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  • RICERCA

Eolico e decommissioning: dai funghi in arrivo le pale... compostabili!

L’aumento esponenziale degli impianti rinnovabili, in particolare eolici e solari, sta facendo crescere la preoccupazione per lo smaltimento dei vecchi componenti. Nel rapporto Winding Up: Decommissioning, Recycling and Waste Management of Australian Wind Turbines il Clean Energy Council ha constatato che il più grande ostacolo al riciclo delle turbine eoliche è rappresentato dallo smaltimento delle pale.

Un problema sempre più imminente, se pensiamo che nella sola Australia si prevede che circa 15.000 tonnellate di pale saranno dismesse entro il 2034, quando 31 dei 110 parchi eolici del Paese arriveranno alla fine della loro vita produttiva. Nulla, se paragonate ai 43 milioni di tonnellate di pale che dovrebbero essere sostituite nel mondo entro il 2050.


Una possibile soluzione arriva dagli USA, dal Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale della University of California (UC Davis), dove si sta studiando la realizzazione di pale compostabili, usando bambù e… micelio, la radice dei funghi.


I ricercatori, che hanno già approntato a scopo dimostrativo una prima pala di 60 cm per una piccola turbina da 400 Watt, sono al lavoro per costruire un secondo prototipo lunga 1 metro per una turbina da 1 kW, con l’obiettivo di testarne la resistenza a venti di 85 miglia orarie. I test strutturali sul rotore inizieranno intorno alla prima settimana di luglio e si avrà così il primo dato relativo alla velocità che la pala può sopportare senza frantumarsi (800 RPM è la velocità nominale della turbina da 1 kW).


Se i risultati saranno positivi, il gruppo di lavoro della UC Davis potrebbe mettere in funzione la turbina con tutte le pale di micelio-bambù entro la fine di agosto 2023, prima di passare allo step successivo che prevede la realizzazione delle pale compostabili per una turbina da 10 kW e la ricerca di partner industriali per la possibile commercializzazione.


Attualmente le pale, lunghe anche 80 metri, sono realizzate in polietilene tereftalato (PET) o in un composto di fibra di vetro, resine epossidiche e legno di balsa; una combinazione non molto riciclabile ma in grado di resistere a grandi forze e a velocità del vento elevate.

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