Nel novembre 2020 l’Unione Europea ha emanato la Strategia sulle energie rinnovabili offshore, che si propone di aumentare la capacità eolica offshore dai 12 GW attuali ad almeno 60 GW entro il 2030, per raggiungere i 300 GW entro il 2050.
Con lo scopo di perseguire questi obiettivi, il progetto europeo Blue Deal, che mira allo sviluppo sostenibile dell’economia mediterranea, ha dato vita a una serie di Transferring Labs per analizzare la situazione delle energie rinnovabili marine, le tecnologie e le possibilità di implementazione.
Durante il secondo appuntamento, organizzato dalla Facoltà di ingegneria meccanica e architettura navale dell’Università di Zagabria, ci si è soffermati in particolare sull’analisi dell’area antistante le coste croate, dove sono presenti le piattaforme di gas naturale di INA-Industrija Nafte, compagnia petrolifera statale. Piattaforme che dovrebbero essere chiuse entro il 2025 e sostituite proprio con parchi eolici offshore.
“La parte settentrionale dell’Adriatico - ha dichiarato il professor Neven Duic, capo del Dipartimento energia presso la Facoltà di ingegneria meccanica e architettura navale dell’Università di Zagabria - è la posizione migliore per i parchi eolici offshore, perché il mare poco profondo è adatto alla tecnologia attuale e, secondo le nostre stime, il 20 per cento dell’energia croata potrebbe essere prodotta proprio nel mare Adriatico”.
Sono 19 le piattaforme per la produzione di gas naturale di INA nell’Adriatico settentrionale, mentre la produzione totale annua di gas (tra terra e mare) della compagnia croata è sufficiente a soddisfare circa il 30 per cento dei consumi del Paese.
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