Dall’Hymalaia a Londra, le ruote idrauliche di piccole o piccolissime dimensioni escono dai libri di storia e vanno in soccorso di una generazione di energia centralizzata non sempre adeguata al contesto. Una carta in più da giocare per il futuro? All’Università Tecnica di Monaco - e non solo - ne sono convinti.

Tra Nepal e India tra il 2022 e il 2024 le piccole ruote idrauliche hanno iniziato a dare manforte ai pannelli solari all’interno dei programmi del Governo volti a promuovere l’indipendenza energetica dei villaggi del Kashmir, nell’India himalayana. Pur allacciate alla rete, le comunità dell’impervia regione rimanevano spesso senza elettricità per settimane o persino mesi, sotto l’urto di un clima estremo.
Il papà delle mini-ruote del Kashmir - il diametro è di circa 2 metri - è Michael Erhart, a capo del Dipartimento per i sistemi energetici rinnovabili e sostenibili dell’Università Tecnica di Monaco, secondo cui il recupero di questo antico metodo di generazione dell’elettricità è un’eccellente alternativa o supplemento per le mini-grid a base di fotovoltaico utilizzate per sganciare i piccoli villaggi dall’inefficiente dipendenza dalle reti.
Primo dei vantaggi, la continuità rispetto ai pannelli solari intermittenti. Secondo, l’adattabilità agli eventi atmosferici estremi: in caso di precipitazioni eccessive, con il giusto set-up le ruote permettono al flusso eccessivo di bypassare l’impianto, producendo elettricità senza interruzioni anche durante gli eventi meteo più impegnativi.
La capacità pensata per le piccole comunità indiane varia da 300 Watt a 1 kW, facilmente ottenibili grazie al design frutto di anni di ricerca per garantire un assemblaggio semplicissimo e costi contenuti. Le istruzioni di Erhart per il montaggio sono scaricabili gratuitamente online e nei casi più semplici una piccola comunità può avere il proprio impianto con un esborso di circa 1.000 dollari.
Il progetto targato Technical University of Munich ha risvegliato la curiosità degli esperti del sito di notizie tecnico-energetiche The Reengineer, che per primi ne hanno parlato. Il prototipo per le ruote indiane si trova a Tegernsee, in Germania, ma in Europa le ruote idrauliche non sono una novità. Le si trova anche dove meno ci si aspetterebbe: gira dal 2012 nel Regno Unito la coclea moderna da 8,5 kW sul fiume Wandle, all’interno del Morden Hall Park, installata a monte dello storico mulino del 18° secolo per rivitalizzare l’eredità del parco e nel contempo produrre energia verde, con cui alimenta 18 case del circondario.
Dello stesso tipo - a coclea di Archimede - quella installata nel 2011 dalla Regina a Mapledurham, presso il mulino di una delle tenute elisabettiane sul Tamigi. Meno potente l’impianto collegato alla ruota da mulino originale recuperata più di recente dai gestori di un ristorante ricavato nel mulino storico di Co Fermanagh, in Nord Irlanda: 1,5 kW utilizzati per alimentare 10 potenti faretti all’esterno del locale.
Contattato dai reporter di The Reengineer, Gerald Muller, ricercatore all’Università di Southampton, si unisce al coro degli studi che valutano la bontà del mini e micro-hydro nell’ambito della transizione verde. Secondo le ricerche di Muller, l’efficienza delle ruote idrauliche può arrivare all’85 per cento, rappresentando una soluzione validissima non solo per i privati ma anche per le piccole comunità montane, se usate per alimentare le pompe necessarie per irrigare le coltivazioni sui pendii più ripidi.
Più verdi anche in termini di impatto ambientale - i passaggi o le scale per pesci su impianti di queste dimensioni sono di solito sufficienti a garantire un rischio minimo per la fauna acquatica, facendo delle ruote idrauliche un sistema rinnovabile molto fish-friendly - sono una soluzione interessante, ma non per tutte le tasche: 350.000 sterline il costo della coclea del Morden Hall Park, 49.000 le sterline spese per restaurare la ruota secolare di Co Fermanagh.
Siamo anni luce lontani dal costo ridottissimo delle ruote hymalaiane, eppure il mercato, seppur di nicchia, sembra piuttosto frizzante: il titolare di una del piccolo gruppo di aziende del settore avrebbe confidato a Muller di avere l’agenda piena per i prossimi tre anni, complice l’aumento dei prezzi energetici e delle precipitazioni, che in Germania nel 2024 avrebbe riportato la produzione idroelettrica a livelli che non toccava dal 2018.
Certamente non pensate per produrre elettricità su larga scala, le ruote idrauliche in alcuni contesti possono a buon diritto entrare nel gruppo delle opzioni verdi disponibili, forti di un certo fascino estetico. Sarebbe proprio questo il motivo che ha portato il titolare di BNH, una grande azienda installatrice del Dorset, a installare nel 2024 il generatore a ruota idraulica più grande in Europa: 9 metri di diametro, un flusso di 150 litri d’acqua al secondo, 92 tazze che pescano 6 tonnellate d’acqua 24 ore al giorno per 7 giorni la settimana, fornendo a 20 unità industriali, 5 edifici e uffici un terzo del fabbisogno elettrico totale. Quella della ruota idraulica sarebbe stata una richiesta specifica della mamma del titolare di BNH, secondo cui la ruota rispetto ad altre soluzioni rinnovabili, avrebbe abbellito e non rovinato il panorama e la vista dalla fattoria di famiglia, situata sullo stesso terreno.
Sullo sfondo di progetti idroelettrici mastodontici appesantiti da controversie (è il caso della mega-diga cinese posizionata sul Fiume Yarlung Zangbo in Tibet, il cui corso prosegue in India dove cambia il nome in Brahmaputra, e in Bangladesh) che smuovono le preoccupazioni di esperti e ambientalisti, il mini o micro-hydro restituisce alla generazione elettrica che sfrutta l’acqua un volto più naturale ed equilibrato. Ove possibile, dunque, sembra auspicabile (ed efficace) fare un passo - o meglio, un giro - indietro.
Carolina Gambino
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