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  • Petrolio, al via il giacimento di Ikike (Nigeria): produrrà 50.000 barili/giorno

    Africa e rinnovabili? È la strada segnata (o forse sognata). Ma la realtà dice che senza combustibili fossili ancora per un po’ non si può stare. Lungi dall’essere prossimi al loro esaurimento, al largo della Nigeria ha preso ora avvio la produzione del giacimento petrolifero di Ikike. La piattaforma, situata a 20 chilometri dalla costa, entro la fine del 2022 sarà in grado di produrre 50.000 barili di petrolio equivalente (boe) al giorno. Collegato attraverso un gasdotto multifase di 14 chilometri alle strutture offshore esistenti del giacimento di Amenam-Kpono, il progetto Ikike è stato studiato per ridurre al minimo le emissioni di gas serra, che secondo le stime dovrebbero attestarsi intorno ai 4 kg CO2eq/boe. Oltre a consentire una riduzione delle emissioni climalteranti, Ikike ha permesso di coinvolgere in gran parte della realizzazione gli appaltatori locali; in particolare, i moduli della parte superiore della piattaforma sono stati interamente costruiti e integrati da aziende nigeriane.

  • Un inverno meno caro per i residenti in Basilicata

    Buone notizie per i lucani. Il consiglio regionale della Basilicata, riunitosi il 13 agosto in seduta straordinaria, ha approvato con 14 voti favorevoli e 6 astenuti il disegno di legge Misure regionali di compensazione ambientale per la transizione energetica e ripopolamento del territorio lucano, in cui è previsto l’azzeramento del costo della materia prima nelle bollette del gas naturale - resteranno da pagare le altre voci - per tutti i contatori domestici intestati a residenti. Che in tutto sono circa 181 mila, per un consumo annuo intorno ai 160 milioni di metri cubi; da ricordare che con la proroga delle concessioni in Val d’Agri sono 200 i milioni di metri cubi garantiti dai concessionari in favore della Regione Basilicata. L’iniziativa, che presenta un certo grado di complessità, sarà strutturata evitando discriminazioni fra gli operatori del mercato della vendita del gas naturale, così che possa essere messa in pratica in maniera omogenea da tutti, per tutti i fornitori e per tutti i clienti beneficiari. Richiederà perciò un intervento regolatorio di dettaglio da parte dell’ARERA, che si avvarrà del contributo di Acquirente Unico attraverso il Sistema Informativo Integrato (SII). La Regione, si legge nella relazione di accompagnamento alla norma, procederà secondo uno schema articolato in cinque punti: costituzione e alimentazione del Fondo Regione Basilicata, individuazione delle forniture da agevolare, calcolo del valore del Contributo Regione Basilicata, modalità di erogazione del contributo ai clienti finali, modalità di recupero degli importi da parte dei venditori. La copertura finanziaria degli interventi è quantificata in un massimo di euro 60 milioni di euro per il 2022 e in un massimo di euro 200 milioni per il 2023 e il 2024. Si partirà già dal prossimo anno termico, quindi dall’inizio di ottobre. Per i residenti lucani che non utilizzano il gas naturale sono previsti contributi a fondo perduto fino a 5 mila euro per l’acquisto e l’installazione di collettori solari termici e relativi sistemi di accumulo e per l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici per l’autoproduzione di energia elettrica o sistemi di accumulo. Non basterà certo questo per ripopolare Potenza e gli altri 129 comuni lucani (la popolazione di Matera fa eccezione), ma, in tempi di energia carissima, si tratta comunque di un’iniziativa tangibile che dà anche una concreta risposta riguardo i fenomeni di Nimby. a.s.

