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INDUSTRIA

Idrogeno verde e acciaio: evviva la sincerità

Sul magazine belga Trends, il CEO del braccio europeo di Arcelor Mittal ammette senza giri di parole il dietrofront sulla decarbonizzazione basata sull’idrogeno nei propri impianti. Il messaggio è chiaro: non c’è modo di produrre acciaio con l’H2 verde ai prezzi attuali. Molto meno chiaro quando l’idrogeno farà effettivamente il suo ingresso nei siti produttivi, operazione per la quale il Gruppo ha richiesto fondi già sbloccati dalla UE.



Non si può dire che Geert van Poelvoorde non ci metta la faccia. In un’intervista al magazine economico-finanziario belga Trends riportata nel dettaglio da Hydrogen Insight, il volto europeo di Arcelor Mittal dichiara senza mezzi termini di non poter utilizzare l’idrogeno verde nei propri impianti.

 

Il colosso del settore avrebbe dovuto sostituire i propri altiforni a carbone con la tecnologia DRI/EAF (ovvero, l’abbinata di riduzione diretta del ferro e forno ad arco elettrico) che può funzionare sia a gas naturale sia a idrogeno. Seppur ovviamente preferibile rispetto al carbone utilizzato negli altoforni tradizionali, il metano rappresenta un passo meno ambizioso e meno efficace dell’idrogeno per decarbonizzare il settore.

 

Piuttosto ricco il piatto di fondi sdoganati dalla Commissione per rinverdire con l’H2 i siti produttivi del secondo player al mondo: 850 milioni di euro richiesti e approvati per un impianto DRI e due forni ad arco a Dunkerque, Francia; semaforo verde dalla Spagna a 460 milioni di euro per sostituire i due vecchi altiforni con un’unità DRI e forno ad arco a Gijón; 280 i milioni di euro concessi dal governo belga per DRI+ due forni ad arco a Gent.

 

Non è tutto: sul tavolo anche 55 milioni di euro dal governo tedesco per la costruzione di un impianto pilota ad Amburgo, dal nome piuttosto esplicito di Hamburg H2. Ad Amburgo, Arcelor Mittal gestisce l’unica acciaieria già dotata di unità di produzione di ferro preridotto più forno ad arco elettrico. Attualmente, lo stabilimento funziona a gas. Per questo sito, dunque, l’unico miglioramento possibile rispetto all’esistente è proprio l’utilizzo dell’idrogeno.

 

L’entrata in funzione prevista per il nuovo impianto è fissata al 2025; le dichiarazioni del CEO, però, gettano un’ombra persino sulla costruzione della nuova unità. Con l’aumento dei costi di realizzazione (da 1,1 a 2 miliardi causa inflazione) risulta difficile - spiega van Poelvoorde - convincere il quartier generale a investire tale cifra sapendo già che l’impianto non può reggere la concorrenza globale.

 

L’idrogeno elettrolitico europeo infatti costa, ad oggi, 6-7 euro al kg, potendo arrivare a 5 con qualche ottimizzazione, sottolinea il CEO. A questo prezzo, produrre acciaio con l’idrogeno verde significherebbe “auto-catapultarci fuori dal mercato”. 2 euro al kg è la soglia da non superare affinché l’acciaio europeo rimanga competitivo. Bocciata anche l’opzione import dall’Africa: solamente il trasporto costa 1,50 euro al kg.

 

La questione del prezzo insostenibile dell’idrogeno verde non è una novità, tant’è che sul sito dedicato al progetto Hamburg H2 il gruppo dichiarava già esplicitamente che il sito “funzionerà a idrogeno quando quest’ultimo sarà disponibile in quantità sufficienti a un prezzo sostenibile, con l’energia per produrlo potenzialmente proveniente dai parchi eolici al largo delle coste della Germania del Nord”.

 

Per decarbonizzare l’acciaio, dunque, l’idrogeno rimane un’opzione in potenza, soggetta a una serie di condizioni. La fase iniziale prevista per ripulire gli impianti esistenti del gruppo - il passaggio da carbone a gas - rischia di diventare permanente; quanto al progetto di Amburgo - che porta l’H2 anche nel nome - potrebbe non partire mai. Dello stesso segno le dichiarazioni sull’avvio della costruzione dell’impianto di Hamilton, in Ontario, Canada, dove il gruppo ha ricevuto 655 milioni di dollari per la creazione di un’acciaieria hydrogen ready.

 

Apprezzabile la franchezza: sembra di capire che le acciaierie sono pronte per l’idrogeno verde. Ma non si sa ancora quando l’idrogeno verde sarà pronto per le acciaierie.


Carolina Gambino

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