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  • IdrogeMO: anche Modena avrà la sua hydrogen valley

    Firmato da Hera e Snam il protocollo d’intesa per la creazione a Modena di un polo di produzione di idrogeno verde. Grazie al progetto IdrogeMO, la città emiliana diventerà uno degli esempi più completi di hydrogen valley in Italia. Secondo l’Hydrogen Roadmap Europe, in un percorso sostenibile per la transizione energetica europea l’idrogeno verde potrebbe coprire entro il 2050 fino al 24 per cento della domanda di energia del Vecchio Continente, permettendo di evitare l’emissione di 560 milioni di tonnellate di CO2. Ruolo determinante per la decarbonizzazione delle industrie, non solo quelle hard to abate, e dei trasporti pesanti e che trova conferma negli obiettivi strategici del nostro Paese, che punta ad avere 5 GW di capacità di elettrolisi al 2030. Per questo, la mission del PNRR Rivoluzione verde e transizione ecologica - componente energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile mette a disposizione 500 milioni di euro per lo sviluppo di 10 hydrogen valley attraverso la riqualificazione di aree industriali dismesse per la produzione di H2 per il trasporto locale e l’industria. Progetti che dovranno essere completati entro il 2026 e avere una capacità media tra 1 e 5 MW. A Modena, alla presenza del sindaco Gian Carlo Muzzarelli, il 12 dicembre 2023 è stato firmato il protocollo d’intesa per la creazione di un polo di produzione dell’idrogeno verde realizzato da Gruppo Hera e Snam fe che farà della città emiliana una degli esempi più completi di hydrogen valley in Italia. Il progetto IdrogeMO sarà sviluppato sul sito di una discarica esaurita, dove un parco fotovoltaico da 6 MW - di cui 1 MW di un innovativo impianto a pannelli galleggianti su uno specchio d’acqua - alimenterà un elettrolizzatore da 2,5 MW, supportato anche da una batteria. Una volta in funzione, potrà produrre ogni anno fino a 400 tonnellate di idrogeno verde. “Come multiutility - ha dichiarato Orazio Iacono, CEO del Gruppo Hera - siamo chiamati più di tutti a guidare il cambiamento nelle nostre città. Questo progetto, che sfrutta al meglio le risorse del PNRR  e non consuma suolo, rappresenta un vero ecosistema integrato”. L’H2 prodotto alimenterà 12 nuovi autobus dell’azienda di trasporto pubblico locale, oltre a essere fornito a imprese e industrie del territorio. “Non sappiamo quale sarà il mix energetico tra venti o trent’anni - ha sottolineato Iacono - ma l’idrogeno sarà senz’altro un protagonista della transizione energetica, anche del nostro Paese”. Il progetto, che prevede un investimento complessivo di 20,8 miliardi di euro, ha ricevuto un finanziamento di 19,5 milioni dalla Regione Emilia-Romagna, stanziato nell’ambito del PNRR, proprio per la sua rilevanza ai fini della decarbonizzazione del territorio. I lavori inizieranno nel 2024: il parco fotovoltaico sarà completato entro il 2025 e la hydrogen valley di Modena sarà pronta a dare il suo contributo al territorio nel 2026.

  • Transizione energetica, 75 milioni di dollari per Costa Rica e Isole Fiji

    L’obiettivo di un mondo carbon neutral necessità di ingenti risorse economiche. Per sostenere gli sforzi dei Paesi in via di sviluppo, il Climate Investment Fund (CIF) ha ora approvato due piani di investimento per oltre 75 milioni di dollari (68,7 milioni di euro) per l’adeguamento e lo sviluppo dei sistemi energetici di Costa Rica (45 milioni di dollari) e delle Isole Fiji (30,5 milioni di dollari). Lo stanziamento del CIF permetterà alla Costa Rica di potenziare la rete elettrica per consentire una maggiore flessibilità e di elettrificare i trasporti e l’industria. Grazie a questo contributo, il Paese centroamericano prevede di installare 724.000 contatori intelligenti, infrastrutture di ricarica che andranno a servire 185 autobus di linea e sostituire il 5 per cento delle 628 caldaie industriali attualmente alimentate a combustibili fossili. Interventi che permetteranno di evitare ogni anno l’emissione di 17.000 tonnellate di CO2 e una riduzione dei costi di servizio di 1,2 milioni di dollari l’anno. Il governo delle Isole Fiji utilizzerà il finanziamento per aumentare la capacità rinnovabile di 40 MW, in particolare con nuovi impianti fotovoltaici, per connettere alla rete elettrica 200.000 persone, compresi 7.000 abitanti delle isole più esterne, e per garantire l’accesso all’elettricità alle comunità rurali.  Azioni che dovrebbero consentire al piccolo Stato insulare - che ha l’ambizioso obiettivo di produrre il 100 per cento dell’energia da fonti rinnovabili entro il 2036 - di ridurre entro il 2026 le emissioni di CO2 di 50.000 tonnellate l’anno. Il Climate Investment Fund, attraverso i suoi Piani di finanziamento, punta a sviluppare 26 GW di nuova capacità rinnovabile nei Paesi in via di sviluppo, migliorare l’accesso all’energia per oltre 10 milioni di persone e fornire a 45 milioni di individui strumenti per meglio affrontare il cambiamento climatico.