  • Carbone, il lungo addio. Al largo del Vietnam 4 GW di eolico offshore

    Secondo gli ultimi dati rilasciati dalla compagnia elettrica statale Vietnam Electricity (EVN), nel 2021 la capacità di generazione totale installata nel Paese del Sud Est asiatico ammontava a quasi 77 GW. Di questi, il 27 per cento era da attribuire alla produzione degli impianti eolici e solari. Proprio sullo sviluppo dell’energia dal vento, in particolare con la realizzazione di strutture offshore, punta ora il governo di Hanoi per ridurre ulteriormente la propria dipendenza dal carbone. Il Ministero dell’Industria e del commercio ha infatti recentemente autorizzato la costruzione di un nuovo parco eolico offshore da 4 GW al largo delle coste della provincia di Binh Thuan, che si affaccia sul Mar cinese meridionale. Con un costo previsto di 13 miliardi di dollari, la nuova struttura consentirà di raddoppiare l’attuale capacità di generazione eolica del Paese. Il Vietnam, che si è posto come obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2050, conta di installare 11,7 GW di capacità eolica entro il 2030 e ben 66 GW entro il 2045.

  • USA e GNL, vola l’export: ogni giorno 318 milioni di metri cubi viaggiano verso l’Europa

    Da sempre le guerre rappresentano per alcuni (singoli, imprese o Stati) anche una possibilità di maggior guadagno. L’attuale conflitto russo-ucraino - e la conseguente crisi energetica non fa eccezione: ha portato a livelli prima solo immaginati il mercato del gas naturale liquefatto (GNL). In particolare, secondo l’Energy Information Administration (EIA) nei primi sei mesi del 2022 gli Stati Uniti hanno esportato 39 miliardi di metri cubi di GNL, diventando il principale esportatore proprio grazie all’aumento delle forniture verso gli Stati europei. Export totale che è cresciuto del 12 per cento rispetto alla seconda metà del 2021, con una media di 318 milioni di metri cubi al giorno. Navi che nel periodo esaminato hanno viaggiato per circa il 71 per cento delle volte proprio verso le rotte della UE e della Gran Bretagna. Per far fronte a questa nuova maggiore domanda, la capacità di esportazione di GNL degli Stati Uniti è aumentata di 54 milioni di metri cubi al giorno da novembre 2021, grazie anche a una maggiore produzione presso gli impianti di Sabine Pass e Corpus Christi. Va notato che gli Stati Uniti non sarebbero in grado di aggiungere nuovi volumi di esportazione di GNL fino al 2024.

  • Energia, in vista del difficile inverno anche la Norvegia rischia il razionamento

    È un’estate energeticamente difficile per tutti, anche per la Norvegia. Nel Paese scandinavo, ricco di petrolio e gas naturale abbondantemente sfruttati per finanziare la transizione ecologica, i prezzi dell’energia elettrica sono ormai arrivati a livelli inimmaginabili perché le centrali idroelettriche sono in grande difficoltà. Gli invasi sono troppo poco pieni e finora si è prodotta il 18 per cento di energia elettrica in meno rispetto allo scorso anno. La situazione è “incerta e impegnativa”, per quella che viene definita una “fornitura di energia dipendente dalle condizioni atmosferiche”. Queste le parole allarmate del Ministro del Petrolio e dell’Energia, Terje Aasland. Il governo norvegese ha infatti già adottato diverse misure sia per ridurre i prezzi dell’elettricità per le famiglie, sia per garantire la fornitura di energia durante l’inverno. Misure che, nonostante i risultati positivi, potrebbero aver bisogno di ulteriori interventi. Il livello di riempimento dei bacini idroelettrici è molto basso, tanto da non poter completamente escludere completamente un periodo di razionamento dell’elettricità nella primavera del 2023. Se la cosa dovesse avvenire, probabilmente si tratterebbe di un’area molto circoscritta del Paese e per un periodo limitato - giorni o settimane - tra aprile e maggio e riguarderebbe soprattutto le imprese. In Norvegia l’energia elettrica è generalmente usata per riscaldare le abitazioni, tanto che il consumo medio è superiore ai 14.000 kWh annui (oltre sei volte quello italiano). La Norvegia è più grande produttore di energia idroelettrica d’Europa, tanto che, oltre a coprire il 90 per cento del fabbisogno elettrico nazionale, funge da batteria per diversi Paesi del Vecchio Continente. Nelle ultime settimane i produttori di energia idroelettrica sono stati inviati a ridurre la produzione e diminuire le esportazioni proprio per risparmiare acqua per il prossimo inverno. Che dunque si prospetta sempre più difficile, almeno per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico.

