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  • INNOVAZIONE

Besseghini (ARERA): “Brevetti, in Italia più qualità che quantità”

Presentata la quindicesima edizione del rapporto annuale sull’innovazione energetica realizzato dall’Istituto per la Competitività (I‐Com), curato dal direttore Area Sostenibilità Antonio Sileo. Nell’analisi, oltre ai brevetti energetici ed elettrici, per la prima volta sono stati indagati quelli in materia di efficienza energetica.

Presso la Coffee House di Palazzo Colonna, a Roma, si è svolto il convegno di presentazione del rapporto I-Com “L’innovazione energetica bussola del cambiamento” curato da Antonio Sileo

L’innovazione energetica bussola del cambiamento. È questo il titolo dello studio I-Com che parte dall’analisi dei brevetti per orientarsi nel grande mare dell’innovazione energetica. A livello mondiale nel 2021 sono stati 1,8 milioni i brevetti rilasciati, in crescita dell’8,2 per cento rispetto all’anno precedente.


L’innovazione è il motore del progresso umano e dello sviluppo sociale: alimenta la crescita economica e migliora la qualità della vita delle persone.


“Oggi, come mai prima d’ora - ha osservato il curatore del rapporto, Antonio Sileo - l’innovazione è chiamata a offrire soluzioni più efficienti ed efficaci per contenere i nostri impatti sull’ambiente. Per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 occorrerà uno sforzo titanico, che non dovrà lasciare indietro nessuno”.

La Cina continua ad essere la protagonista assoluta (639 mila brevetti, +31,8 per cento), mentre perdono terreno gli Stati Uniti, il Giappone e, in termini di percentuale di composizione, anche la Corea del Sud. Registrano valori in flessione tutti i Paesi europei, con l’Italia in calo del 10 per cento rispetto al 2020, il dato peggiore nel campione analizzato: detiene l’1,3 per cento dei brevetti a livello globale.


I numeri non sono altissimi ma la qualità di quello che c’è sembra buona. Contare i brevetti dà l’intensità della forza, ma guardarli dà il sentore di quali siano i settori che entrano strutturalmente in un certo tipo di difesa e di presidio della propria innovazione attraverso lo strumento del brevetto. Questo il commento - come sempre arguto, efficace e schietto - di Stefano Besseghini, presidente ARERA, che nel tirare le somme della mattina di lavori propone anche di sciogliere la connessione “brevetti uguale capacità di innovazione”, che porterebbe a una descrizione del nostro Paese non proprio corretta.


“In Italia abbiamo grande capacità di innovazione, meno cultura del brevetto: poca capacità di costruire strutturalmente la copertura brevettuale - commenta Besseghini. Un brevetto non è un fatto episodico: difende in una competizione internazionale e funziona se immerso in un sistema che lo difende e lo coltiva”.

Il brevetto è in fondo un certificato di innovazione a stato dell’arte. C’è qualche esperienza accademica di coltivazione dei brevetti e anche la componente industriale è significativa. Se si entra nel merito dei brevetti segnalati dal rapporto I-Com, è positivo riscontrare come ci sia un mondo che inizia a usare lo strumento in maniera corretta.


Altro elemento significativo: non ci sono tanti castelletti - spesso i brevetti sono famiglie brevettuali, un circuito di elementi di innovazione di tecnologie che permettono di tenere in piedi un sistema. E ci sono alcuni brevetti veramente interessanti, apparentemente di crescita incrementale ma su elementi profondamente trasversali: nascono in una tecnologia e vengono certificati dentro un certo mondo, ma hanno la capacità di essere trasversali a molti altri settori. In sintesi, se oltre ai numeri si guarda anche al contenuto, uno un po’ si conforta.

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