Settimana decisiva per la Brexit. Grandi questioni restano ancora aperte e molto dipenderà dall’incontro tra il premier britannico Boris Johnson e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Nei giorni scorsi era stato il ministro per l’Ambiente e l’agricoltura, George Eustice, ad ammettere con l’agenzia Reuters che i negoziati post-Brexit fossero a un punto difficile. “I nostri colloqui con l’Unione europea continueranno fino a quando non avrà più senso farlo, ma il Paese è comunque pronto per uno scenario no-deal”. Anche se lo stesso Eustice ha ammesso che, se si verificasse questa evenienza, le tariffe sui prodotti alimentari “non sarebbero gestibili per gli agricoltori britannici”.
Sulla stessa linea Andrew Woodcock, Political Editor dell’Independent, che parla di “impatto catastrofico” sugli agricoltori in caso di mancata intesa commerciale con l’Europa, riportando le parole di Minette Batters, presidente della National Farmers Union:
“La Brexit senza accordo vorrebbe dire dazi fino all’85 per cento sulla carne bovina e del 62 per cento su quella ovina, mettendo di fatto i prodotti britannici fuori dal mercato dell’export”.
Il no-deal costerebbe al settore 1,36 miliardi di sterline in nuove imposte sulle esportazioni e imporrebbe costi enormi agli importatori; costi che - traducendosi in prezzi più alti - facilmente potranno essere trasferiti sui consumatori.
Se per l’agricoltura un’uscita senza accordi rappresenta una minaccia concreta, meno salato sembra essere il conto da pagare per il settore ittico. Sempre il ministro Eustice, intervenendo all’Andrew Marr Show della BBC1, ha cercato di minimizzare il potenziale impatto delle tariffe sull’industria della pesca, definite “gestibili” per quanto riguarda le principali specie ittiche esportate dal Paese.
Con il 31 dicembre, alla fine del periodo di transizione post-Brexit, nel Regno Unito cambieranno anche le politiche di sostegno all’agricoltura e le controverse sovvenzioni agricole europee, bollate come “moralmente sbagliate” saranno gradualmente eliminate. Un cambiamento fondamentale nella politica agricola del Paese, definito “il maggiore degli ultimi 50 anni”. I vecchi sussidi saranno dimezzati entro il 2024 e aboliti entro il 2028. Il denaro risparmiato sarà trasferito nel nuovo sistema ambientale, denominato Environmental Land Management (ELM).
Il ministro dell’Ambiente George Eustice ha dichiarato a BBC Breakfast che i cambiamenti non avverranno dall’oggi al domani e che i prezzi delle derrate alimentari rimarranno sostanzialmente stabili: “Sarà un’evoluzione, non una rivoluzione”. Nonostante le rassicurazioni, gli agricoltori britannici avvertono all’orizzonte un futuro a dir poco caotico, con i supermercati impegnati in una guerra dei prezzi e la grande incertezza sulle nuove regole commerciali dopo la Brexit.
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