  • Modifiche unilaterali elettricità e gas, lo stop non garantisce i consumatori

    Alla fine, nonostante le proteste sollevate da più parti, a cominciare dalle associazioni di categoria, il decreto-legge 115 Misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali, meglio noto come Aiuti bis, che entra in vigore oggi, 10 agosto, ha confermato la sospensione delle modifiche unilaterali dei contratti di fornitura di energia elettrica e gas naturale. La finalità della norma è chiaramente quella di proteggere i consumatori. Tuttavia, non sempre basta perseguire il bene per ottenerlo. Fino al 30 aprile 2023 - recita l’articolo 3 - è sospesa l’efficacia di ogni eventuale clausola che consente all’impresa fornitrice di energia elettrica e gas naturale di modificare unilateralmente le condizioni generali di contratto relative alla definizione del prezzo, ancorché sia contrattualmente riconosciuto alla controparte il diritto di recesso. Fino alla stessa data - recita l’articolo 4 - sono inefficaci i preavvisi comunicati prima della data di entrata in vigore del decreto, a meno che le modifiche contrattuali si siano già perfezionate. La gravissima situazione energetica europea è ormai nota a tutti, come anche l’esponenziale crescita dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica e del gas naturale, iniziata, è vero, prima dell’invasione dell’Ucraina, ma acuita dallo scoppio del conflitto. Di fatto, per gli operatori era impossibile prevedere incrementi così elevati e per così lungo tempo, e dunque è facilmente comprensibile come la gran parte dei contratti di fornitura sottoscritti da tempo - tanto più se a prezzo fisso - siano ormai diventati antieconomici. Da qui la sofferta decisione dei fornitori di modificare le condizioni contrattuali, con l’elevata probabilità di perdere il cliente. Potare dei rami, dunque, per salvare la pianta. Obbligare i fornitori ad operare in perdita, infatti, li espone inevitabilmente - e letteralmente - a rischio fallimento. Con la conseguenza che i consumatori, rimasti senza fornitore, si troverebbero comunque a pagare direttamente prezzi maggiori, o indirettamente tramite misure di socializzazione. Vi è poi - sempre limitandoci ai sommi capi della questione - il fatto delle tempistiche: da un lato, l’articolo 4 ha efficacia retroattiva, e questo è sempre un problema; dall’altro, la stessa data del 30 aprile 2023 è troppo in là nel tempo per essere nella più parte dei casi efficace. Gli operatori, infatti, potranno comunque esercitare il diritto di recesso 6 mesi prima della decorrenza per i clienti domestici oppure in bassa tensione o con consumi di gas naturale non superiori a 200.000 metri cubi/anno; e comunque secondo decorrenza contrattuale per tutti gli altri, per i quali però le modifiche sono sovente già avvenute. In verità, il decreto penalizza quegli operatori che hanno resistito fino ad ora proprio per non penalizzare il cliente. Infine, trattandosi di un decreto-legge, non sono da escludersi correttivi in sede di conversione. Sperando - complice la pausa agostana - che non arrivino troppo tardi. a.s.

  • Eolico, in Australia nel 2021 cala il numero delle proteste

    Uno dei problemi per la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili è spesso rappresentato dalle opposizioni delle comunità locali. Una questione non solo italiana. Nel suo rapporto annuale al parlamento federale australiano Andrew Dyer, commissario per l’Australian Energy Infrastructure, ha mostrato come nel 2021 sono stati 63 i reclami presentati contro parchi eolici dalle comunità locali, 14 dei quali per parchi eolici già operativi. Denunce dovute soprattutto per le ripercussioni alla salute degli abitanti attribuite alla prossimità degli impianti. In particolare, disturbi del sonno, mal di testa, mal di orecchie, tachicardia, pressione alta, problemi di vista, diabete, costrizione del torace, nausea e affaticamento generale. Condizioni che sarebbero causate dal rumore, udibile e a bassa frequenza, inclusi gli infrasuoni, nonché dalle vibrazioni attribuite al funzionamento delle turbine e che spesso persistono anche quando gli impianti non sono in funzione. “Tuttavia, solo un numero esiguo di denuncianti – ha affermato Andrew Dyer – ha accettato di collaborare con l’Ufficio e di fornire prove dei problemi di salute dichiarati. E in tutti questi casi, la causa principale del problema di salute non era attribuibile al parco eolico”. Un aspetto positivo? La drastica diminuzione rispetto ai numeri del 2020, quando si erano registrate ben 230 denunce. L’Australian Energy Infrastructure Commissioner è stato creato nel 2015 dal governo australiano proprio per ricevere e gestire le denunce delle comunità in merito a parchi eolici e solari su larga scala. Dal 2021 l’Ufficio dell’AIEC ha esteso il proprio ruolo agli impianti di stoccaggio e ai nuovi grandi progetti di trasmissione elettrica.

