Mentre uno studio finanziato dal Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti stima che i costi dell’energia eolica - offshore e onshore - potrebbero diminuire fino al 49 per cento entro il 2050, c’è chi vota contro nuove installazioni di pale e turbine nei propri mari.
Questo è infatti l’esito di un referendum che si è svolto a Soderhamn, in Svezia, in occasione delle elezioni per il rinnovo dei 349 membri del Riksdag (il Parlamento svedese) e delle amministrazioni regionali e municipali. Un voto puramente consultivo e non giuridicamente vincolante, che tuttavia ha visto quasi il 60 per cento degli 11.000 abitanti del distretto votare contro lo sviluppo dell’eolico offshore nell’area del Mar Baltico prospiciente il loro territorio. Consultazione che ha visto, tra l’altro, solo il 10 per cento di astensionismo.
I due quesiti referendari riguardavano i progetti per la realizzazione di due nuove installazioni nel Golfo di Botnia: il parco eolico Storgrundet Wind Farm, a circa 11 chilometri dalla costa di Soderhamn, e quello di Gretas Klacker II, che si dovrebbe sviluppare su un’area di 57 chilometri quadrati a 25 chilometri dalla costa.
Da notare che il progetto Storgrundet Wind Farm, con una capacità di 1 GW, è già nella fase autorizzativa ed è stato recentemente siglato un accordo per collegarlo a un nuovo impianto da 600 MW per la produzione di idrogeno verde. La messa in servizio del parco eolico è prevista per il 2030. Nonostante il risultato del voto, le possibilità che venga sospeso anche uno solo dei progetti rimangono praticamente nulle.
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