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POLITICA ENERGETICA

Gerbeti (AIEE): “Climate change, ora comincia la parte difficile”

“Dopo un periodo duro, sembra esserci qualche buona notizia. In Europa è arrivato il vaccino per il Covid-19 e Biden, neoeletto presidente USA, ha promesso di firmare l’Accordo di Parigi. Sembra che si siano trovate le soluzioni per risolvere due grandi problemi globali: la pandemia e il cambiameneto climatico”.


“In realtà, credo che sfortunatamente le cose siano leggermente diverse e che dopo un anno in cui ogni cosa è rimasta in sospeso, ora comincia la parte difficile”.

Così Agime Gerberti, presidente del comitato scientifico di AIEE, in apertura del quinto Energy Symposium organizzato dall’Associazione Italiana Economisti dell’Energia in collaborazione con SDA Bocconi School of Management.

Nel corso della sessione inaugurale della conferenza, una tre giorni dal titolo Current and future challenges to energy security ‐ Energy perspectives beyond Covid-19 ‐ la presidente Gerbeti ha toccato i temi energetici del momento, partendo dalla situazione degli dagli Stati Uniti. “Biden certamente avrà rapporti più cordiali con l’Europa rispetto al suo predecessore, ma se qualcuno crede che stia per cominciare un percorso comune tra US e UE sul tema dell’energia, si sbaglia”.


E anche sul tema della sicurezza energetica dell’EU, la partita comincia ora. “Come Europa, dobbiamo combattere su due fronti; uno interno e uno esterno. Sul fronte domestico è assolutamente necessario che ci sia una crescente integrazione energetica, sia a livello delle infrastrutture sia di obiettivi”. Per raggiungere questa piena integrazione, continua Gerbeti, è necessario un enorme sforzo di comunicazione.


“Non possiamo lasciare i governi dei singoli Stati membri da soli a informare i propri cittadini sui vantaggi della decarbonizzazione, dal momento che gli svantaggi della mancata decarbonizzazione saranno evidenti solo nel lungo periodo. È molto difficile comunicare i vantaggi di un processo in azione”.

Quindi, senza una visione comune europea, così come è avvenuta una prima defezione sulle politiche dell’immigrazione - si pensi alla Brexit - c’è il rischio che ne avvenga una seconda, con costi enormi sulla transizione energetica.

Anche per la decarbonizzazione serve una voce unica europea. L’Europa dovrebbe comportarsi sempre più come un unico negoziatore nell’acquisto di energia, un unico soggetto con una visione unitaria.

“Permettendo ai singoli Stati di negoziare i propri acquisti energetici - conclude Gerbeti - li si espone a un minore potere contrattuale e li si mette in competizionetra loro, distruggendo in questo modo il progetto di una Europa unita”.

In mancanza di un’unica voce europea nel mercato globale dell’energia, anche l’ambizioso programma di decarbonizzazione rimarrà un impegno da rispettare solo per il settore industriale e senza un vero impatto sulle emissioni globali.

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