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ACCESSO ALL'ENERGIA

Lo Zimbabwe punta al 26,5 per cento di FER al 2030

Una delle tante dicotomie del continente africano è il potenziale di sviluppo delle fonti rinnovabili da una parte e la grande percentuale di abitanti non raggiunti dall’elettricità dall’altra.


Lo Zimbabwe, uno dei più piccoli stati dell’Africa meridionale, sta cercando di dare la priorità allo sfruttamento delle energie rinnovabili proprio per risolvere i propri problemi energetici.

Il Ministero dell’Energia e dello Sviluppo Energetico ha così dato mandato alla Zimbabwe Energy Regulatory Authority (ZERA) di mettere in atto la nuova National Energy Policy (NEP), redatta a fine 2020, con cui lo Zimbabwe mira ad ottenere il 16,5 per cento della capacità di generazione da fonti rinnovabili entro il 2025; obiettivo che entro il 2030 diventerà del 26,5 per cento. ZERA dovrà svolgere un ruolo guida nel promuovere una maggiore diffusione e investimenti nelle tecnologie per le rinnovabili che saranno determinanti affinché l’elettricità sia accessibile a tutta la popolazione entro il 2030.

Il portafoglio di FER del Paese è enorme e diversificato e include solare, idroelettrico, biomasse e, in misura limitata, eolico e geotermia.


“Come Paese - ha dichiarato Emmerson Dambudzo Mnangagwa, presidente dello Zimbabwe - ci siamo impegnati a ridurre le emissioni di gas serra del 33 per cento pro capite entro il 2030. Il mio Governo faciliterà la creazione di nuovi progetti in modo da attirare maggiori investimenti e creare opportunità nel settore energetico”.

Ancora oggi nello Zimbabwe c’è una differenza significativa nell’accesso all’elettricità tra città e zone rurali. Se nelle aree urbane l’83 per cento delle famiglie è raggiunta dall’elettricità, in quelle rurali la percentuale cala drammaticamente al 13 per cento.

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