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Chi ci scalderà? La partita globale sulla transizione energetica

Nel 2022 il trading di gas tra Russia e Cina ha visto un insolito intensificarsi dei flussi. Nel primo semestre il colosso asiatico acquista GNL a prezzi che sono saliti del 182 per cento e per volumi più alti del 29 per cento rispetto al 2021. Anche la fornitura via tubo aumenta del 63,4 per cento.

La Cina - con una crescita interna congelata per le politiche di contrasto al Covid-19 - inizia così ad accumulare gas naturale e a farne scorta. La provvista non dura a lungo, poiché a partire dall’estate l’Europa, per riempire gli stoccaggi, corre ad acquistare gas cinese (gas che, a tutti gli effetti, parla russo). Ma cosa succederà per la stagione termica 2023, quando oltre alla mancanza del gas di Putin il nostro continente dovrà fare a meno anche di quello della Cina, che potenzialmente lo userà per la domanda domestica?


Dunque, chi ci scalderà? Intorno a questa domanda si è sviluppato l’evento organizzato dalla Camera di Commercio Svizzera in Italia - in collaborazione con E&Y e con il supporto di Energia Libera - che ha visto gli operatori del settore confrontarsi con i consumatori sulla partita globale legata alla transizione energetica.


Fabio Bocchiola, presidente Swiss Chamber in Italia, nelle vesti di padrone di casa ha introdotto il dibattito offrendo una rapida carrellata degli eventi energetici del 2022, simpaticamente definito «l’anno del ma dai!». La guerra in Ucraina, la siccità che ha messo fuori gioco la produzione idroelettrica, la mancanza del nucleare francese l’incidente nel mar Baltico: un elenco incompleto degli elementi che hanno portato ai prezzi stratosferici del gas che abbiamo conosciuto in agosto. Il mercato ha dato segni di cedimento e gli operatori si sono trovati in grande difficoltà.


Nell’ultimo trimestre 2022, grazie al meteo e a diffuse pratiche di efficientamento e di contenimento della domanda, i consumi sono calati e gli stoccaggi sono rimasti pieni. In aggiunta, la riduzione del costo dei permessi di emissione e il forte apporto dell’eolico hanno portato a un prezzo che è tornato ad essere ragionevole.


“I prezzi hanno letteralmente viaggiato sulle montagne russe. Un’Europa forte avrebbe potuto dare una direzione a un mercato senza bussola e in balia di una speculazione maligna. A questo proposito, il meccanismo del price cap ha avuto un grande effetto politico e ha dato il messaggio di una Europa che agisce unita”.

Il mercato ora si è calmato ma rimangono gravi problemi di offerta. È necessario diversificare le fonti, continuare a fare efficienza energetica - gli spazi di manovra sono ampi - e incrementare la ricerca tecnologica. L’innovazione tecnologica sarà determinante: solo così potremo competere con cinesi e americani nel mondo ipertecnologico che ci aspetta. Senza innovazione, siamo destinati a soccombere.


“Non fare innovazione significa stare in serie C - ha dichiarato Salvatore Pinto, presidente di Energia Libera. Solo sviluppando le tecnologie potremo risolvere il problema del climate change, lavorando a livello globale”.

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