A2A, dal nuovo data center calore green per il teleriscaldamento di Brescia
- ECONOMIA CIRCOLARE
- 2 giorni fa
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A2A inaugura a Brescia il primo data center raffreddato a liquido, che recupera il calore generato dai server e lo immette direttamente nella rete di teleriscaldamento cittadina. Il progetto, realizzato in collaborazione con Qarnot, rappresenta una soluzione concreta, replicabile e strategica per il futuro energetico delle città.

Era il 1972 e Brescia - per prima in Italia - si dotava di una infrastruttura di teleriscaldamento e avviava il servizio di calore distribuito. A distanza di 50 anni, la Leonessa d’Italia stabilisce un nuovo record: un progetto pionieristico nel campo della decarbonizzazione urbana e del recupero energetico.
A2A ha inaugurato nella Centrale Lamarmora il primo data center - progettato da Qarnot - dotato di un sistema di raffreddamento a liquido che consente di recuperare energia termica a temperature elevate (fino a 65 °C), da immettere direttamente nella rete di teleriscaldamento per portare calore agli edifici. Il raffreddamento ad aria, invece, recupera calore a circa 30 °C, con la necessità di integrare il gap termico utilizzando pompe di calore.
Quello del sistema integrato di teleriscaldamento bresciano è un primato indiscusso, dato dai numeri (e che numeri!): 1.168 GWh di calore generati ogni anno, che arrivano a 22.000 edifici (179.000 appartamenti equivalenti) connessi a una rete lunga 684 chilometri. Più dell’80 per cento del calore prodotto deriva da fonti non fossili, evitando ogni anno l’emissione di 917.000 tonnellate di CO2 grazie a un fattore emissivo unitario pari a 65,87 kg/CO2 per MWh generato. Il recupero di calore dei data center si aggiunge a queste fonti, rafforzando ulteriormente il modello bresciano di energia circolare.
Il progetto di Brescia rappresenta una delle prime applicazioni in Italia di recupero di calore dai data center - la prima in una rete cittadina con l’innovativa tecnologia di raffreddamento a liquido - e risponde a una sfida energetica globale: sfruttare il calore di scarto delle infrastrutture digitali, in continua espansione e fortemente energivore, per produrre energia termica utile per le città.
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, entro il 2030 il fabbisogno di elettricità dei data center raddoppierà rispetto al 2024, raggiungendo i 945 TWh annui; un valore pari al consumo elettrico del Giappone. Solo in Lombardia le richieste a Terna di allacciamento alla rete sono pari a 10 GW, buona parte nei dintorni di Milano. Questo richiederà una capacità aggiuntiva di 1 GW, quando il carico medio dell’intera città di Milano - giusto per dare un ordine di grandezza - è pari a 1,5 GW.
“La rapida diffusione dei data center richiede importanti investimenti nelle reti elettriche ma apre anche una straordinaria opportunità per le città teleriscaldate: recuperare il calore di scarto dai server e trasformarlo in energia termica - ha spiegato Renato Mazzoncini, AD di A2A. In Lombardia, con i progetti in pipeline, si stima che potrebbero essere riscaldati 150.000 appartamenti, semplicemente catturando quel calore residuo”.
In quest’ottica Brescia si conferma un modello, non solo nazionale. “Il progetto pilota con Qarnot - prosegue Mazzoncini - è la riprova che integrare fin da subito il recupero energetico nella progettazione dei data center significa creare infrastrutture strategiche per il futuro: città più competitive, territori più sostenibili, calore disponibile dove serve, senza bisogno di ricorrere alle fonti fossili”.
Con questa iniziativa prosegue il percorso avviato da A2A per rendere il teleriscaldamento sempre più sostenibile, attraverso i diversi progetti di recupero e valorizzazione delle fonti di calore decarbonizzato disponibili sul territorio: da quello prodotto dal termoutilizzatore e dai suoi fumi a quello proveniente da altre fonti industriali come le acciaierie Alfa Acciai e Ori Martin, fino all’utilizzo di accumuli termici per lo stoccaggio dell’acqua calda.
Grazie a queste soluzioni, che hanno contribuito a ridurre il ricorso al gas, l’83 per cento del calore distribuito a Brescia nel 2024 è derivato da fonti non fossili. Una quota destinata a crescere ulteriormente grazie all’apporto dei data center: il loro funzionamento genera grandi quantità di calore che, invece di essere disperse, possono essere recuperate per riscaldare gli edifici senza ricorrere a fonti fossili. Da ogni MWh elettrico si riesce a recuperare mezzo MWh termico, dimezzando l’impatto ambientale di queste macchine. Questa è la straordinaria potenza del teleriscaldamento 4.0.
“Recuperare calore ci è congeniale - il commento di Mazzoncini. Luca Rigoni (AD di A2A Calore e Servizi) e la sua squadra sono da anni a caccia di calore di scarto, una operazione straordinaria dal punto di vista ambientale. Una caccia difficile, nella quale i data center rappresentano prede importanti”.
Il progetto Qarnot, strutturato in due fasi, prevede per il primo step (Qarnot 1, già operativo) 30 unità computazionali QBx capaci di generare poco meno di 800 MWh termici l’anno. È già in fase di progettazione Qarnot 2, che prevede l’installazione dei server nell’ex deposito del carbone della centrale Lamarmora. Una volta completato (l’obiettivo è renderlo operativo entro ottobre 2026), il progetto produrrà 16 GWh annui di energia termica, in grado di fornire calore e acqua calda a circa 1.350 appartamenti (numero calcolato tenendo conto dei dati ARERA in base ai quali una famiglia tipo in Italia consuma 12 MWh l’anno per riscaldamento e acqua calda sanitaria).
“Svilupperemo nuovo teleriscaldamento solo con calore decarbonizzato: il modello Brescia, città laboratorio dove sperimentare tecnologie per la sostenibilità ambientale - conclude Mazzoncini - è la vera forza da mettere sul tavolo”.