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  • SOSTENIBILITÀ

Il Governo di Astana (Nur-Sultan) allarga lo sguardo alle FER

Anche il più grande produttore di petrolio dell’Asia centrale, con la quinta riserva più grande al mondo e tra i primi quindici Paesi come riserve di gas naturale, si affaccia al mondo delle rinnovabili.


Il governo della Repubblica del Kazakhstan - Paese che secondo gli ultimi dati della IEA ha prodotto quasi 92 milioni di tonnellate di petrolio nel 2018 - vuole infatti aumentare la quota di energie alternative nel mix energetico del Paese, con un occhio di riguardo allo sviluppo della produzione di idrogeno e dell’energia nucleare.

La Strategia Kazakhstan 2050 prevede infatti che le tecnologie energetiche alternative e verdi debbano generare fino al 50 per cento di tutta l’energia consumata entro il 2050 e il Governo ha adottato misure significative per attirare investimenti nel settore delle FER.

Secondo il Ministero dell’Energia kazako la capacità installata rinnovabile attualmente ammonta a 1.898 MW, che diventeranno 4.400 MW nel 2040, raggiungendo l’obiettivo previsto del 6 per cento di quota di energia verde. Con l’attuazione di questi progetti si prevede di attrarre circa 1.000 miliardi di tenge d’investimento (circa 2 miliardi di euro) e

saranno creati 20.000 posti di lavoro temporanei e 1.000 permanenti.

Sempre secondo i dati della IEA, nel 2018 il carbone ha rappresentato circa la metà del mix energetico del Kazakhstan, seguito da petrolio e gas naturale (entrambi con circa il 25 per cento), mentre la quota di energia rinnovabile è stata solo dell’1,4 per cento.

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