Secondo la World Meteorological Organization (WMO) il clima urbano – quello che si
genera localmente nel perimetro cittadino – è molto cambiato rispetto a quello delle aree
circostanti “a causa dello sviluppo infrastrutturale e delle emissioni generate”.
Una delle caratteristiche tipiche di questo microclima è la cosiddetta isola di calore, caratterizzata dalla notevole differenza di temperatura dell’aria tra la città - più calda - e i suoi dintorni, più freschi. Con conseguenze che si ripercuotono sul modo in cui viviamo, lavoriamo e sulla salute, in particolare su quella dei soggetti più fragili.
Per contrastare questo fenomeno la città tedesca di Mannheim, che nel 2015 si è dotata del programma Climate Protection Alliance, ha deciso di creare un corridoio verde. Frutto di una analisi che ha disegnato una mappa delle aree urbane più calde e più fredde e la loro interrelazione, il Northeast Green Corridor prevede nei prossimi tre anni la demolizione di 60 edifici dismessi e la piantumazione di circa 1.800 alberi che saranno in grado, tra l’altro, di assorbire 236 tonnellate di CO2 l’anno.
Che le isole di calore siano un problema sempre più evidente e critico delle nostre città lo dimostra anche la pubblicazione di una vera e propria guida, presentata a margine della COP26 di Glasgow, dal titolo Beating the Heat: A Sustainable Cooling Handbook for Cities.
Frutto di una collaborazione tra United Nations environment programme (Unep), Cool Coalition, Global Covenant of Mayors for Climate & Energy (GCoM), Mission Innovation e Clean Cooling Collaborative, lo studio vuole aiutare le città di tutto il mondo ad affrontare il problema del riscaldamento, che colpisce in maniera maggiore proprio le aree urbane.
Comments