Se da un lato prosegue in tutto il mondo lo sviluppo di impianti per la produzione di energia rinnovabile, dall’altro continua a essere fondamentale per la stabilità dei sistemi energetici l’apporto delle centrali alimentate con combustibili fossili, come il carbone.

In Grecia, per assicurare la sicurezza energetica nel periodo invernale è stata prorogata l’attività della centrale a lignite di Meliti. L’impianto da 330 MW, che secondo il Piano di decarbonizzazione del Paese ellenico avrebbe dovuto essere messo offline a fine dicembre 2024, proseguirà l’attività fino alla fine di marzo 2025 per sopperire alla minore produzione idroelettrica e poter così far fronte all’atteso aumento della domanda nei mesi più freddi.
Nonostante il prezzo della materia prima sia notevolmente cresciuto, la quota di lignite nel mix giornaliero della Grecia è aumentata negli ultimi mesi, toccando anche punte del 15 per cento in giorni di bassa produzione di elettricità da fonte innovabile. Dopo Meliti, secondo il programma di phase-out del carbone, saranno dismesse nel 2025 le tre unità della centrale di Kozani ed entro il 2028 l’impianto Ptolemaida 5.
In vista della chiusura delle centrali a carbone, per garantire la sicurezza energetica il governo di Atene ha però già in programma l’avvio di due nuovi impianti a gas naturale. In particolare, alla fine del 2024 diventerà operativa la centrale di Metlen, con una capacità di 826 MW, mentre è ancora in fase di test quella di Komotini, da 877 MW.
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