  • Stati Uniti, dal DOE 1,3 miliardi di dollari per nuove reti

    Per sfruttare tutto il potenziale delle rinnovabili è fondamentale adeguare e sviluppare le infrastrutture di rete. Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (DOE) ha annunciato un finanziamento di 1,3 miliardi di dollari (quasi 1,2 miliardi di euro) a sostegno della realizzazione di nuove linee di trasmissione. Si tratta di tre progetti interregionali che si estenderanno su sei Stati e consentiranno di aggiungere quasi 3,5 GW di capacità alla rete. In particolare, la linea Cross-Tie da 1,5 GW collegherà i sistemi di trasmissione esistenti nello Utah e nel Nevada; la rete Southline, da 748 MW, collegherà la Contea di Hidalgo, nel New Messico, a quella di Pima, in Arizona consentendo lo sviluppo delle energie rinnovabili nel Sud del New Mexico e la fornitura di energia green ai mercati in crescita dell’Arizona. Infine, la linea Twin States Clean Energy Link da 1,2 GW, amplierà la capacità della rete del New England e consentirà l’esportazione di elettricità verso il Quebec, in Canada, in caso di surplus a seguito della prevista futura crescita dell’eolico offshore. È prevista una seconda tornata di finanziamenti per l’adeguamento delle infrastrutture di trasmissione nella prima metà del 2024. Il Dipartimento dell’Energia, che ha pubblicato uno studio sulle esigenze di trasmissione nazionale, stima che entro il 2035 il Paese dovrà più che raddoppiare la capacità di rete regionale esistente e quintuplicare quella interregionale, per consentire agli Stati Uniti il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2050.

  • Sostenibilità e PNRR: l’Italia è avanti (a sorpresa)

    La decarbonizzazione implicherà (anche) una profonda trasformazione del sistema elettrico, richiedendo non solo il rinnovo e l’ampliamento delle reti, ma anche una riflessione radicale sulla loro struttura. A livello mondiale, gli investimenti nelle infrastrutture di rete sono notevolmente inferiori rispetto a quanto necessario per raggiungere gli obiettivi di NetZero entro il 2050. La necessità di un cambiamento non solo quantitativo ma anche qualitativo dell’infrastruttura di rete è uno dei molteplici spunti emersi durante la presentazione del rapporto «Verso un’Italia sempre più sostenibile. Dal PNRR al PNIEC» realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com), e curato dal direttore Area Sostenibilità Antonio Sileo nell’ambito dell’Osservatorio SostenibilItalia, l’iniziativa di monitoraggio promossa in partnership con A2A, Acea, Cobat, RWE e Unem sull’attuazione italiana del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Italia che sembra essere più avanti della media UE nell’esecuzione del PNRR: dei 191,5 miliardi di euro previsti, a novembre 2023 ha ricevuto circa 85,5 miliardi di euro, il 44,6 per cento delle risorse messe a disposizione. Le misure completate sono però meno di un terzo del totale, pari al 28 per cento; quota che scende al 26 per cento per i traguardi legati alla transizione verde. Ma in entrambi i casi - come detto, quasi a sorpresa - si tratta di valori superiori alla media di attuazione UE, pari al 13 e 12 per cento. Permangono, tuttavia, le difficoltà delle Amministrazioni pubbliche italiane nello spendere i fondi. E sebbene le fonti rinnovabili, l’elettrificazione dei consumi, l’autoconsumo, la mobilità elettrica e i sistemi di accumulo stiano assumendo un ruolo sempre più importante, richiedono tuttavia un’intensa interazione con la rete elettrica. Questo rimanda alla sfida delle smart grid, a cui il PNRR destina 3,61 miliardi di euro per il potenziamento e la digitalizzazione delle infrastrutture di rete, con una particolare attenzione alle regioni del Sud Italia e alle isole, dove negli ultimi anni si è verificato un aumento significativo delle richieste di connessione concentrate soprattutto nelle regioni a maggiore potenziale rinnovabile come Puglia e Sicilia. “L’incremento delle rinnovabili nella generazione elettrica, per quanto importante e impellente non riesce ad essere particolarmente rapido - ha sottolineato Antonio Sileo. Lentezze autorizzative, opposizioni locali e talvolta anche progetti inadeguati che ingolfano il sistema non permettono di fare miracoli”. Tra le nuove sfide per la rete rientra l’autoconsumo, visto come un’opportunità per rafforzare la resilienza del sistema elettrico, sia dal punto di vista della fornitura sia del prezzo. I dati mostrano un’espansione degli schemi di autoconsumo negli ultimi anni, con un aumento del numero di impianti e della potenza installata. Tuttavia, i ritmi non sono quelli sperati: le ragioni di questo collo di bottiglia sono legate a incertezze normative, difficoltà nell’accesso al finanziamento e alla poca familiarità dei cittadini rispetto all’autoproduzione energetica.