  • Crollo dell’mercato delle auto usate e ancor di più delle rottamazioni

    Il rimbalzo che ha caratterizzato le vendite di auto nuove a luglio (-0,5%, con i primi 7 mesi dell’anno in flessione di quasi il 20%) non c’è stato nel mercato dell’auto usata. Il segmento delle auto usate, secondo i 226.477 passaggi di proprietà annotati dal Pubblico Registro Automobilistico (PRA), segna un crollo del 18,6% rispetto a luglio del 2021. Dell’11,9% è invece la contrazione da inizio anno, come si legge nell’ultimo bollettino “Auto-Trend”, pubblicato online dall’Automobile Club d’Italia. Va ricordato tuttavia che, come accade da inizio anno, anche a luglio per ogni auto acquistata nuova ne sono state acquistate due usate. L’alimentazione a gasolio è sempre la preferita (48,6% del totale a luglio), seppure in calo rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. In crescita gli acquisti di ibride ed elettriche, che però sommate arrivano appena al 4% delle compravendite. In rosso anche i motocicli che da inizio 2022 perdono il 6,7%, segnando poco più di 62 trasferimenti di proprietà. La statistica evidenzia anche l’andamento delle radiazioni dal PRA, fondamentali per analizzare l’evoluzione del parco circolante: a luglio le auto rottamente diminuiscono del 32,9%, fermandosi a 86.025 unità. Per ogni 100 vetture nuove ne sono state radiate 76 a luglio e 81 nei primi sette mesi del 2022. Non va meglio per le due ruote, le cui 10.756 cancellazioni dal PRA a luglio sono in calo del 5,2% rispetto allo stesso mese del 2021. Dall’inizio dell’anno le radiazioni sono diminuite del 30,7%. Gli italiani, insomma, molto probabilmente più per bisogno che per passione, l’automobile se la tengono finché possono. Interessante notare anche che, guardando le radiazioni suddivise per classe Euro, non sono certo le autovetture più anziane a uscire dal parco. Anche se è del tutto logico pensare che vetture Euro 1 ed Euro 2 circolino, vengano utilizzate molto meno di vetture Euro 4, Euro 5 ed Euro 6.

  • Energia, spot estivo per i consumi intelligenti

    Finalmente è arrivata la campagna istituzionale, realizzata dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria in collaborazione con l’ENEA, per promuovere l’uso responsabile e moderato dell’energia. È stato realizzato uno spot in grafica animata con l’obiettivo di trasmettere un messaggio efficace e concreto sull’uso consapevole e responsabile della risorsa energetica con cui vengono dati consigli pratici sulle azioni che ognuno di noi dovrebbe adottare per risparmiare e usare correttamente un bene prezioso e in questo periodo, aggiungiamo noi, quanto mai costoso. Il claim dello spot è Consumiamo l’energia in modo intelligente, 33 secondi la durata, cinque i punti toccati: ridurre l’uso di lavatrici e lavastoviglie accendendole solo a pieno carico; collegare gli apparecchi elettrici a prese con interruttore da accendere all’occorrenza; spegnere il frigorifero quando si parte per le vacanze oppure impostarlo in modalità a basso consumo; cucinare gestendo con attenzione i consumi di gas e elettricità; spegnere le luci superflue e sostituire le lampadine con quelle a LED. Chiaro il riferimento allo sviluppo sostenibile: utilizzare l’energia in maniera responsabile e intelligente salva il Pianeta, aiuta il Paese e fa risparmiare- È dunque l’obiettivo di ogni cittadino, in quanto comportamento virtuoso che riguarda la vita e il futuro di tutti. La campagna, diffusa sul web, e sulle reti Rai, sia tv che radio - ha un sito dedicato: www.italiainclassea.enea.it

