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Cina e carbone, altro che phase-out! In Mongolia nuova centrale da 4 GW

A poco più di due mesi dalla conclusione della COP26 di Glasgow, la Cina ha annunciato di aver portato a termine la prima fase della realizzazione della nuova centrale a carbone nella regione mineraria di Shanghaimiao, nei pressi della città di Ordos, in Mongolia.

Non è un caso che durante la COP26, da molti già definita un buco nell’acqua, Cina e India abbiano spinto affinché in relazione al phase-out dal carbone si adottasse una formulazione che prevedesse una “riduzione graduale” invece di “eliminazione graduale”. Il progetto prevede la costruzione di un impianto composto da 4 unità da 1 GW ciascuna e rappresenta una delle più grandi centrali elettriche a carbone in costruzione in Cina. La prima unità è in funzione dal dicembre 2021 e si prevede l’entrata in esercizio della seconda entro la fine del 2022. Le ultime due unità dovrebbero invece essere operative entro il 2025.

A servizio dell’impianto è stata costruita una linea ferroviaria lunga sette chilometri che lo collega alla stazione di Ordos e che consentirà di trasportare 11,8 milioni di tonnellate di carbone l’anno. Secondo l’Ufficio per l’Energia della Regione Autonoma della Mongolia Interna, in questa zona ricca di risorse minerarie nel 2021 sono state prodotte 1,05 miliardi di tonnellate di carbone. Il governo cinese ha presentato l’impianto come un progetto chiave per la sicurezza energetica nazionale.

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