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Accumulo di energia e batterie: come, dove, quando? E chi paga?

A livello globale gli investimenti complessivi nel settore elettrico hanno raggiunto nel 2022 un massimo storico: 1.000 miliardi di dollari, +12 per cento rispetto al 2021. Sono cresciuti in maniera significativa gli investimenti nelle reti - del 7 per cento in Europa e USA, del 16 per cento in Cina - e nello storage: 20 miliardi di dollari (8 in Cina, 6 in Europa e 5 negli Stati Uniti) e le previsioni per il 2023 restano robuste.

Notizia meno buona: si inverte il trend di discesa e i costi delle batterie iniziano a salire. Ma non è novità dello storage: tutti i CAPEX delle rinnovabili hanno invertito la tendenza al calo più che decennale. Sono solo alcuni dei dati presentati durante il workshop Storage, come dove, quando? Regole, mercato, tecnologie, economics dei BESS organizzato da Althesys con l’obiettivo di offrire una serie di elementi - regolatori, tecnici ed economici - dando anche una indicazione sulla sostenibilità degli investimenti nei BESS.


La trasformazione del settore elettrico, con una crescente quota di generazione da fonti rinnovabili, rende sempre più strategici gli accumuli. I pompaggi rimangono la tecnologia più diffusa, anche se con crescita piatta. Le batterie crescono molto più rapidamente: 28 GW di installato al 2022, cresciuto del 75 per cento (11 GW) sul 2021 con il litio che resta la tecnologia prevalente.


“Gli scenari al 2030 prevedono il forte sviluppo delle FER non programmabili, il che si porta dietro direi quasi automaticamente la necessità di accumulo”. Esordisce così Alessandro Marangoni, economista di Althesys che ha guidato il team di ricerca, presentando le stime di crescita al 2030 che prevedono 970 GW utility scale, con 170 GW nel solo 2030 e una media di 120 GW annua nei prossimi 7 anni. E in Italia?


Il mercato italiano storage sembra crescere rapidamente - 2,3 GW è la capacità totale dei sistemi di accumulo - ma si tratta soprattutto di batterie di piccola e piccolissima taglia accoppiate al fotovoltaico distribuito. Le agevolazioni fiscali legate al residenziale sono state il traino. Quello utility scale è un settore ancora piccolo, il cui quadro regolatorio e di sostegno è in corso di definizione. Nel primo semestre 2023 i progetti di stoccaggio sono cresciuti del72 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. “Anche per gli accumuli - commenta Marangoni - si replica quello che è avvenuto nelle FER: le richieste di connessione sono un multiplo grande a piacere rispetto a quelli che sono i target”.


“Registriamo interesse sugli accumuli utility scale, che finora hanno avuto sviluppo limitato - conclude Marangoni. Restano incertezze sul lato costi/ricavi e un quadro regolatorio in evoluzione. Elementi fondamentali per passare dalla carta al terreno”.

Ma a che condizioni gli investimenti in accumuli sono economicamente sostenibili (se lo sono)? È più redditizio passare dalle aste o dal mercato? La domanda delle domande: è lo storage un investimento economicamente e finanziariamente sostenibile? Nessuno ha la risposta definitiva ma qualche riflessione si può condividere. Francesco Marghella ha presentato alcune simulazioni. sviluppate attraverso il modello di mercato elettrico italiano NET (New Electricity Trends).


“Abbiamo costruito un business case - 10 MW, 8 ore, con entrata in esercizio nel 2025, zona di mercato Sud - per rispondere al quesito e riuscire a cogliere al meglio le opportunità”. Al di là delle conclusioni, resta il fatto che il forte fabbisogno rende comunque questo mercato potenzialmente molto attraente.

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