  • Transizione energetica e partecipazione: il caso delle CER

    In un momento delicato come quello attuale, le Comunità Energetiche Rinnovabili possono rivestire un ruolo fondamentale per raggiungere i target ambientali e contenere l’aumento dei prezzi dell’energia. La crisi post pandemica, acuita dalla guerra, ci interroga sulle nostre azioni a breve e a medio termine. Di pari passo, la disponibilità di risorse economiche merita di essere indirizzata verso interventi efficaci e verticali. Le potenzialità non mancano e possiamo orientare le scelte per essere più efficaci. Abbiamo scelto di raccontare alcune delle tessere che formano il mosaico di opportunità rappresentato dalla transizione energetica. La nostra vuole essere una narrazione a più voci. Il primo tassello è rappresentato dalle CER, le Comunità Energetiche Rinnovabili. E le voci sono quelle di Michele Masulli, direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività e di Leonardo Santi, direttore affari regolatori e istituzionali di E.ON. L’Europa mette i consumatori al centro delle politiche energetiche, affidando loro un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Il cliente finale - quindi ciascuno di noi - è chiamato a un’azione attiva e collettiva. Azione che può compiersi anche attraverso le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) che, con l’ampliamento della potenza ammissibile, vedono accrescere sia le possibilità di impiego sia la loro complessità. “Maggiori saranno le configurazioni e l’ampiezza di perimetro e di servizi erogati dalle CER - spiega Michele Masulli, direttore area Energia di I-Com - tanto più diverse e considerevoli dovranno essere le competenze coinvolte. Anche la direttiva RED II sottolinea la necessità di una collaborazione stretta tra i cittadini e i soggetti attivi nel settore energetico. Si pensi alle ESCo, agli operatori della distribuzione e agli altri soggetti di mercato. Non sempre, infatti, risorse e competenze utili allo sviluppo della comunità sono disponibili a livello locale”. Sono competenze progettuali, giuridiche, manageriali, tecniche: si pensi alle esigenze legate alla costituzione della comunità, all’individuazione delle tecnologie, all’analisi degli asset energetici esistenti, al corretto dimensionamento, al finanziamento, alla realizzazione e alla manutenzione degli impianti, alle infrastrutture di rete, di misurazione, informatiche, ai rapporti con i soci e alla gestione amministrativa. È indispensabile il coinvolgimento degli operatori del settore, per sfruttare in pieno le potenzialità delle CER anche al fine di dare sostegno ai consumatori vulnerabili. Secondo una stima del MiTE, in Italia sono 4,7 milioni; valore molto superiore a quello dei beneficiari del bonus elettrico e gas. “Le comunità - sottolinea Leonardo Santi, direttore Affari regolatori e istituzionali di E.ON - sono, in prospettiva, un potente strumento di contrasto alla povertà energetica. Consentono di accedere, in misura strutturale, ad energia a costi ridotti, anche superando la logica del sostegno economico sulla commodity, come quello dei cosiddetti bonus sociali. Tolgono cioè dall’ottica dell’essere sussidiato e favoriscono l’assunzione di un ruolo attivo, anzi da protagonista, da parte dei consumatori”. In tutto questo i territori giocano sicuramente un ruolo fondamentale, poiché possono agire attivamente come catalizzatori per lo sviluppo delle iniziative, favorendo l’aggregazione dei cittadini. Ma possono anche, e soprattutto, contribuire, insieme agli operatori del settore, alla diffusione della cultura della condivisione e della responsabilità individuale nel percorso di transizione ecologica.

