Con il calo delle quotazioni del petrolio nel corso degli ultimi mesi, il Governo italiano ha provveduto a eliminare dal prezzo dei carburanti lo sconto sulle accise: una misura particolarmente onerosa, costata tra marzo e novembre 2022 circa 7,3 miliardi di euro, e rivolta a tutti senza alcuna selettività distributiva.
I prezzi finali sono ovviamente aumentati, dando voce a chi è sempre pronto a denunciare l’apparire dei fantasmi della speculazione. Anche quando - dati alla mano - questa non c’è, come spiega con la solita sagacia Giuseppe Gatti, editorialista di Nuova Energia, sul numero in distribuzione. La Legge di bilancio ha stabilito che a partire dal 1° gennaio anche lo sconto di 18,3 centesimi sarebbe stato rimosso, facendo ritornare i valori delle accise al regime pre-guerra in Ucraina.
“Una scelta, quella del Governo, pienamente condivisibile - scrive Giuseppe Gatti - alla luce della congiuntura energetica da un lato e dello stato della finanza pubblica da un altro”.
I prezzi a quel punto sono saliti sì, ma meno delle accise, fugando così il sospetto speculativo. Tuttavia, l’argomento speculazione è troppo ghiotto e garantisce sicura visibilità per essere abbandonato. E così, mentre il MASE spiega che non c’è traccia di speculazione, altri esponenti istituzionali ridanno corpo al fantasma che sembrava dissolto.
Nonostante si moltiplichino le analisi che dimostrano l’infondatezza di queste tesi - continua Gatti - il Governo vara il decreto Trasparenza per rimettere ordine e correttezza a tutela dei consumatori. La trovata geniale è l’introduzione di una nuova cartellonistica, esponendo su ogni impianto e per ogni prodotto il prezzo medio regionale come rilevato dall’Osservatorio prezzi del MIMIT.
“È di tutta evidenza la totale inutilità di questa informazione, priva di ogni significato economico e senza possibilità di orientare il consumatore, a cui può interessare semmai conoscere i prezzi praticati in un raggio ristretto di qualche chilometro”.
Bocciata dall’Antitrust, la nuova cartellonistica ha un costo stimabile intorno ai 500 milioni di euro che alla fine saranno a carico dei consumatori. Un conto salato per una speculazione inesistente.
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