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Europa unita? Nuove energie per il vecchio continente

A meno di un anno dalle elezioni europee, nel ricco programma del Meeting per l’amicizia fra i popoli un incontro per capire l’orientamento culturale e politico delle istituzioni del Vecchio Continente nei prossimi anni. Conoscere per decidere: è questo lo scopo dell’evento aperto da un videomessaggio di Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo.

Massimiliano Salini, deputato al Parlamento Europeo per il PPE

“Il titolo del Meeting rappresenta una positiva provocazione - esordisce Roberta Metsola - in un momento in cui il mondo è più instabile, polarizzato e si trova ad affrontare prove sfidanti. Vogliamo cogliere l’opportunità che queste sfide offrono alla nostra Europa, perché non sono le sfide a definire il nostro tempo, ma come risponderemo ad esse. L’Unione Europea è anche una storia di amicizie personali: riconoscere nell’altro un’opportunità piuttosto che un ostacolo, per realizzare insieme un progetto di bene. Spetta a noi tradurre questa aspirazione in politiche concrete”.


“Quando parliamo di Europa sono di più i distinguo, le delusioni e le contrapposizioni rispetto ai momenti di adesione e di condivisione“. Parte da questo dato di realtà l’intervento di Enzo Moavero Milanesi, professore di Diritto dell’Unione Europea all’Università Luiss Guido Carli. La capacità di autorità europea si è affievolita. Soprattutto di fronte a grandi sconvolgimenti, l’Europa arranca e il motivo forse va cercato nell’ imperfetto assetto dell’Unione.


“L’Europa non è una federazione né una confederazione ma una organizzazione internazionale e questo - sostiene Moavero Milanesi - non è un fatto secondario. Non ha una vera e propria Carta costituzionale (una Costituzione con la C maiuscola) né ha una costituzione strutturale. Rimane un club di Stati”.

Una delle paure dei cittadini europei è quello che sui temi fondamentali si perda la sovranità nazionale. Quale governance è necessaria affinché si formi una idea di Europa unita permettendo al contempo di valorizzare la volontà popolare? “Per trattare adeguatamente un tema rischioso come quello che è stato posto - una unità possibile e convergente all’interno di una comunità di popoli così diversi - bisogna decidere se la complessità sia un difetto o elemento di ricchezza. Quando è nato il progetto europeo, qualcuno ha deciso che quella diversità non fosse un ostacolo ma una base su cui fondare un disegno unitario”. Si presenta con questa provocazione Massimiliano Salini, deputato al Parlamento Europeo per il PPE.


Da quale punto di vista si sta di fronte a questa complessità? Quel punto - secondo Salini - si chiama uomo. “Partire dall’uomo per arrivare all’ipotesi politica e non il contrario. È l’ordine dei fattori che va valutato attentamente. Costruire un progetto che parta da una idea di uomo libero”. E sull’intervento delle istituzioni nella vita economica di un Paese, fa una precisazione: il problema non sta nel decidere di sostenere un determinato modello e mettere a disposizione danaro per questo, ma stabilire il modo univoco in cui devono essere tassativamente usati quei soldi. Un vincolo che tarpa le ali alla libera creatività dei tanti talenti presenti nella società civile.


“La distinzione non si pone tra presenza o meno dello Stato nella vita economica di un Paese – presenza sopportabilissima e spesso necessaria - ma il punto sta nel capire se lo Stato, pur quando finanzia, si fida della capacità dell’uomo di usare bene quel danaro”.
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