  • Spena (GME): “Fotovoltaico, all’Italia basterebbero i capannoni industriali”

    A fine 2022, la potenza fotovoltaica installata nel nostro Paese, secondo i dati del GSE, era pari a 25,05 GW, di cui il 35 per cento a terra e il 65 per cento su tetti e coperture di edifici. Il governo italiano, nella proposta di aggiornamento del PNIEC presentata a Bruxelles nel luglio 2023, ha posto come obiettivo al 2030 una capacità solare pari a 80 GW. Un obiettivo che, per essere raggiunto, rischia di avere un grande impatto in termini di consumo di suolo. Come evitarlo, traguardando ugualmente il target e mantenendo l’obiettivo di arrivare a un consumo netto di suolo pari a zero entro il 2030? Sfruttando le superfici dei capannoni industriali esistenti, come spiega a Nuova Energia in modo chiaro e dettagliato Angelo Spena, presidente del GME e professore emerito dell’Università Tor Vergata di Roma. “La densità di potenza media installabile su fabbricati è stimata pari a 93 Wp/m2, quasi doppia di quella al suolo, che è poco più di 52 Wp/m2. Inoltre, un manufatto industriale dispone già di un robusto allacciamento alla rete elettrica e questo abbassa i costi di realizzazione dell’impianto e abbrevia enormemente i tempi del permitting”. La nostra economia, a forte componente manifatturiera, si fonda proprio su questa tipologia di immobili, che presenta tuttavia dall’inizio del secolo una sempre più preoccupante tendenza alla dismissione produttiva per eccesso di disponibilità e difetto di riconvertibilità. Con contestuale aumento dei manufatti del tutto inutilizzabili. In Italia, purtroppo, non sono reperibili censimenti dettagliati sulla consistenza dei capannoni industriali. Sia in tema di consumo di suolo che di rilevanza fiscale e patrimoniale si è infatti posta molta attenzione al settore residenziale ma poca a quello industriale, che pure è rilevante, costituendo quasi il 20 per cento delle totali volumetrie costruite. Il documento più attendibile rimane il censimento Istat del 2011, da cui risultano molto genericamente in Italia totali 14,5 milioni di edifici o complessi di edifici, di cui 0,3 milioni di manufatti produttivi.

  • Fotovoltaico, Cina leader mondiale ancora a lungo (in attesa dell’India)

    Le recenti crisi geopolitiche hanno evidenziato il problema della dipendenza energetica, e trovato nell’aumento della generazione rinnovabile una delle soluzioni. Con la necessità, tuttavia, di sostenere tutta la filiera per la produzione in loco dei componenti degli impianti green, attualmente in gran parte di produzione cinese. Un dato evidenziato anche dal report di Wood Mackenzie How will China’s expansion affect global solar module supply chains?, secondo cui il Paese asiatico sarà leader globale negli impianti solari anche per il prossimo decennio, nonostante le politiche messe in atto da Europa e Stati Uniti. Secondo gli analisti, quella che è la seconda più grande economia del mondo produrrà più di un terawatt di capacità di wafer, celle e pannelli solari entro il 2024: una quantità sufficiente a soddisfare la quasi totalità della domanda globale fino al 2032. La Cina, che secondo la IEA già controlla l’80 per cento della produzione mondiale di pannelli, solo quest’anno ha già investito più di 130 miliardi di dollari nell’industria solare, continuando ad ampliare il divario tecnologico e di costi con i concorrenti esteri. Così che oggi un modulo prodotto nel Paese asiatico costa il 50 per cento in meno rispetto a uno prodotto in Europa e il 65 per cento in meno rispetto a quello realizzato negli Stati Uniti. Guardando fuori dei confini cinesi, il report di Wood Mackenzie prevede inoltre che l’India supererà il Sud-Est asiatico come seconda regione di produzione di moduli fotovoltaici entro il 2025, grazie ai sostegni dati all’industria del settore dal governo del premier Narenda Modi attraverso il Production Linked Incentive Scheme.

