Uno dei problemi per la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili è spesso rappresentato dalle opposizioni delle comunità locali. Una questione non solo italiana.
Nel suo rapporto annuale al parlamento federale australiano Andrew Dyer, commissario per l’Australian Energy Infrastructure, ha mostrato come nel 2021 sono stati 63 i reclami presentati contro parchi eolici dalle comunità locali, 14 dei quali per parchi eolici già operativi.
Denunce dovute soprattutto per le ripercussioni alla salute degli abitanti attribuite alla prossimità degli impianti. In particolare, disturbi del sonno, mal di testa, mal di orecchie, tachicardia, pressione alta, problemi di vista, diabete, costrizione del torace, nausea e affaticamento generale. Condizioni che sarebbero causate dal rumore, udibile e a bassa frequenza, inclusi gli infrasuoni, nonché dalle vibrazioni attribuite al funzionamento delle turbine e che spesso persistono anche quando gli impianti non sono in funzione.
“Tuttavia, solo un numero esiguo di denuncianti – ha affermato Andrew Dyer – ha accettato di collaborare con l’Ufficio e di fornire prove dei problemi di salute dichiarati. E in tutti questi casi, la causa principale del problema di salute non era attribuibile al parco eolico”.
Un aspetto positivo? La drastica diminuzione rispetto ai numeri del 2020, quando si erano registrate ben 230 denunce. L’Australian Energy Infrastructure Commissioner è stato creato nel 2015 dal governo australiano proprio per ricevere e gestire le denunce delle comunità in merito a parchi eolici e solari su larga scala. Dal 2021 l’Ufficio dell’AIEC ha esteso il proprio ruolo agli impianti di stoccaggio e ai nuovi grandi progetti di trasmissione elettrica.
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