Il cambiamento climatico è arrivato anche a Rimini. E non solo per il nubifragio che ha flagellato il litorale o per la temperatura - piuttosto alta, complice anche la nutrita affluenza di pubblico - percepita nei padiglioni della Fiera che ospitano dal 20 al 25 agosto la 43esima edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli.
Di clima - e dei suoi effetti sulla nostra vita quotidiana - si è parlato anche nello spazio di Fondazione Lombardia per l’Ambiente (FLA) e di Arpa Lombardia, da due punti di vista interessanti e con due ospiti autorevoli: Raffaele Cattaneo, assessore all’Ambiente e Clima di Regione Lombardia, e Giorgio Medici, Environment & Airport Safety Director di SEA.
“Il tema è serio - ha esordito l’assessore Cattaneo - e forse non ci siamo ancora resi conto appieno della necessità di adottare con urgenza un modello di sviluppo diverso da quello a cui siamo abituati. Tra i tanti estremi - ed estremismi - è essenziale trovare un punto di equilibrio che è rappresentato da ciò che la realtà ci mette di fronte”.
Gli obiettivi che la Regione Lombardia si è data sono quelli indicati dall’Europa e dalle Nazioni Unite: la neutralità carbonica al 2050 - quindi emissioni nette zero - con il target intermedio rappresentato dalla riduzione del 55 per cento delle emissioni di CO2 entro il 2030. “Abbiamo declinato tutto questo nel nostro Piano regionale energia ambiente e clima - prosegue Cattaneo. Tradotto in termini concreti significa che, prima di tutto, nei prossimi sette anni dobbiamo ridurre di un terzo i consumi finali di energia”.
In Lombardia i consumi di energia sono stabili da circa 20 anni: circa 25 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep). Ridurli di un terzo significherebbe portarli a circa 17 “ed è un’impresa da far tremare i polsi”. Vorrebbe dire che ogni famiglia, ogni istituzione e ogni attività economica dovrà diminuire i propri consumi del 30-35 per cento.
Contemporaneamente sarà necessario raddoppiare la produzione da rinnovabili. La principale fonte in Lombardia è quella idroelettrica, seguita dalle biomasse: due tipologie di generazione che difficilmente potranno incrementare il proprio contributo, anche per le ragioni legate ai cambiamenti climatici. Di vento ce n’è poco, non resta che puntare sul fotovoltaico. Ma se 1 MW serve un ettaro, installare 7 GW di pannelli solari - tanti ne servirebbero - vorrebbe dire occupare una superficie pari a 7.000 campi da calcio...
Nessuno ha la bacchetta magica e non servono slogan sempre più ambiziosi. Soprattutto, questi risultati non si otterranno solo grazie agli interventi delle istituzioni: c'è bisogno di uno slancio dal basso e del contributo di tutti. “La questione cruciale è trovare equilibrio adeguato alla realtà. La scelta di elettrificare tutti i trasporti, per esempio, è ideologica: blocca la ricerca sui biocarburanti e sui nuovi motori. Senza una cultura capace di guardare la realtà tutta intera si fanno solo danni”.
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