  • Bortoni (CESI): “Elettricità e idrogeno, vettori complementari e sinergici”

    Se l’Europa ha puntato fin da subito sull’elettrificazione per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, sta prendendo sempre più spazio l’idrogeno. Tanto che la UE si è dotata di una strategia ad hoc che ne prevede uno sviluppo graduale, distinto in tre fasi, fino al 2050. Due strade distinte e parallele o due versioni complementari e sinergiche di un’unica energia «sintetica»? Ne fa un’interessante e sempre acuta analisi Guido Bortoni, presidente di CESI, nell’editoriale pubblicato su Nuova Energia. “Elettricità e idrogeno - spiega Bortoni - sono vettori così simili tra loro da poter essere considerati simbolicamente come versioni differenti dello stesso fenomeno, complementari e sinergici”. L’elettricità ne è la versione «leggera», in quanto flusso di soli elettroni tra due punti con differenza di potenziale elettrico. L’idrogeno, invece, è la versione «pesante», sempre con un flusso di elettroni ma a due a due agganciati a due protoni. Il futuro dell’energia passa quindi anche attraverso questa integrazione elettricità-idrogeno, che realizza un completo accoppiamento bidirezionale tra i due vettori. Vanno tuttavia trovati utilizzi e applicazioni per l’idrogeno e i suoi derivati che mantengano al primo salto di conversione un’efficienza termodinamica buona. “Le applicazioni dell’idrogeno - vettore energetico - negli usi finali sono a portata di mano” prosegue il presidente Bortoni. Sono assai utili perché consentono all’elettricità di avere una marcia in più ed entrare in alcuni settori, come quelli industriali hard-to-abate e i trasporti pesanti o di lungo raggio, oggi preclusi o assai difficili da conquistare da parte della sua versione leggera. “Quando si parla di elettrificazione degli usi finali - conclude il presidente di CESI - teniamo sempre presente che si potrebbe allargare l’orizzonte e contemplare le due versioni del vettore, non solo una”.

  • Efficienza energetica ed edifici pubblici: c’è da fare!

