Per rilanciare l’economia del Paese dopo la pandemia, il primo ministro della Mongolia Luvsannamsrai Oyun-Erdene, in occasione del 30° Congresso del Partito popolare, ha annunciato il lancio della New Revival Policy, le cui basi erano state definite dal Grande Hural di Stato - il parlamento unicamerale mongolo - a fine dicembre 2021.
Strutturato in sei aree tematiche (Port, Energy, Industrial, Urban and Rural, Green Growth e State Productivity) e preparato con l’intento di attirare anche investimenti esteri, il documento prevede per il settore energetico nuovi sostegni statali per lo sviluppo di progetti per la generazione da FER, per la produzione di idrogeno verde e per l’espansione dell’uso del gas naturale.
Inoltre, preannuncia contributi per le ricerche in nuove tecnologie per la produzione di energia da fonte nucleare.
Con la piena attuazione della New Revival Policy, secondo il Primo ministro la Mongolia vedrebbe raddoppiato il proprio PIL e potrebbe creare 285.000 nuovi posti di lavoro entro il 2025.
La Mongolia, che produce circa l’80 per cento dell’elettricità grazie a centrali a carbone, con il Piano 2015-2030 si è posta come obiettivo di raggiungere il 20 per cento di capacità rinnovabile installata entro il 2023 e del 30 per cento entro il 2030.
Secondo l’Asian Development Bank (ADB), il Paese asiatico ha un potenziale di capacità installata tra energia eolica e solare pari a 2.600 GW.
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