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Nucleare «in azione»: miracolo a Milano

“Speriamo che Carletto non tardi”. Due signore con accento bergamasco si scambiano confidenze e commenti. Forse hanno un treno da prendere per rincasare. Il teatro Menotti ha 500 posti e si riempie in fretta nonostante l’ora, il freddo - eh sì, è arrivato il freddo a Milano - e la pioggia. Va in scena un testo scomodo, levato dai cartelloni italiani nel 1987 nonostante fossimo una delle eccellenze a livello mondiale. No, non è opera lirica: qui si parla di nucleare.

Nucleare? Sì, grazie. Per una transizione energetica realmente sostenibile. L’incontro, organizzato in collaborazione con il Gruppo parlamentare alla Camera dei deputati di Azione, si svolge all’ora dell’aperitivo milanese. “Io sono sempre stata d’accordo sul nucleare. Certo, devi farlo bene. E poi tanto, scusa, ce l’abbiamo appena fuori casa!” continua la signora col golfino bordeaux. “Anche se io al referendum ho votato contro” aggiunge.


Se avessi memoria fotografica riconoscerei Chicco Testa, seduto in disparte in prima fila, come uno che all’occorrenza può uscire prima senza dare nell’occhio (infatti a un certo punto se ne va). Tanti giovani, assieme a signori con - diciamo - molta più esperienza. Manca la middle age e forse la middle class, a giudicare da borse e accessori (e dai discorsi nel foyer). Ma quanti giovani! Tutti con visetti carini e civilmente impegnati. Ci sarà un casting per gli iscritti al partito di Calenda o è selezione naturale? I belli, si sa, si attraggono.


“Sono le 19:00 di un giorno lavorativo e siamo in overbooking. Sapevamo che Milano era la città giusta per affrontare discorsi seri di strategia e di futuro del Paese. Perché quando si parla di energia si parla di futuro”. Fabrizio Benzoni, segretario regionale e Commissario di Azione per Lombardia ed Estero, nel suo saluto racconta di un grande risultato, frutto del lavoro di tanti mesi: “In un anno siamo riusciti a far tornare il nucleare in Parlamento”.


Una battaglia politica e di informazione: “La competenza ci caratterizza. Il professor Zollino gira l’Italia come una popstar - e fra poco anche l’Europa - per smontare i pregiudizi, guardando ai prossimi 30 anni e non alle prossime elezioni. Perché la politica la si fa incontrando le persone ed entrando nel merito delle questioni”.


Questa serata ne è un esempio. Il professor Giuseppe Zollino, responsabile Energia e Ambiente di Azione, offre ai presenti una lezione di altissimo livello e soprattutto accessibile a chiunque. “La persistenza della CO2 in atmosfera è superiore ai 200 anni - esordisce Zollino. E quando dico 200 anni sto basso. Tuttavia, sarebbe folle continuare senza fare nulla”.


“Abbiamo bisogno di un piano di adattamento al cambiamento climatico di tutte le nostre infrastrutture. E occorre una strategia di riduzione delle emissioni in tempi compatibili con quelli tecnici ed economici di sostituzione tecnologica, usando tutte le tecnologie della tassonomia UE”.

Tradotto in opere: serve l’elettrificazione spinta di tutti i consumi finali generando elettricità senza emissioni di CO2. Ma soddisfare la domanda elettrica solo con sole e vento è complicato, a causa della loro grande variabilità, della mancanza di programmabilità e perché sono sincroni. Non è banale oggi produrre elettricità 100 per cento rinnovabile senza nucleare. Ma di quale nucleare parliamo? “Il nucleare che c’è, non quello che ci sarà in futuro. Pensiamo a centrali multi-reattore che occupano in tutto 200 ettari. 200 campi di calcio, mi dicono di dire, perché pensano che non sappiate cos’è un ettaro”.


Ma è sicuro, il nucleare che c’è? “Nessuna attività umana è esente da impatti. Non esiste il do not harm. Esiste invece il caso in cui i benefici sono superiori ai rischi. Non deridiamo la paura, ma spieghiamo i fatti: le scorie prodotte da 36 GW di nucleare per tutta la vita utile delle centrali avrebbero le dimensioni di un cubo di lato 3,80 metri. Il problema si affronta e si risolve, ci vuole solo attenzione”.


E finalmente, per la gioia delle signore, arriva il momento di Carletto. “Il metodo che stiamo usando per spiegare il nucleare è lo stesso che adottiamo con tutte le altre nostre proposte: quanto costa e perché è migliore di un’altra. Vogliamo spiegare agli italiani come si fa politica, che non è l’arte del rumore ma parte dai numeri e dalla capacità di comprenderli”.


“Il pericolo numero uno della politica di questi anni - spiega Rosa Filippini, direttrice dell’Astrolabio - è stato il conformismo. Adeguarsi all’opinione corrente, quella più in voga, quella ritenuta maggioritaria”.

“Deve esserci un luogo in cui una posizione si costruisce vedendo la realtà, riconoscendo i dati. E questo non lo fa più nessuno. Quel modo di fare politica si è perduto”. Ma affrontare i problemi uno per volta, ci si sbaglia. Il consumo di suolo è una questione da affrontare così come quella della perdita di paesaggio e biodiversità. E insieme, occorre avere energia concentrata, continua ed economica.


“Le tecnologie della complessità sono quelle che consentiremmo a tutto il mondo di avere il benessere che abbiamo noi”.

Non ci sono scorciatoie. Per quanto sia difficile questa strada, non ce n’è un’altra.


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