    In Europa Il 40 per cento del consumo energetico è da imputare agli edifici: una stima che in Italia è aggravata da una notevole longevità del parco immobiliare pubblico. Il potenziale di sviluppo di efficienza energetica è enorme, nel solco della transizione ecologica e della decarbonizzazione. Nasce da queste premesse la ricerca di Siram Veolia, curata dall’Istituto per la Competitività (I-Com), “Missione Efficienza. Stato dell’arte e proposte concrete per decarbonizzare il patrimonio immobiliare pubblico in Italia”, presentata a Roma presso la sede dell’Ambasciata di Francia in Italia. Il quadro italiano dell’efficienza energetica nel settore immobiliare pubblico è aggravato dall’obsolescenza del patrimonio edilizio: 3 stabili su 10 hanno almeno 50 anni e registrano performance molto al di sotto degli standard. Ogni anno, in media, solo l’1 per cento del parco immobiliare viene ristrutturato; la velocità di rinnovamento è quindi insufficiente per raggiungere gli obiettivi comunitari al 2030 sulla riduzione dei consumi energetici degli edifici. Sono le strutture sanitarie gli edifici del settore pubblico in cui il consumo di energia per metro quadro è più elevato, sia sotto il profilo termico sia sotto quello elettrico. Lo studio I-Com analizza cinque casi di successo che accendono un faro sull’importante contributo che il settore dell’edilizia pubblica può dare per il conseguimento degli obiettivi di efficientamento energetico del Paese. Sono progetti di Siram Veolia resi possibili mediante il ricorso allo strumento del Partenariato Pubblico Privato (PPP) secondo la formula contrattuale dell’Energy Performance Contract (EPC), che consente prima di minimizzare i consumi finali attraverso l’eliminazione degli sprechi e l’uso di tecnologie più efficienti, poi di inserire nuovi sistemi di generazione basati sul mix di fonti rinnovabili adatti a ciascun contesto. “Nel percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni entro il 2050, l’efficienza energetica è uno strumento centrale - ha dichiarato Emanuela Trentin, CEO di Siram Veolia - perché contribuirà per circa il 40 per cento alla riduzione globale delle emissioni climalteranti al 2040”. I mezzi ci sono - strumenti di governance collaborativa tra pubblico e privato, che integrino gli obiettivi di sostenibilità e quelli di riduzione della spesa con il valore creato per l’ambiente, il territorio e la società - e Siram Veolia ne ha dimostrato la fattibilità con i progetti presentati. Il risparmio energetico medio è pari al 23 per cento, mentre i risparmi di denaro si attestano al 31 per cento, con un investimento di 48 euro al metro quadrato. In termini economici, un taglio della bolletta energetica del settore sanitario pari al 30 per cento consentirebbe di risparmiare circa 450 milioni di euro l’anno. “Le strutture sanitarie sono sistemi complessi ed energivori, le cui bollette incidono notevolmente sui costi di gestione e, in ultima analisi, sui costi di erogazione dei servizi per il cittadino - ha commentato Franco D’Amore, Vicepresidente di I-Com. Efficientare i consumi di queste strutture è oggi tecnicamente possibile”. Rimane la necessità di fare un salto di scala, passando da un approccio basato sulla realizzazione di progetti isolati ad un approccio di sistema. Questo richiede strumenti per monitorare i consumi di tutte le strutture, l’identificazione di obiettivi chiari e misurabili, il loro costante monitoraggio e il coinvolgimento sempre più deciso del settore privato nel finanziamento, nella progettazione e realizzazione delle soluzioni tecniche di efficientamento. Misurazione dei dati, digitalizzazione, trasparenza, responsabilizzazione sui risultati, governance collaborativa tra pubblico e privato sono le direttrici che dovrebbero guidare il prossimo futuro.

  • Energia, cosa cambia con la fine della tutela? Ce lo spiega (divertendo) Pulsee

    A fianco delle imprese e a fianco del Duomo di Milano, altezza guglie. La Madùnina guarda i selfisti nella piazza inondata di sole e intanto ascolta le notizie sul superamento delle tutele di prezzo nel settore dell’elettricità. Sul palco, Stefania Pinna di SkYTg24 introduce e modera una mattina di informazione proposta da Pulsee Luce e Gas, brand digitale di Axpo Italia. Quanta consapevolezza c’è sulla completa liberalizzazione del mercato delle utenze domestiche e sui temi energetici in generale, fondamentali per la vita e per le tasche dei consumatori? Spoiler: poca o nulla. “La fine del mercato vincolato - dichiara Simone Demarchi, amministratore delegato di Axpo Italia - rappresenta un passaggio importante. Vogliamo portare anche al cliente domestico un prodotto energetico adeguato alle sue esigenze: non guarderà solo al prezzo in bolletta, ma sarà aiutato a capire come ottimizzare i propri consumi”. Nella location glamour di Giacomo Arengario, Demarchi inizia col raccontare chi è Axpo. Quarto operatore italiano, è il secondo per i clienti in alta e altissima tensione, il che significa essere il partner di riferimento per i gruppi industriali energivori del Paese: cementifici, acciaierie, vetrerie, cartiere e tutti coloro che compongono il mercato all’ingrosso dell’energia. Partendo da una ricerca, realizzata per Pulsee da NielsenIQ, sul grado di conoscenza del cambiamento in atto e della termologia presente in bolletta, l’evento ha rappresento anche l’occasione per analizzare il contesto attuale e il livello di cultura energetica del Paese. Un italiano su quattro (il 28 per cento del campione) non conosce la differenza tra mercato libero e in Maggior Tutela, dato che sale al 54,1 per cento nella fascia tra i 18 e i 25 anni e che vede gli over 65 tra i più preparati (in questo segmento è 14,6 la percentuale di chi ignora). È naturale che il cambiamento possa generare qualche preoccupazione: un italiano su tre si dichiara infatti preoccupato da questo passaggio. C’è timore e il senitment negativo è prevalente al Sud. Ma qual è - se c’è - il disegno istituzionale che potrà consentire ai consumatori di trovarsi in una situazione confortevole? Detta in altro modo, quali sono le ragioni per guardare con benevolenza il superamento delle tutele di prezzo? Secondo Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, le ragioni sono tre. “Primo, perché conviene: sono maggiori le occasioni di risparmio, inteso in maniera corretta. Poi, perché ci fa bene. I comportamenti dei consumatori sono necessari per decarbonizzare l’economia: sarebbe stupido far partecipare chi l’energia la produce e non chi la consuma. Terza ragione: perché no? Una famiglia media spende circa il 2 per cento per l’energia: siamo adulti nel 98 per cento delle spese e bisognosi di tutela nel 2 per cento?”. Al di là delle ragioni, a guardare i dati sembrano proprio mancare le nozioni fondamentali. Serve uno sforzo per mettere il consumatore nelle condizioni di avere strumenti per comprendere e agire. Per rispondere a concrete esigenze di chiarezza e semplificazione, Pulsee Luce e Gas ha deciso di presentare una breve guida - l’Energipedia - fornendo un glossario semplificato di quei termini che sembrano talvolta indecifrabili ma che caratterizzano il mercato dell’energia. Informazioni trasparenti, chiarezza, semplicità di utilizzo. Alicia Lubrani, Chief Marketing Officer & Country Corporate Communication Director di Axpo Italia ha commentato: “Come operatore per le utenze domestiche e brand di una realtà solida e strutturata come Axpo Italia, siamo consapevoli del nostro ruolo e dell’importanza di fare educazione non solo verso i consumatori ma tutti gli stakeholder”. Nata con l’obiettivo di semplificare il rapporto tra le persone e l’energia di casa, Pulsee Luce e Gas continua a disegnare servizi in grado di affiancare il cliente in tutti i momenti della vita, affinché possa affrontare ogni esigenza... con l’energia giusta!

