L’Unione europea ne è convinta: la neonata EU Strategy afferma che l’H2 può essere la carta vincente per colmare alcune delle lacune nella strada verso la decarbonizzazione. Nuova Energia, nel numero in distribuzione, ha fatto un tour tra le varie Strategie nazionali sull’idrogeno per capire meglio modi, tempi e costi per realizzarle.
Politiche pro-idrogeno che a livello globale, secondo Hydrogen Council, a inizio 2021 erano già 30, tra H2 verde, blu, turchese e varie altre sfumature.
“Più che ai colori, la strategia europea si affida alle definizioni e distingue sia in base al processo produttivo - idrogeno elettrolitico a prescindere dalla fonte di energia elettrica e idrogeno di origine fossile da processo industriale - sia in base al grado di intensità emissiva, per cui il fossile con cattura del carbonio e l’elettrolitico rientrano nella categoria a basse emissioni mentre l’elettrolitico da rinnovabili è l’unico pulito a pieno titolo”.
E gli Stati membri? Scorrendo l’articolo leggiamo che la Francia “punta a 6,5 GW di capacità elettrolitica entro il 2030. Nel mirino c’è l’idrogeno decarbonizzato da fonti rinnovabili. Il presidente Macron però ha di recente annunciato piani per produrre H2 non più verde ma rosa, a partire dal nucleare”, mentre per la Germania “l’idrogeno verde è l’unica opzione sostenibile nel lungo termine”, anche se non esclude l’uso temporaneo di idrogeno blu o turchese come tecnologia ponte.
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