  • A Singapore installato il primo sistema di accumulo del Paese

    Energia rinnovabile e sistemi di accumulo sono un binomio imprescindibile per la sicurezza e la stabilità delle reti. A Singapore, presso il terminal di Pasir Panjang, l’hub di trasbordo container più grande del mondo, è stato installato il primo sistema di accumulo di energia a batteria (BESS – Battery Energy Storage System) del Paese. Il sistema servirà per gestire i picchi di consumo delle attività portuali ed efficientare il funzionamento delle attrezzature, come gru e bracci meccanici. Con una capacità di 2 MWh, il sistema entrerà in funzione nel terzo trimestre del 2022 e secondo l’Energy Market Authority (EMA) di Singapore sarà in grado di migliorare l’efficienza energetica delle operazioni portuali del 2,5 per cento, oltre a ridurre l’impronta di carbonio del terminal di 1.000 tonnellate di CO2 equivalente l’anno. Il sistema, composto da BESS e da pannelli fotovoltaici, sarà gestito da una piattaforma che utilizza l’apprendimento automatico per fornire previsioni in tempo reale della domanda di energia del terminal. Ogni volta che sarà previsto un aumento dei consumi, l’unità BESS sarà attivata per fornire energia e contribuire a soddisfare la domanda; in altri momenti il sistema potrà invece fornire servizi ausiliari alla rete elettrica di Singapore. L’impianto fa parte del programma Acceleration Energy Storage for Singapore dell’EMA per favorire lo sviluppo dei sistemi di storage. L' obiettivo è raggiungere 200 MW di accumulo entro il 2025. Una volta testato, il sistema sarà applicato anche al porto di Tuas che, una volta completato nel 2040, sarà il più grande terminal completamente automatizzato del mondo.

  • Austria, al via la costruzione del più grande elettrolizzatore del Paese

    La strategia per l’idrogeno del governo di Vienna prevede una capacità di elettrolisi di 1 GW entro il 2030. Con un impegno finanziario di 40 milioni di euro, la produzione di idrogeno verde sarà principalmente indirizzata per la decarbonizzazione dell’industria e dei settori hard to abate. Il Burgenland, la regione più orientale del Paese alpino, ha dato il via al progetto per la costruzione del più grande impianto di elettrolisi austriaco, che al 2030 potrà produrre ogni anno 40.000 tonnellate di idrogeno verde. L’impianto, la cui realizzazione prevede più fasi, una volta a pieno regime eviterà l’emissione di 400.000 tonnellate di CO2 l’anno. L’elettrolizzatore, che già nel 2026 sarà in grado di produrre 9.000 tonnellate di H2, sarà alimentato da impianti eolici e solari locali con una capacità di 300 MW. “Questo progetto – ha dichiarato Leonore Gewessler, Ministro austriaco del clima, dell’ambiente e dell’energia - è un passo importante della strategia nazionale per l’idrogeno, su cui il Paese farà sempre più affidamento al fine di ridurre la propria dipendenza dalle importazioni di energia”. L’impianto per la produzione di idrogeno verde aiuterà inoltre la regione del Burgenland a raggiungere l’obiettivo di diventare climaticamente neutra e autosufficiente dal punto di vista energetico entro il 2030.

  • Da Belgrado decollano 900 tonnellate di CO2 in meno

    Gli aeroporti, ancor di più gli scali internazionali, sono vere e proprie cittadelle che, come le vere città, si trovano a dover pianificare politiche e interventi per decarbonizzare i propri consumi e abbattere le emissioni. In Serbia l’aeroporto di Belgrado Nikola Tesla, il più importante del Paese con oltre 5 milioni di passeggeri in transito ogni anno, ha installato una nuova centrale solare da 1 MW che potrà fornire alla struttura 1.130.000 kWh di elettricità green (pari al fabbisogno di circa 430 famiglie). Realizzato sulla strada per Surčin, accanto al nuovo parcheggio della stazione aeroportuale, l’impianto è formato da 3.000 pannelli fotovoltaici distribuiti su una distesa di 15.900 metri quadri e consentirà di ridurre le emissioni di CO2 di 900 tonnellate l’anno. “Dal 2018 – ha dichiarato François Berisot, CEO dell’aeroporto di Belgrado – il Nikola Tesla ha implementato progetti ambientali, tra cui l’installazione di un impianto di riscaldamento a gas naturale, un impianto di trattamento dei rifiuti solidi e un impianto di trattamento delle acque reflue; questa ultima realizzazione ci aiuterà a raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050”. L’aeroporto ha inoltre aderito nel 2020 al programma Airport Carbon Accreditation (ACA) per la gestione delle emissioni di anidride carbonica, ottenendo il certificato di livello 1 per la struttura, mentre è ancora in corso la certificazione di livello 2; sta inoltre ottenendo lo standard 50001 sull’efficienza energetica. Airport Carbon Accreditation è un programma globale promosso dall’agenzia europea dell’Airport Council International (ACI) – l’associazione degli operatori aeroportuali – che valuta, su metodologie riconosciute a livello internazionale e attraverso 6 livelli di certificazione, gli sforzi compiuti dagli aeroporti per gestire e ridurre le proprie emissioni di carbonio.

