“Tra dieci anni potremmo trovarci nella condizione di avere una quota rilevante di energia prodotta da rinnovabili che rischia di non essere sfruttata appieno, nonostante l’implementazione di misure quali batterie utility-scale e impianti peakers”.
Inizia con questa riflessione l’editoriale di Matteo Codazzi - CEO di CESI – sul numero in distribuzione di Nuova Energia. Un’opportunità nell’ottica della transizione energetica per sfruttare questo potenziale è la produzione di idrogeno verde.
“Attraverso elettrolizzatori – continua Codazzi – che utilizzano proprio le rinnovabili, si può produrre a partire dall’acqua un idrogeno maggiormente funzionale al processo di decarbonizzazione e che potrebbe trovare applicazione in diversi ambiti”. Uno è proprio la riconversione dell’idrogeno in energia, un modo per utilizzare l’energia rinnovabile nei momenti in cui questa risulta in eccesso rispetto alla capacità del sistema elettrico di ritirarla e utilizzarla.
Non solo; una volta stoccato potrebbe essere utilizzato per la generazione di energia pulita nei periodi con meno disponibilità di rinnovabili, sfruttando pipeline e impianti a gas già attivi, con appositi retrofit per bruciare idrogeno. Ma, ad oggi, un freno è ancora rappresentato dai costi. “Una delle principali barriere all’utilizzo dell’idrogeno verde - conclude Matteo Codazzi - deriva dagli elevati costi degli elettrolizzatori, che lo rendono ancora non competitivo rispetto al cosiddetto idrogeno nero, prodotto da fonti fossili”.
Le previsioni però sono incoraggianti, presupponendo anche per questa tecnologia l’andamento a cui stiamo assistendo con le batterie, che si stima possano avere al 2030 costi inferiori del 70 per cento rispetto a quelli attuali.
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