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Transizione energetica e partecipazione: il caso delle CER

In un momento delicato come quello attuale, le Comunità Energetiche Rinnovabili possono rivestire un ruolo fondamentale per raggiungere i target ambientali e contenere l’aumento dei prezzi dell’energia.

Moss Community Energy Launch

La crisi post pandemica, acuita dalla guerra, ci interroga sulle nostre azioni a breve e a medio termine. Di pari passo, la disponibilità di risorse economiche merita di essere indirizzata verso interventi efficaci e verticali. Le potenzialità non mancano e possiamo orientare le scelte per essere più efficaci.


Abbiamo scelto di raccontare alcune delle tessere che formano il mosaico di opportunità rappresentato dalla transizione energetica. La nostra vuole essere una narrazione a più voci. Il primo tassello è rappresentato dalle CER, le Comunità Energetiche Rinnovabili. E le voci sono quelle di Michele Masulli, direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività e di Leonardo Santi, direttore affari regolatori e istituzionali di E.ON.


L’Europa mette i consumatori al centro delle politiche energetiche, affidando loro un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Il cliente finale - quindi ciascuno di noi - è chiamato a un’azione attiva e collettiva. Azione che può compiersi anche attraverso le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) che, con l’ampliamento della potenza ammissibile, vedono accrescere sia le possibilità di impiego sia la loro complessità.


“Maggiori saranno le configurazioni e l’ampiezza di perimetro e di servizi erogati dalle CER - spiega Michele Masulli, direttore area Energia di I-Com - tanto più diverse e considerevoli dovranno essere le competenze coinvolte. Anche la direttiva RED II sottolinea la necessità di una collaborazione stretta tra i cittadini e i soggetti attivi nel settore energetico. Si pensi alle ESCo, agli operatori della distribuzione e agli altri soggetti di mercato. Non sempre, infatti, risorse e competenze utili allo sviluppo della comunità sono disponibili a livello locale”.

Sono competenze progettuali, giuridiche, manageriali, tecniche: si pensi alle esigenze legate alla costituzione della comunità, all’individuazione delle tecnologie, all’analisi degli asset energetici esistenti, al corretto dimensionamento, al finanziamento, alla realizzazione e alla manutenzione degli impianti, alle infrastrutture di rete, di misurazione, informatiche, ai rapporti con i soci e alla gestione amministrativa.


È indispensabile il coinvolgimento degli operatori del settore, per sfruttare in pieno le potenzialità delle CER anche al fine di dare sostegno ai consumatori vulnerabili. Secondo una stima del MiTE, in Italia sono 4,7 milioni; valore molto superiore a quello dei beneficiari del bonus elettrico e gas.


“Le comunità - sottolinea Leonardo Santi, direttore Affari regolatori e istituzionali di E.ON - sono, in prospettiva, un potente strumento di contrasto alla povertà energetica. Consentono di accedere, in misura strutturale, ad energia a costi ridotti, anche superando la logica del sostegno economico sulla commodity, come quello dei cosiddetti bonus sociali. Tolgono cioè dall’ottica dell’essere sussidiato e favoriscono l’assunzione di un ruolo attivo, anzi da protagonista, da parte dei consumatori”.

In tutto questo i territori giocano sicuramente un ruolo fondamentale, poiché possono agire attivamente come catalizzatori per lo sviluppo delle iniziative, favorendo l’aggregazione dei cittadini. Ma possono anche, e soprattutto, contribuire, insieme agli operatori del settore, alla diffusione della cultura della condivisione e della responsabilità individuale nel percorso di transizione ecologica.




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