Dopo alcuni piccoli progressi, la crisi pandemica sembra aver rallentato fortemente il percorso verso la decarbonizzazione dell’India. Si conferma terzo Paese al mondo per consumo di energia, raddoppiato dal 2000.
Secondo la International Energy Agency (IEA), l’80 per cento della domanda dell'India è ancora soddisfatta da carbone, petrolio e biomassa solida, con il solare che rappresenta meno del 4 per cento della produzione di elettricità.
Lo sviluppo green del Paese è stato bloccato appunto dalla pandemia che ha colpito gli investimenti nel settore energetico con una riduzione del 15 per cento nel 2020.
Un calo negli investimenti e, quindi, di nuovi progetti che rischiano di far fallire l’obiettivo del governo indiano di raggiungere entro la fine del 2022 una capacità di generazione rinnovabile di 175 GW, tra solare (100 GW), eolico (60 GW), biomasse (10 GW) e mini-idroelettrico (5 GW) e l’ancor più sfidante target al 2030 di 450 GW di capacità da FER.
Un rallentamento che si contrappone alla sempre maggiore urbanizzazione e alla continua industrializzazione dell’India, che farà aumentare il già alto fabbisogno energetico.
È interessante sottolineare che l'India nel 2019 ha raggiunto un accesso quasi universale all'elettricità: un traguardo raggiunto in meno di due decenni per un Paese che conta oltre 900 milioni di cittadini.
Comments