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  • POLITICA ENERGETICA

“Abituati ad essere pionieri”. Edison inaugura la centrale più efficiente d’Italia


Produzione low carbon - è in grado di abbattere le emissioni specifiche di ossidi di azoto fino al 70 per cento e quelle di anidride carbonica fino al 30 per cento rispetto alla media dell’attuale parco italiano - e altamente flessibile - compensa l’intermittenza delle rinnovabili: inaugurato da Edison l’impianto di Marghera Levante (Venezia), il termoelettrico più efficiente d’Italia già pronto per l’idrogeno.

Da sinistra Vincenzo Marinese, Fabrizio Fabbri, Nicola Monti, Marc Benayoun, Adolfo Urso, Luigi Brugnaro, Maurizio Malusardi, Marco Stangalino

Un’eccellenza industriale al servizio della transizione energetica del Paese. Ecco che cos’è il ciclo combinato a gas naturale da 780 MW di Edison a Marghera: una turbina da 515 MW classe H di Ansaldo Energia, un generatore di vapore a recupero con sistema catalitico di riduzione degli ossidi di azoto e una turbina a vapore da 265 MW. Il tutto con un rendimento record del 63 per cento.


In una giornata calda - la prima veramente estiva di questo insolito mese di giugno - uno splendido Dario Laruffa introduce Marc Benayoun, presidente di Edison, che racconta emozionato di “un progetto ambizioso e fortemente innovativo avviato nel 2018, un importante investimento, una centrale di grande taglia - con turbina ad alto rendimento - strategica per il Paese”.


Nicola Monti, amministratore delegato di Edison, aggiunge dettagli: l’impianto, realizzato grazie alle sinergie con un territorio particolarmente vitale e alla collaborazione con un’eccellenza italiana come Ansaldo Energia, aiuta a bilanciare l’interrompibilità delle fonti rinnovabili e dare adeguatezza al sistema elettrico.


“Siamo orgogliosi di essere i primi, ancora una volta, a portare innovazione in Italia con un impianto fondamentale per la flessibilità del sistema elettrico nazionale”.

Edison ha nel proprio DNA la capacità di innovare e un piano di investimenti di 10 miliardi di euro da qui al 2030 per la transizione energetica, di cui la metà è destinato alle fonti rinnovabili. L’impianto di Marghera è la dimostrazione concreta di come le diverse tecnologie possano concorrere all’obiettivo comune della decarbonizzazione.


“Il mio grazie va a un territorio che sa riconoscere chi investe con intelligenza. L’iter autorizzativo è stato uno dei più brevi degli ultimi anni; neppure con le FER abbiamo tempi simili”.

La configurazione attuale è il risultato di un intervento di ammodernamento dell’impianto esistente, realizzato nel 1964 nella zona industriale di Porto Marghera. Ennesimo intervento, sarebbe più corretto dire. A cadenza decennale la centrale di Marghera Levante è stata costantemente rinnovata nelle tecnologie. Entrata in esercizio nel 1965, inizialmente forniva energia elettrica e vapore di processo allo stabilimento petrolchimico del Gruppo attraverso un ciclo tradizionale alimentato ad olio combustibile.


Nel 1972 il primo intervento - i gruppi di generazione sono convertiti a gas naturale, combustibile che permette una riduzione delle emissioni di CO2 e NOX in atmosfera - e nel 1992 il primo revamping: l’impianto è ripotenziato con l’installazione di due turbine a gas accoppiate a due generatori di vapore a recupero: il primo ciclo combinato a gas naturale realizzato in Italia. Nel 2001 un secondo ammodernamento rende il termoelettrico di Marghera il primo in Italia dotato di turbina a gas di classe F.


E veniamo a oggi. 4 anni di lavori - un cantiere che è passato attraverso il Covid, la crisi che ha portato aumento dei costi e indisponibilità di materiali, la guerra - 250 imprese fornitrici (il 30 per cento venete), 1.000 maestranze nelle fasi di picco e un investimento complessivo di circa 400 milioni di euro hanno dato vita a un impianto con un rendimento del 63 per cento, il più alto reso disponibile oggi dalla tecnologia. La centrale può soddisfare il fabbisogno annuo equivalente di circa 2.000.000 di famiglie, assicurando una riduzione delle emissioni di ossidi di azoto fino al 70 per cento e fino al 30 per cento di quelle di anidride carbonica.

La centrale Edison di Marghera Levante

Tra questi numeri, qual è il più importante? “Gli anni che siamo qui. Marghera è la seconda casa di Edison” risponde Marco Stangalino, direttore Power Asset di Edison (da sua stessa definizione, «quello che produce energia elettrica e fa gli sghei»).


“Marghera è sfida e primato. Sfida importante realizzata in anni complessi, è la centrale dei primati. Primo termoelettrico del Gruppo, primo ciclo combinato, è oggi il primo impianto di questo tipo in Italia. Il prossimo passo sarà la cattura della CO2”.

Sfida e primato a ragion veduta. Sì, perché questo non è un greenfield, un prato verde dove non si costruisce senza interferenze. Marghera è un brownfield, e tre volte brown. Una stratificazione di impianti e pezzi di vita, secondo la suggestiva definizione data da Maurizio Malusardi, direttore della Divisione Engineering di Edison.


“Faccio questo mestiere da anni e cose facili non ne ho mai viste. Qui ogni volta che tagli un tubo devi capire se interferisce con l’esercizio della centrale, che non ha mai smesso di funzionare. Cosa che rende ancora più grande il nostro orgoglio oggi”.

Marghera Levante è anche tecnologicamente pronta per l’impiego di idrogeno fino al 50 per cento in miscela col gas naturale, e questo potrà garantire in futuro una ulteriore riduzione delle emissioni di CO2. Tutto ciò è possibile grazie a una turbina di ultima generazione - la GT36, la Monte Bianco di Ansaldo Energia - che rappresenta la vetta più alta della potenza e dell’innovazione tecnologica italiana anche in termini di utilizzo di combustibili green .

Il cuore dell'impianto: la turbina a gas GT36 classe H di Ansaldo Energia

Motivo di grande soddisfazione per Fabrizio Fabbri, amministratore delegato di Ansaldo Energia “vedere la nostra prima GT36 pronta a supportare il Paese nella produzione di energia elettrica”. La GT36 è in grado di variare la propria produzione con rampe tali da soddisfare il bisogno di picco di 150.000 famiglie con soli 4 minuti di preavviso. Caldaia, turbina a vapore e tubazioni sono state pensate per assecondare la velocità di avviamento della turbina a gas. L’intero impianto si potrà riavviare in meno di due ore.


“L’impianto si riavvia in due ore se è freddo. Se è caldo, molto prima. È una delle cose più importanti per la stabilità del sistema, per rispondere in tempi brevissimi alle chiamate di Terna . Questa è efficienza, questa è sicurezza energetica per il Paese”.

L’elevata flessibilità è fondamentale per rispondere alle variazioni di domanda energetica a fronte della sempre maggiore penetrazione di energia prodotta dalle rinnovabili non programmabili. Il parco di generazione di Edison è composto da 107 centrali idroelettriche, 53 campi eolici, 56 fotovoltaici e 14 cicli combinati a gas (CCGT) altamente efficienti, che consentono di bilanciare l’intermittenza delle FER.




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