  • Eolico offshore, tre nuovi progetti nello Stato di New York

    Nel percorso verso l’obiettivo di ottenere entro il 2030 il 70 per cento dell’elettricità dello Stato da fonti rinnovabili e 9 GW di eolico offshore entro il 2035, la New York State Energy Research and Development Authority (NYSERDA) ha annunciato l’avvio di tre nuovi progetti legati a questa tecnologia, per una capacità totale di 4 GW. Le nuove installazioni prevedono una wind farm da 1,4 GW a 54 miglia a sud di Jones Beach, nella baia di New York, in una zona caratterizzata da forti venti; una centrale da 1,3 GW, prima di tre fasi di un progetto da 3 GW totali; e un impianto, sempre da 1,3 GW, a 24 miglia al largo della costa di Long Island. Una volta entrati in funzione - si prevede nel 2030 - i tre parchi eolici consentiranno di evitare ogni anno l’emissione di 7 milioni di tonnellate di CO2 e creeranno, nell’arco dei 25 anni della durata operativa prevista, più di 4.200 posti di lavoro nella regione. NYSERDA ha anche approvato 22 nuovi progetti di generazione rinnovabile onshore, di cui 14 da fonte solare (2,4 GW di capacità totale). Le nuove realizzazioni offshore e onshore saranno in grado di produrre ogni anno 19 TWh, alimentando l’equivalente di 2,6 milioni di case e consentendo di soddisfare il 12 per cento del fabbisogno elettrico dello Stato di New York al 2030. La New York State Energy Research and Development Authority ha anche stanziato 300 milioni di dollari per lo sviluppo di strutture per la produzione e l’assemblaggio dei componenti delle pale eoliche, per soddisfare la crescente domanda della regione.

  • Beyond comfort… c’è MCE!

