Tra i Paesi che a dicembre 2020 hanno presentato i nuovi impegni alla lotta al cambiamento climatico - nel corso del Climate Ambition Summit organizzato dalle Nazioni Unite - ha sorpreso positivamente l’intervento di Xi Jinping.
Il presidente cinese, rivendicando l’importante contributo dato dalla Cina all’Accordo di Parigi, ha annunciato come il Paese porterà la sua capacità totale installata di energia eolica e solare a oltre 1.200 GW entro il 2030.
Non solo, il presidente cinese si è impegnato a ridurre le emissioni per unità di PIL di oltre il 65 per cento rispetto al livello del 2005. Ad oggi il Paese asiatico produce con il carbone circa il 60 per cento dell’energia consumata ed è responsabile del 28 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica, mentre le fonti non fossili rappresentano solo il 15 per cento del mix energetico.
Nel 2019 la Cina disponeva di circa 210 GW di capacità solare installata e di 230 GW di capacità eolica. Nel 2030 la quota di combustibili non fossili nel consumo di energia primaria del Paese aumenterà del 25 per cento, con l’obiettivo di arrivare alla neutralità carbonica entro il 2060.
“Cinque anni dopo Parigi - ha dichiarato Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU - non stiamo ancora andando nella giusta direzione. La ripresa dalla pandemia di Covid-19 è un’opportunità per mettere le nostre economie e le nostre società su un percorso green, in accordo con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”. Durante il Summit, diversi Paesi e istituzioni finanziarie hanno assunto nuovi impegni in materia di finanziamenti per il clima: il Regno Unito si è impegnato a raddoppiare il proprio contributo finanziario per il clima fino a 15,5 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, mentre la Banca Europea per gli Investimenti ha annunciato che entro il 2025 il 50 per cento dei propri investimenti saranno destinati ai settori del clima e dell’ambiente.
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