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TRANSIZIONE ENERGETICA

Al contadino francese non far sapere che il fotovoltaico rende più delle pere

Nelle campagne francesi la corsa al fotovoltaico mette a rischio l’agricoltura. Deciso il Governo: il solare deve fornire supporto all’attività agricola, non sostituirla. Esperti al lavoro per studiare le combinazioni migliori (l’equivalente energetico del proverbiale abbinamento culinario). Per alcune zone è già troppo tardi: di pere non c’è più nemmeno l’ombra.


coltivazione di pere e energia dal sole: connubio possibile?

Secondo l’Agenzia Francese per la Transizione Ecologica, nel 2022 dal sole sono arrivati in rete 16 GW di elettricità, 1,3 dei quali prodotti da impianti realizzati su terreni agricoli. Nei piani del Governo francese, le rinnovabili dovranno coprire almeno il 33 per cento entro il 2030, anche se si parla persino di raggiungere l’ambizioso 42,5 per cento del target europeo. Benvenuti dunque i nuovi progetti, per rimpolpare la percentuale di partenza.

 

Non sempre, però, le azioni sono buone come le intenzioni: qualcosa non va nello sviluppo del fotovoltaico tra i campi francesi e il Governo si sente in dovere di correre ai ripari. Risale a un anno fa il decreto che obbliga i progetti solari a rendere qualche tipo di servizio complementare all’attività agricola: fornire ombra, proteggere dalle gelate e dagli agenti atmosferici. In nessun caso l’impianto può avere prevalenza sull’attività agricola che lo ospita.

 

Il tentativo è mettere un freno alla corsa al pannello, resa più intensa dal ribasso dei costi e dalla crescente redditività della tecnologia, riporta Nature a febbraio 2024. In Francia, affittando i propri appezzamenti un coltivatore può guadagnare da 10 a 100 volte di più che lavorando la terra. La legge del 2023 mira al compromesso, vitale in Francia dove i terreni agricoli coprono la metà del territorio nazionale e rappresentano l’ubicazione più favorevole agli impianti solari, banditi da regioni urbanizzate, boschive o tutelate da vincoli ambientali o paesaggistici.

 

Al lavoro gli agronomi dell’INRAE - Istituto nazionale di ricerca in campo agricolo, alimentare ed ambientale - a Montpellier. Esperimenti sul campo già in atto in Occitania, dove i pannelli mostrano di poter mitigare le temperature rese innaturalmente alte dal cambiamento climatico. Coinvolti anche gli sviluppatori di sistemi mobili in grado di seguire il sole, che assicurano un aumento della produttività per le colture francesi tradizionali come vigneti o alberi da frutto. La collaborazione si allarga ai 56 partner del cluster di imprese radunate dall’INRAE, che include anche le aziende energetiche. Le premesse per una collaborazione reciprocamente vantaggiosa sembrano buone.

 

L’abbinamento colture-pannelli sembra appetitoso a prima vista, ma non mancano gli scettici: l’agrivoltaico rende meno del solare tradizionale, cui non è richiesto di variare l’orientamento dei pannelli; ed è più costoso: 10 volte di più di un campo fotovoltaico tradizionale, per stessa ammissione del direttore di ricerca del cluster targato INRAE.

 

Gli sforzi per soddisfare i palati di aziende energetiche ed agricole proseguono: il Governo è al lavoro su diverse bozze di legge che includono l’imposizione di sanzioni per gli imprenditori agricoli che non rispettino dei livelli minimi di produttività. Al cuore delle dispute anche la definizione di una percentuale massima di terreno ricopribile con i pannelli. Le aziende energetiche spingono per un 40 per cento, contro il parere degli agronomi che indicano il 25 per cento come limite massimo oltre il quale la produttività agricola è in pericolo.

 

Chissà se l’abbinata fotovoltaico-coltivazione riuscirà gustosa come quella del celebre proverbio. Di sicuro, i contadini del dipartimento francese dei Pirenei Orientali hanno mostrato di gradire di più i pannelli che le pere: dal 2000, nei due terzi delle serre della regione sono comparsi i pannelli solari e scomparsi del tutto gli alberi da frutto.


Carolina Gambino

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