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  • DECARBONIZZAZIONE

Nucleare e teleriscaldamento? Decarbonizziamo!

Nella provincia cinese di Shandong la centrale nucleare di Haiyang ha iniziato a fornire

calore alla rete cittadina, con un risparmio annuo di 60.000 tonnellate di CO2 e 23.000

tonnellate di carbone.


Mentre la Commissione Europea sta decidendo se l’energia nucleare possa rientrare nella sua tassonomia verde (che intende favorire gli investimenti considerati sostenibili), la China

Nuclear Energy Association (CNEA) ha annunciato che la centrale nucleare di Haiyang, situata nella provincia settentrionale di Shandong ha iniziato a fornire calore per la rete di teleriscaldamento.

Avviato nello scorso inverno, nell’ambito del piano quinquennale (2017-2021) rilasciato dalla National Energy Administration, questo primo progetto di nuclear district heating riscalderà inizialmente 700.000 metri quadri di edifici, tra pubblici e residenziali, oltre ai locali a servizio di Shandong Nuclear Power Company (SDNPC), società statale proprietaria della centrale.

In particolare, il sistema progettato estrae vapore non radioattivo dal circuito secondario delle due unità Haiyang AP1000 che, grazie a uno scambiatore di calore multistadio, viene convogliato in due stazioni di scambio termico (una in loco e una fuori dalla centrale) riscaldando l’acqua immessa nella rete di riscaldamento cittadino, permettendo così di risparmiare ogni anno 60.000 tonnellate di anidride carbonica e l’utilizzo di oltre 23.000

tonnellate di carbone.


A regime, entro la fine del 2021, grazie a questo sistema sarà riscaldata l’intera città di

Haiyang, che diventerà un modello per le aree settentrionali della Cina.

Non solo; secondo SDNPC, apportando lievi modifiche alle unità 1 e 2 della centrale – che forniscono alla rete 20 TWh di elettricità l’anno - si potrebbe arrivare a ottenere capacità sufficiente per riscaldare 30 milioni di metri quadri di edifici. Una volta completate le altre unità in realizzazione, l’impianto potrà fornire calore a oltre 200 milioni di metri quadri di abitazioni entro un raggio di 100 chilometri, evitando l’utilizzo di oltre 6 milioni di tonnellate di carbone.

Tutto questo mentre il Joint Research Centre (JRC), chiamato dalla Commissione a esprimere un parere, afferma nel suo rapporto - non ancora pubblicato ufficialmente ma già di dominio pubblico - che l’energia nucleare può essere classificata come pulita e che l’impatto sulla salute umana è da considerare come il più basso in assoluto, insieme a quello del fotovoltaico. Aprendo - forse - a nuovi interessanti scenari.

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