  • Il solare off-grid in aiuto delle zone remote dei Paesi africani

    In Benin, nelle cui zone rurali meno di una persona su cinque ha accesso a elettricità sicura e affidabile, più di un milione di famiglie utilizza ancora fonti inquinanti, come il cherosene, per alimentare generatori elettrici. Ora, la Banca europea per gli investimenti (BEI) ha approvato un prestito pari a 10 milioni di euro a sostegno dell’implementazione di 107.000 impianti solari domestici che potrebbero coprire il fabbisogno di circa 600.000 persone con energia totalmente green. Costituiti da moduli fotovoltaici e accumulatori, questi impianti sono acquistabili secondo il modello pay-as-you-go: possono cioè essere ripagati in diversi anni con meno di 20 centesimi di dollaro al giorno e, grazie al finanziamento della BEI, rimborsati anche in valuta locale, dando così la possibilità a famiglie e piccoli imprenditori di aree remote del Paese di avere per la prima volta una fonte di elettricità affidabile ed economica. “I sistemi solari off-grid - ha dichiarato Ambroise Fayolle, vicepresidente della BEI - rendono possibile uno sviluppo economico e sociale sostenibile. Questa è la chiave per il futuro dell’Africa e un fattore decisivo per attutire l’impatto degli shock energetici globali”. Il Benin è il sesto Paese africano a beneficiare del sostegno mirato per l’energia off-grid da parte della Banca europea per gli investimenti; progetti simili sono stati sviluppati anche in Mozambico, Uganda, Ciad, Repubblica Democratica del Congo e nelle Isole Comore. “Questo è un esempio concreto del Green Deal europeo per l’Africa - ha dichiarato Sylvia Hartleif, Ambasciatrice UE in Benin: alimentare le aree rurali grazie all’impegno del settore privato e alla tecnologia solare off-grid. Il progetto offre nuove opportunità a oltre mezzo milione di persone e apre la strada alla transizione verso l’energia pulita, in linea con la strategia Global Gateway dell’U". Negli ultimi dieci anni la Banca europea per gli investimenti ha stanziato oltre 5,4 miliardi di euro per lo sviluppo dell’energia verde in Africa.

  • Il governo di Sarajevo ascolta gli ambientalisti e dice stop al mini-idroelettrico

    La Camera dei Popoli della Bosnia-Erzegovina ha approvato la legge che vieta il rilascio di autorizzazioni per piccoli impianti idroelettrici con capacità fino a 10 MW. Due anni dopo il voto a favore sulla protezione dei fiumi della Camera dei Rappresentanti, con il contestuale avvio di una revisione dei permessi e delle concessioni esistenti oltre che dei progetti in corso per le piccole centrali idroelettriche, è arrivata la decisione del Governo. L’intervento del Governo, con una legge che ponesse fine alla realizzazione di questi impianti, era stato auspicato dai gruppi ambientalisti e dalle comunità delle zone interessate. In particolare, l’organizzazione ambientalista bosniaca Eko akcija (Azione ecologica) ha sottolineato come questa nuova norma impedirà la costruzione di 111 piccole centrali idroelettriche su 60 fiumi nella Federazione della Bosnia-Erzegovina e può mettere in discussione la realizzazione di altri 62 progetti già previsti su 39 fiumi. Non solo, Eko akcija ha in programma di intraprendere una nuova iniziativa per una revisione di quelle concessioni esistenti per ora esentate dalla nuova legge. Attualmente, nella Federazione della Bosnia-Erzegovina si contano 119 piccole centrali idroelettriche attive.

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