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Santi (E.ON): “CER, siamo all’ultimo miglio di un lungo percorso”

Comunità energetiche rinnovabili e autoconsumo collettivo sono due nuovi modi per i cittadini di aggregarsi, produrre e condividere energia elettrica. Il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica è in attesa del via libera della Commissione alla proposta di decreto per il recepimento della Direttiva RED II inviata nel febbraio scorso. Un via libera che, secondo il MASE, consentirà di avviare in Italia tra le 15 mila e le 30 mila CER.

La sensazione è quindi quella di un ci siamo quasi, anche se rimangono ancora delle questioni da affrontare. Temi che Leonardo Santi, direttore Affari regolatori e istituzionali di E.ON Italia, esamina in un’ampia intervista rilasciata al periodico Nuova Energia.


“Siamo probabilmente all’ultimo miglio di un lungo percorso iniziato col recepimento anticipato della direttiva RED II con la quale l’Unione Europea ha riconosciuto valenza giuridica alle associazioni di cittadini attive nel condividere l’energia autoprodotta”.

Un percorso che dovrebbe portare finalmente ad avere un quadro consolidato di medio periodo, anche se già oggi ci sono le condizioni per poter realizzare, seppure con modalità limitanti, delle esperienze di condivisione dell’energia. Tanto è vero che nel nostro Paese si possono contare già alcune decine di CER operative.


“Il quadro che va delineandosi non è certo definitivo - continua Santi - ma quantomeno è caratterizzato da una maggiore stabilità e da regole che ampliano il perimetro di ciò che si potrà effettivamente realizzare”.

La dimensione massima degli impianti, infatti, passerà dai 200 kW del regime transitorio a 1 MW. Già con il decreto legislativo di recepimento della direttiva europea è previsto che tutti i consumatori possono accedere alle CER. Incluse le grandi imprese, purché non detengano potere di controllo sulle comunità e purché la partecipazione non rappresenti l’attività principale. Come queste realtà partecipino effettivamente alle comunità energetiche resta però un punto ancora aperto.


“Il coinvolgimento delle grandi imprese potrebbe essere un fattore importante, se non determinante, per lo sviluppo massiccio delle CER. Hanno competenze e capacità economica e finanziaria: sono soggetti che potrebbero abilitare o promuovere in modo più consistente la diffusione di queste comunità”.

Energy company che potrebbe essere il semplice promotore, o il produttore che installa l’impianto e lo gestisce per conto della comunità; oppure, su delega della comunità stessa, agire come referente con il GSE e avere un ruolo operativo anche nella gestione dei flussi.


“Ci sono realtà - conclude Santi - come le amministrazioni dei piccoli Comuni, che non sono abbastanza strutturate per poter operare la gestione di determinate complessità. Quando si ha a che fare con PA o con soggetti che hanno una funzione pubblica, come ad esempio le scuole, un coinvolgimento più importante da parte delle compagnie energetiche, con la presenza di professionalità esperte, potrebbe portare maggiore valore”. Ed essere dirimente per lo sviluppo delle CER.

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