    Innovazione, sostenibilità ed efficienza energetica saranno al centro della più importante manifestazione del comparto HVAC+R. Giunta alla quarantatreesima edizione, vedrà la Polonia come Paese partner. One step beyond, cantavano i Madness. O meglio, ripetevano, essendo questa l’unica frase presente nei due minuti e diciassette secondi del brano, vero e proprio manifesto dello ska. MCE - Mostra Convegno Expocomfort ci fa fare un passo oltre, portandoci dentro tutto quello che rende le nostre abitazioni confortevoli, efficienti e sostenibili: sistemi, impianti e tecnologie per il riscaldamento, la ventilazione ambientale e l‘aria condizionata. L’edizione 2024, presentata a Milano all’interno del tecnologico STEP FuturAbility District, avrà nell’innovazione a sostegno di sostenibilità ed efficienza il fil rouge della vasta area espositiva di Rho Fiera Milano che vede già oggi occupato più del 90 per cento degli spazi, con oltre 1.300 aziende iscritte e il 55 per cento di espositori in arrivo da Paesi esteri. “MCE - ha dichiarato Massimiliano Pierini, managing director di RX Italy - si conferma l’appuntamento irrinunciabile per il comparto HVAC per costruire relazioni e alleanze strategiche. La 43a edizione vedrà format inediti, nuove opportunità per gli espositori e l’introduzione di concorsi e premi”. L’edizione 2024 vedrà infatti eventi dedicati e percorsi di visita - per contestualizzare e razionalizzare l’ampia gamma merceologica in esposizione - e la presenza dell’Hydrogen Hub, un nuovo polo interamente dedicato ai componenti e alle tecnologie legate all’idrogeno. Per accrescere la partecipazione e il coinvolgimento di espositori e visitatori, da sempre uno dei fiori all’occhiello dell’organizzazione di RX Italy, sono stati istituiti gli MCE Excellence Awards - Efficiency&Innovation 4 Transition Goals, che saranno assegnati a componenti, sistemi e tecnologie che accelereranno la transizione energetica e ambientale e il Water Prix, un concorso a premi aperto anche al pubblico, promosso in collaborazione con Aqua Italia e ANGAISA, sul tema dell’Intelligent (use of) water, per comunicare il valore dell’acqua e creare engagement tra visitatore ed espositore. La 43° edizione di MCE - Mostra Convegno Expocomfort vedrà la Polonia come Paese partner, che negli anni ha fatto delle green technologies uno dei fattori trainanti della propria economia, tanto da essere oggi il terzo produttore di idrogeno nella UE e il quinto al mondo. “La partecipazione dei nostri espositori - ha dichiarato Aleksandra Leoncewicz, Head of Foreign Trade Office in Milan Polish Investment and Trade Agency - rappresenta una grande opportunità di scambio commerciale e tecnologico”. La prossima edizione vedrà come sempre anche una ricca agenda di convegni e seminari, per garantire un continuo approfondimento tecnico e normativo.

  • Canada, in costruzione due impianti fotovoltaici da 182 MW

    L’aumento dei progetti eolici offshore ne ha un po’ oscurato la crescita. Tuttavia, continua in modo costante e in tutto il mondo lo sviluppo di impianti fotovoltaici. In Canada sono in fase di realizzazione due nuovi progetti con pannelli solari bifacciali a inclinazione fissa, per una capacità totale di 182 MW. Si tratta delle centrali di Scotford e di Aldersyde, entrambe nello Stato di Alberta, rispettivamente da 81 MW e 101 MW. L’impianto di Scotford, situato nel cuore industriale dello Stato, alimenterà anche la vicina raffineria Shell, contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo di emissioni zero entro il 2050 della società petrolifera. Il progetto Saddlebrook, ad Aldersyde, che comprende un sistema di accumulo con batterie, una volta in funzione sarà in grado di soddisfare il fabbisogno equivalente di 20.000 famiglie, grazie alla realizzazione di una nuova sottostazione da 138 kV che immetterà l’elettricità prodotta nel sistema elettrico interconnesso dell’Alberta. Finanziato con 10 milioni di dollari dalla Emissions Reduction Alberta, Saddlebrook consentirà inoltre di evitare ogni anno l’emissione di 73.600 tonnellate di CO2. Il Canada ha recentemente annunciato oltre 175 milioni di dollari di investimenti per sostenere la realizzazione di dodici nuovi progetti rinnovabili, tra i quali le centrali solari di Barlow e Deerfoot, a sud-est di Calgary, che consentiranno di ridurre le emissioni di anidride carbonica di circa 50.000 tonnellate l’anno.

