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  • TRANSIZIONE ENERGETICA

A Santo Domingo dire addio al carbone costa troppo

Il phase-out dal carbone è alla base del processo globale di transizione energetica ma la

dismissione - o trasformazione - degli impianti non è né semplice né immediata.


Un esempio arriva ora dalla Repubblica Dominicana, dove si è aperto il dibattito sulla conversione a gas della centrale a carbone di Punta Catalina, nella provincia di Peravia, composta da due unità da 376 MW e che attualmente fornisce il 30 per cento del fabbisogno nazionale.

Ebbene, secondo il rapporto preliminare presentato dalla Commissione per l’energia dell’ Università Autonoma di Santo Domingo (UASD), la conversione a gas non sarebbe conveniente, sia economicamente - il costo dei lavori per entrambe le unità ammonta a 395 milioni di dollari - sia in termini di efficienza, che a quanto afferma lo studio potrebbe diminuire. Josè Luis Moreno, direttore dell’Istituto di Energia dell’UASD e membro della

commissione, ha inoltre sottolineato come la conversione farebbe passare la centrale dall’essere un impianto di dispacciamento alla base del Sistema Elettrico Interconnesso

Nazionale (SENI) a uno marginale.

D’altro canto, l’abbandono del carbone della centrale di Punta Catalina permetterebbe una

riduzione del 30 per cento delle emissioni di CO 2 e l’eliminazione delle ceneri, che raggiungono le 288.000 tonnellate/anno e sono utilizzate in parte in miscele di cemento,

calcestruzzo, asfalto e altri materiali da costruzione.

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