Duferco Travi e Profilati inaugura il nuovo laminatoio SBM (Smart Beam Manufacturing) integrato con l’acciaieria di San Zeno Naviglio, a valle dell’impianto siderurgico specializzato nella produzione di travi acquisito nel 1996. Cinquecento metri di lunghezza, 250 milioni di euro investiti, nuova occupazione diretta per circa 150 persone senza contare l’indotto.
Prime impressioni: orgoglio senza pregiudizio. Attraverso in auto san Zeno Naviglio, arrivando da Brescia. Case basse, la chiesa, i negozi e poi, dopo una svolta, un lungo rettilineo accanto al quale si sviluppa l’Azienda. Così la chiama l’autista che mi accompagna, e sembra usi la maiuscola ogni volta che la nomina. Ma c’è davvero da usare le maiuscole per descrivere quello che si vede, dentro e fuori l’acciaieria Duferco Travi e Profilati. Perché qui tutto è enorme e straordinario.
Un tendone da circo con otto cupole rette da altrettante colonne, gremito di giacche blu e tute grigie (una divisa di una eleganza che niente ha da invidiare a quella di blasonati e griffati club cestistici). 700 sedie tutte occupate - contate a spanne e per difetto, chi mi conosce lo sa che i numeri non sono il mio forte… - e tanti restano in piedi. Moltissime le autorità civili e militari (avvistati anche diversi sacerdoti), uno spiegamento di forze giornalistiche da fare invidia a una sfilata di moda. Peccato solo la mia scarsa attitudine di fisionomista, che mi porta a conoscere tutti e a non riconoscere alcuno. Nel dubbio, sorrido.
Si inaugura il nuovo laminatoio SBM (Smart Beam Manufacturing) integrato con l’acciaieria di San Zeno Naviglio, a valle dell’impianto siderurgico specializzato nella produzione di travi che Duferco ha acquisito nel 1996. 500 metri di lunghezza, 250 milioni di euro investiti, nuova occupazione diretta per circa 150 persone (senza contare le opportunità per l’indotto del territorio), il laminatoio consentirà di avere un impianto produttivo interamente verticalizzato, ottimizzando l’efficienza complessiva del processo industriale sotto tutti gli aspetti.
“Realizzare un investimento di questo tipo significa avere fiducia del futuro - dichiara Antonio Gozzi, presidente del Gruppo Duferco. Noi siamo stati temerari ma anche fortunati. Del resto, l’ottimismo fa parte del bagaglio dei siderurgici italiani, un comparto di eccellenza nell’industria manifatturiera del Paese”.
L’impianto a bassissimo impatto ambientale - il più moderno del suo genere in Europa e tra i più efficienti del settore - ha una capacità produttiva potenziale di 700.000 tonnellate l’anno di acciaio laminato, automazione di livello 2 e intelligenza artificiale per la sua gestione. “Il mercato europeo delle travi non sarà più lo stesso”. Un treno di laminazione, come si dice in gergo, che doterà Duferco di un sistema estremamente efficiente nel cuore del mercato italiano ed europeo, permettendo la verticalizzazione della produzione di acciaio.
“Innovazione e sostenibilità in siderurgia sono tutt’uno. Innovare garantendo la sostenibilità è la strada da percorrere per mantenere un vantaggio competitivo in Europa - prosegue Gozzi. Ciò significa utilizzare le tecnologie digitali e di analisi di big data per risparmiare energia, acqua, per la sicurezza, per verificare la qualità sul prodotto”.
Se il futuro della siderurgia sarà necessariamente sostenibile e l’intelligenza artificiale porterà un cambio di paradigma epocale, il fattore umano - concentrazione, empatia, competenza, determinazione - resterà un ingrediente indispensabile che la macchina non potrà sostituire. “Per questo ringrazio le persone che hanno reso possibile questa storia - conclude Gozzi - una storia che si inserisce in una più grande, che è quella della siderurgia italiana”. Il nuovo laminatoio comunica il coraggio dell’impresa insieme allo sforzo corale di coloro che hanno creduto in questa sfida: la determinazione e la bellezza di inventare il futuro e di costruirlo.
“Ci sono tante ragioni di orgoglio - dichiara nel suo saluto Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia. Un grande investimento che crea posti di lavoro, mantiene questo territorio punto di riferimento europeo e dimostra che lo sviluppo sostenibile è realizzabile senza imposizioni ideologiche anche in un campo complicato come quello siderurgico”.
Attraverso un PPA (Power Purchase Agreement) pluriennale è assicurata la fornitura di energia da fonte rinnovabile, che unitamente a quella prodotta dall’impianto fotovoltaico - 10.620 moduli da 470 W ciascuno per una potenza di picco complessiva di 4.991 kW - permetterà di alimentare l’intero sito con circa 60 milioni di kWh, con un conseguente risparmio indiretto di CO2 pari a 28.000 tonnellate l’anno.
Il percorso della trave è stato raccontato centrandolo intorno a otto momenti, partendo dal forno di riscaldo - alimentato a gas ma già predisposto per l’impiego di idrogeno - che riscalda appunto il semiprodotto fino a 1.250 °C. La trave entra poi nella gabbia sbozzatrice, che deforma il bulbo caldo, e prosegue nel treno finitore. Il misuratore laser - il sistema di misura a caldo con tolleranze inferiori a 0,1 mm precede la placca di raffreddamento, che porta le barre appena laminate a temperatura sotto i 100 °C prima del processo di raddrizzatura (che avviene, manco a dirlo, nella raddrizzatrice). Le due seghe a freddo fisse poste a 50 metri l’una dall’altra tagliano le travi che finiscono nell’impilatore.
La nomenclatura può sembrare oscura, ma assicuro che vederlo è tutta un’altra cosa. “Il laminatoio SBM chiude il cerchio di un sogno industriale e lo proietta nel futuro. Un futuro che oggi inauguriamo”. In un mondo dove abbondano i campioni di promesse e di fughe, qui il futuro diventa presente certo e presenza stabile. Mica male.
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