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Filippine, via dal carbone nel 2040 con atomo e GNL (e un pizzico di rinnovabili)

A pochi mesi dal termine del mandato, il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha firmato un ordine esecutivo affinché il Dipartimento dell’Energia (DOE) includa l’energia nucleare nel mix energetico del Paese, per far fronte alla prevista dismissione delle centrali a carbone.

Per soddisfare il crescente fabbisogno energetico e rendere la fornitura di elettricità stabile e sicura, Duterte punta a far riattivare la centrale nucleare di Bataan, con una capacità di 621 MW e praticamente mai entrata in servizio dal 1984, anno in cui fu completata.

Il Governo delle Filippine, attraverso il Philippine Energy Plan 2020-2040 (noto come Ambisyon Natin 2040) intende portare al 35 per cento la quota di rinnovabili nel mix energetico al 2040, avere un tasso di penetrazione del 10 per cento dei veicoli elettrici per il trasporto su strada e dare avvio all’importazione di gas naturale liquefatto (GNL). Inoltre, sono previsti meccanismi per incentivare nuovi progetti geotermici e studi sull’utilizzo dell’idrogeno.


Il Dipartimento dell’Energia filippino ha firmato un Memorandum of Understanding (MOU) con una società tedesca proprio per svolgere uno studio di fattibilità per due progetti per la rigassificazione di GNL a Visayas e Mindanao. Nel 2020, la percentuale di carbone nel mix energetico delle Filippine è stata pari al 30,9 per cento.

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