Il nucleare torna al centro della discussione europea e italiana, collegato agli obiettivi di decarbonizzazione e di indipendenza energetica che influenzeranno produzione e consumo di energia ben oltre il 2050. Rimane tuttavia nell’opinione pubblica il timore legato alle scorie.

In realtà, come molte cose connesse al nucleare, spesso la preoccupazione è solo frutto di mancanza di conoscenza. Cerca di fare chiarezza Riccardo DeSalvo su Nuova Energia.
“Il combustibile esausto - quello che comunemente chiamiamo scorie - occupa un volume estremamente limitato: si tratta per lo più di materiali solidi, con una piccola frazione di componenti volatili, che però possono essere facilmente e permanentemente confinate per evitare dispersioni nell’ambiente”.
Basta quindi schermare questi scarti fino a quando la radioattività sarà decaduta. Se la vetrificazione seguita da smaltimento in depositi geologici è una soluzione di fine processo adeguata e completamente sicura, c’è all’orizzonte una soluzione più semplice, meno cara e ancor più sicura, basata sull’incapsulamento del combustibile esausto in cartucce ceramiche, che sono fra i materiali chimici più stabili.
“Per confinare permanentemente il combustibile esausto - scrive Riccardo DeSalvo - si è studiato l’incapsulamento in carburo di silicio, un materiale durissimo e compatto, conosciuto come carborundum, resistente ad oltre 2.300 °C”.
Una volta incapsulato è quindi possibile depositare il materiale in tutta sicurezza in gallerie dove, una volta cementato l’accesso, il deposito diventa irraggiungibile, garantendo il confinamento sicuro per tempi praticamente infiniti.
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