiche. Secondo Alex Chapman, Senior Economist del think tank New Economics Foundation, l’ampliamento aeroportuale cancellerebbe nel giro di soli cinque anni quanto ottenuto da tutte le iniziative nazionali in materia di energia pulita. Gli fa eco Alice Larkin, docente di Scienze Climatiche e Politica Energetica all’Università di Manchester, secondo cui il Governo intende far crescere un settore per il quale al momento non ci sono opzioni di decarbonizzazione. Aggravante non trascurabile del progetto Heathrow: l’esproprio di 800 abitazioni collocate ai bordi dell’area aeroportuale, necessario a far spazio alla nuova pista.


Per gli esperti, il progetto mette a rischio credibilità e successo del programma britannico per volare senza colpe; più che una previsione ottimistica, quella del Governo sarebbe una grande scommessa. L’iter di approvazione sarà comunque ancora lungo. Per il momento la Cancelliera Reeves rimane decisa a prendere i due piccioni - ambiente ed economia - con una fava, che nella meno sensibile versione inglese è reso con “uccidere due uccelli con un solo sasso”. Il rischio, forse, è farli fuori entrambi.


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