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Libano, una luce in fondo al tunnel?

La Banca mondiale giudica la crisi economica che sta colpendo il Libano tra le tre peggiori

attraversate da una nazione dal 1850 ad oggi. Il momento particolarmente difficile che sta attraversando il Paese dei cedri coinvolge infatti ogni aspetto: finanziario, economico, politico, sociale, infrastrutturale, umanitario e – ovviamente – energetico.


Il tracollo economico, con il default del 2020, ha portato a drammatiche carenze di combustibili e di elettricità, con blackout anche di 22 ore al giorno.

Un primo aiuto sembra ora arrivare dalla Giordania, che sta prendendo accordi con il nuovo governo libanese. Durante la sua visita ufficiale, il primo ministro giordano Bisher Al Khasawneh ha infatti assicurato che “la Giordania ha preso l’impegno di aiutare il Libano a

risolvere la crisi energetica”.

In particolare, il governo giordano si impegna a intervenire per accelerare il processo che consentirà di riportare nel Paese il gas naturale proveniente dall’Egitto, passando attraverso la Siria. Flusso che però potrà riprendere solo dopo i necessari controlli all’infrastruttura, che non viene utilizzata ormai da 10 anni.

Intanto è venuta meno, per la scadenza del contratto, anche la fornitura da parte della società turca Karpowership, che dal 2013 forniva 370 MW attraverso due mega-generatori posizionati su chiatte ormeggiate nel porto di Beirut.

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