Le soluzioni per cieli più puliti hanno le proprie radici in terra: quelle di una varietà di colture energetiche al vaglio di vari progetti dedicati alla decarbonizzazione dei carburanti per aviazione. Tra questi la camelina, estremamente adattabile e dalle caratteristiche chimico-fisiche in grado di produrre biocarburanti dalle performance estremamente promettenti.
Vantaggi extra? La coltivazione in terreni marginali o in disuso, anche in rotazione virtuosa con le colture alimentari. Resistente (quasi) a tutto, la camelina non richiede grandi quantità di pesticidi, cresce in fretta, e si presta ad un ampio ventaglio di applicazioni, oltre a quelle energetiche. La sostenibilità ambientale parrebbe garantita; ora serve quella economica
Con RefuelEU Aviation - il regolamento europeo parte integrante del pacchetto Fit for 55, formalizzato l’ottobre dello scorso anno - arriva l’obbligo per i fornitori di carburanti per l’aviazione di immettere sul mercato una quota crescente di SAF - carburanti sostenibili - dal 2 per cento del 2025 al 70 per cento del 2050.
La strada più promettente è quella degli HEFA - biocarburanti a base di esteri idrotrattati e acidi grassi - ad oggi prodotti principalmente da oli vegetali alimentari esausti e grassi animali di scarto, fonti che arrivano a coprire a malapena il 2 per cento di quanto servirebbe a soddisfare i bisogni del trasporto aereo. Espandere il ventaglio di fonti alternative è quantomai urgente alla luce delle nuove norme, ma la ricerca è al lavoro da tempo sullo sviluppo di colture energetiche in grado di produrre lipidi sostenibili senza entrare in conflitto con quelle ad uso alimentare.
Tra queste, la camelina sativa o falso lino è stata protagonista assoluta di BIO4A, progetto finanziato dall’UE conclusosi dopo 5 anni a metà del 2023. Capitanato da David Chiaramonti, professore del Politecnico di Torino ed esperto di sistemi energetici ed economia dell’energia, il progetto ha raggiunto risultati record quanto a volumi produttivi: 1.000 le tonnellate di HEFA ottenute dalla camelina - la quantità più alta mai prodotta nell’ambito di un progetto di ricerca europeo - utilizzando, peraltro, impianti di raffinazione già esistenti.
L’utilizzo di biocarburante derivato da camelina in blend con il kerosene tradizionale non è affatto nuovo, testato dall’aeronautica militare americana e dalle compagnie di bandiera giapponesi e olandesi già a partire dal 2009 con eccellenti risultati. Anch’essa non nuova, ma senz’altro più intensa. l’attenzione per le ricadute positive e i vantaggi aggiuntivi offerti da questa pianta, adatta ad essere coltivata in terreni molto poveri, in rotazione con alcuni tipi di cereali come l’orzo.
Trasformandone i residui in compost o biochar mediante trattamento termico, il bilancio della CO2 del processo di produzione del biocarburante potrebbe diventare neutro o addirittura negativo. Tali prodotti sono stati utilizzati, nell’arco del progetto quinquennale guidato da Chiaramonti, per migliorare la qualità del suolo nei terreni marginali in Spagna e Italia. Non solo la camelina garantirebbe il superamento del conflitto fuel vs food, dunque, ma promuoverebbe la convivenza virtuosa di colture energetiche e alimentari, favorendo il ripristino della fertilità delle aree mediterranee, sempre più colpite dagli effetti del cambiamento climatico.
La ricerca prosegue con ulteriori progetti dedicati alla camelina e altre colture oleaginose nell’ambito di Horizon Europe. Per decollare però - al pari degli aerei che dovrebbero alimentare - ai biocarburanti serve una spinta non solo tecnologica. È lo stesso Chiaramonti, moderatore all’International Forum on Sustainable Biofuels tenutosi a fine aprile a Torino, a fare il punto: i biocarburanti per aviazione rappresentano una soluzione percorribile e in alcuni casi già matura anche dal punto di vista della sostenibilità; servono ora policy concrete per guidare domanda e offerta, armonizzate con criteri di sostenibilità a livello internazionale.
Il prezzo, infatti, è tuttora un ostacolo. Secondo una recente valutazione degli esperti di LEK Consulting - azienda globale con sedi a Londra e Boston - i SAF continueranno a costare oltre il doppio del kerosene almeno fino alla metà di questo secolo. Nel frattempo, l’umile camelina incarna al meglio l’essenza del popolare detto: con i piedi ben saldi nei terreni d’Europa - dove veniva coltivata già 3.000 anni fa - punta in alto a decarbonizzarne i cieli.
Carolina Gambino
Comments