  • PPA, anno boom per l’Europa

    Uno dei meccanismi che possono facilitare la transizione energetica è rappresentato dai Power Purchase Agreement (PPA). Contratti di acquisto di energia rinnovabile a medio e lungo termine che consentono alle aziende di risparmiare sui costi difendendosi dalle oscillazioni del mercato e di raggiungere più velocemente i propri obiettivi di sostenibilità. PPA che in Europa hanno registrato un aumento record di sottoscrizioni nei primi nove mesi del 2023. Secondo i dati rilasciati dalla piattaforma Re-Source e presentati al Re-Source Event 2023, svoltosi ad Amsterdam il 26 e 27 ottobre, il mercato europeo dei PPA ha infatti visto nei primi nove mesi dell’anno la sottoscrizione di contratti per ben 7,8 GW. Tra i settori più propositivi e attenti troviamo l’ICT, con 2 GW di PPA, l’industria pesante con 1,8 GW e le telecomunicazioni, con 650 MW. Mercato dei PPA che torna a crescere dopo la flessione del 2022 - 6,6 GW rispetto ai 7,6 GW del 2021 - ma che secondo gli utilizzatori necessita di maggiore sostegno e della rimozione degli ostacoli ancora presenti. In particolare, Re-Source chiede che venga messa in atto la Direttiva sulle energie rinnovabili e che si arrivi a una rapida definizione dell’Electricity Market Design della UE, mettendo fine agli interventi di emergenza. In totale, in Europa fino ad ora sono stati sottoscritti PPA per un totale di 32,8 GW, con la Spagna a guidare la classifica con 7,4 GW, seguita da Svezia e Germania rispettivamente con 4,2 e 4,1 GW. L’Italia si ferma a un misero 0,7 GW, di cui 0,4 GW sottoscritti nel solare e 0,2 GW nell’eolico.

  • Egitto, 165 milioni di euro per migliorare la rete elettrica

    Per sfruttare in pieno la generazione da fonti rinnovabili è fondamentale adeguare e migliorare la rete elettrica. La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) sta accordando un finanziamento di 165 milioni di euro per sostenere il potenziamento, l’ammodernamento e lo sviluppo della rete elettrica dell’Egitto. La compagnia statale Egyptian Electricity Transmission Company (EETC) utilizzerà il 60 per cento del prestito della BERS per la realizzazione di una nuova linea di trasmissione aerea ad alta tensione di 200 chilometri, che consentirà di trasportare circa 2,1 GW di energia rinnovabile dalla regione del Golfo di Suez, dove sono in fase di sviluppo diversi progetti eolici. Il rimanente importo sarà utilizzato per l’ammodernamento di una sottostazione da 500 kV nel Governatorato del Cairo, così da migliorare la stabilità della rete. Le due iniziative rientrano nel piano di investimenti da 2 miliardi di dollari (circa 1,88 miliardi di euro) dell’EETC che prevede la dismissione della centrale termoelettrica di Shoubra El Kheima, da 1,26 GW, e di altre centrali a gas per un totale di 5 GW e l’installazione di 10 GW di nuova capacità rinnovabile. Il Piano di sviluppo dell’Egyptian Electricity Transmission Company potrà contare, oltre al finanziamento della BERS, su una ulteriore sovvenzione di 35 milioni di euro da parte dell’Unione Europea.

  • Gatti (Energy Advisors): “Sanzionare l’Azerbaigian, scelta obbligata per l’Europa”

    L’aggressione contro l’enclave armena del Nagorno Karabakh ha aperto nuovi capitoli al già non semplice scenario geopolitico e al problema della sicurezza energetica. Intreccio dovuto al taglio degli approvvigionamenti dalla Russia e che vede ora l’Azerbaigian - uno dei fornitori di gas naturale della UE - colpevole di nuovi crimini verso la minoranza armena. Sanzionare il governo di Baku o “piegarsi” alla realpolitik? Un’attenta analisi viene presentata da Giuseppe Gatti, editorialista di Nuova Energia. “Non c’è solo il ruolo giocato in questi mesi dal gas azero a pesare sulle valutazioni politiche in ordine alle misure da adottare a fronte della soluzione violenta con cui Baku cerca di chiudere il contenzioso con l’Armenia”. Pesa non meno la prospettiva, segnata dal Memorandum of Understanding, firmato a luglio dello scorso anno tra UE e Azerbaigian, per il raddoppio al 2027 della capacità logistica e il passaggio delle forniture all’Europa a 20 miliardi di Smc. Bruxelles sembra infatti voler ripiegare su più morbide proteste diplomatiche, nella speranza di poter gestire una conciliazione tra le parti. “Sull’altare della realpolitik - sottolinea Gatti - rischiamo così di sacrificare le ragioni fondanti dell’Europa, la legge morale che motiva e nutre la nostra Unione”. Anche perché la preoccupazione di Bruxelles di non irritare Baku non pare avere un solido fondamento. “I 12 miliardi di metri cubi di gas che arrivano con il TAP sono sempre utili - conclude Gatti - ma non più indispensabili e l’Azerbaigian non può facilmente rinunciare a queste entrate dopo gli investimenti fatti”.

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